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Quale riforma per i parchi naturali?

Il disegno di legge di riforma dei parchi nazionali è stato approvato in Senato ed è passato al vaglio della Camera, lasciando dietro di sé non poche polemiche. Abbiamo provato a fare il punto della situazione, chiedendo ai direttori dei parchi piemontesi di esprime un'opinione in merito

  • Emanuela Celona
  • Novembre 2016
Mercoledì, 23 Novembre 2016
Quale riforma per i parchi naturali?

Soltanto alla fine del mese scorso, il mondo delle Associazioni ambientaliste, insieme con oltre cento esperti e docenti, ha alzato una levata di scudi contro la riforma della Legge 394/'91 (Legge quadro sulle Aree protette) sottoscrivendo un documento unitario inviato a tutti i Senatori con proposte e richieste di correzioni del disegno di legge in discussione in Parlamento.

Diciassette Associazioni ambientaliste - Ambiente e Lavoro, AIIG - Associazione Insegnanti di geografia, CTS - Centro Turistico Studentesco, ENPA - Ente Nazionale Protezione Animali, FAI - Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace Italia, Gruppo di intervento giuridico, Italia Nostra, LAV - Lega Antivivisezione, Legambiente, Lipu, Marevivo, Mountain Wilderness, Pro Natura, Sigea, WWF Italia) - hanno rivendicato l'assoluta necessità di una nuova buona legge perché i parchi, e le aree protette, «sono le prime vittime di una crisi oggettiva che mette in pericolo il grandissimo patrimonio naturale che custodiscono. La mancata realizzazioni di cinque parchi nazionali (Gennargentu, Egadi, Iblei, Eolie e Costa Teatina), la mancata gestione unitaria del Delta del Po, le grandi difficoltà delle Aree Marine Protette e fenomeni sintomatici quali il bracconaggio nell'area marina protetta del Plemmirio, l'innaturale smembramento del Parco dello Stelvio, la vita difficile di tantissimi parchi regionali, le croniche difficoltà di personale, la rigidità dei bilanci, sono solo alcuni esempi di come sia acuta la crisi delle aree protette italiane e quanto sia necessario coinvolgere tutte le migliori energie e competenze per realizzare un sistema delle aree protette che permetta di custodire e valorizzare il patrimonio, unico, di biodiversità», si legge nel documento.

A mettere in allarme il mondo ambientalista sono state diverse questioni: a partire dalle 'royalties', ovvero i contributi economici che i gestori delle varie attività presenti in area parco - impianti idroelettrici, attività estrattive, impianti di biomasse, motivazione di idrocarburi - devono corrispondere agli enti. Contributi cui - secondo gli ambientalisti - sarà sempre più difficile rinunciare data la penuria di investimenti statali - specialmente con un nuovo sistema di governance indebolito dalla riforma (soprattutto in materia di aree marine protette, gestite da consorzi gli uni diversi dagli altri) e più politicizzato. Cambia, infatti, l'iter delle nomine dei consigli direttivi dei parchi che saranno formati da componenti scelti dalla comunità del parco (Comuni e persone che vivono nell'area), sindaci ed esperti quali 'rappresentanti di associazioni agricole nazionali più rappresentative', alimentando così possibili conflitti di interesse.

Non è dello stesso avviso la Federparchi che ritiene, invece, gli agricoltori i primi alleati dell'ambiente e, in merito agli impianti esistenti in scadenza, non sarebbero quelli normati dalla riforma e, comunque, non oggetto di cambiamenti decisionali del parco in virtù dei contributi incassati dall'ente.
In un forum aperto su Greenreport, Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, ha enunciato gli aspetti positivi della Riforma come la nomina dei presidenti dei parchi nazionali in tempi certi, le competenze del parco sulle aree contigue, i nuovi contenuti del piano del parco in grado di intercettare valori culturali, archeologici e storici.

C'è diversità di vedute anche sul metodo di nomina dei direttori degli enti gestori delle aree protette che, nella nuova proposta di legge, sarebbero nominati dal Presidente su proposta del Ministero dell'Ambiente con una fumosa procedura di selezione che, invece, oggi prevede come pre-condizione, l'iscrizione a un albo di iscritti (oggi sono in 275, soprattutto maschi e over 50) ritenuti idonei alla carica, a partire dalle competenze naturalistiche che il direttore deve poter vantare a suo carico.
Secondo Federparchi il direttore di un parco, invece, deve avere soprattutto competenze organizzative e manageriali essendo già previsto, in ogni ente, un referente per le questioni in materia di conservazione e biodiversità.

Per chiarirci meglio le idee, abbiamo proposto una breve intervista a tutti i direttori delle Aree naturali protette regionali, partendo proprio dal ruolo del direttore.
Su 13 direttori interpellati, compresi quelli dei due parchi nazionali piemontesi, Gran Paradiso e Val Grande, ci hanno risposto in quattro: Bruno Aimone (Aree protette Alpi Cozie), Giuseppe Canavese (Aree protette Alpi Marittime), Stefania Grella (Aree protette Parchi reali), Ippolito Ostellino (Aree protette del Po torinese) e quella che segue è una sintesi delle loro risposte

 

1 - Cosa fa il direttore di un parco e quali competenze deve, necessariamente possedere?

Rispetto alle competenze e alle funzioni che riveste il direttore di un'area protetta, sono tutti concordi nel descrivere il direttore di un parco come un funzionario che «deve avere una pluralità di competenze che vanno oltre a quelle richieste ad altri dirigenti di strutture pubbliche», secondo quanto afferma Bruno Aimone. «È quasi sempre l'unico dirigente dell'Ente, sostiene Stefania Grella, ed è dunque il soggetto su cui fa perno l'intera gestione che riguarda ambiti estremamente vari: dalla pianificazione territoriale e ambientale, al monitoraggio naturalistico, ma anche la conservazione e fruizione di beni culturali e la realizzazione di lavori pubblici, passando ovviamente per l'organizzazione del personale e delle risorse finanziarie». Ritiene che «debba essere prima di tutto un manager e che una formazione tecnica-naturalistica sia più consona» Giuseppe Canavese mentre, secondo Ippolito Ostellino «nel tempo il suo ruolo apicale dell'Ente lo ha trasformato in un burocrate, fino a togliere la competenza esclusiva ambientale come accaduto in Piemonte dal 1990. Un passaggio questo grave e di de-qualificazione. Per questo deve essere quindi supportato da altre competenze dirigenziali di carattere amministrativo che aiutano come strumento nel poter raggiungere gli obiettivi ambientali e di gestione del territorio».

2 - L'esistenza di un Albo di soggetti giudicati idonei alla carica garantisce le competenze di un direttore?

L'esistenza di un Album di soggetti giudicati idonei alla carica non rappresenta una garanzia sulle competenze di un direttore: lo affermano tutti i nostri intervistati. Tutto dipende dai requisiti posti per l'iscrizione e, secondo la direttrice dei Parchi reali, ad esempio, è fondamentale «la conoscenza del funzionamento della macchina amministrativa: quindi la provenienza dalla dirigenza pubblica offre indubbiamente una buona garanzia di competenza, così come avviene nel sistema regionale piemontese» mentre per il direttore delle Alpi Marittime è fondamentale l'esperienza nel ruolo: «La competenza, infatti, va ricercata attraverso procedure di selezione che valutino in primo luogo le esperienze passate e la professionalità acquisita nella reale gestione di aree protette». Per Ippolito Ostellino, il fatto che si sia ricorso all'Albo «senza criteri precisi, lo ha trasformato in una semplice lista senza contenuti veri, priva di profili professionali e di attribuzioni specifiche» ed è per questo motivo che è giusto abolirlo e condivide la sua abolizione anche Bruno Aimone secondo il quale, in questo modo, si ampliano le possibilità di scelta.

3 - La Riforma della 394 è vaga sulle competenze dei direttori dei parchi?

Tutti, in maniera concorde, esprimono un giudizio negativo sulla Riforma della 394 in materia di competenze del direttore in quanto «è solo concentrata sulle procedure di come lo si nomina, del suo ruolo e del rapporto con la politica: e anche su questo si fa confusione», secondo Ostellino. Secondo il direttore del Parco del Po «in Piemonte, nella stagione verde degli anni '90, le leggi dei parchi hanno rinviato alla definizione di profili professionali ad esempio. In questa modifica non ve ne è traccia. Quindi siamo ancora molto indietro». Gli fanno eco Canavese e Grella la quale, però, puntualizza che «la Riforma, così come la 394 nel testo originario, non definiscono puntualmente le competenze dei direttori, essendo queste meglio definite in altre norme che disciplinano gli enti pubblici e la relativa dirigenza, per cui è pacifico che ai direttori competono i poteri gestionali e i provvedimenti di valenza esterna, mentre agli organi politici i compiti di indirizzo e controllo sull'attività dell'Ente».

4 - In merito alle Legge 394, pensi che sia importante provvedere a una sua Riforma e cosa ne pensa di quella approvata in Senato?

I nostri intervistati sono tutti concordi nell'esprimere la necessità di una revisione di una riforma datata 25 anni, pur convenendo tutti della bontà legislativa della Legge quadro sulle Aree protette.
Nel sistema di governance prevista nella Riforma è apprezzabile, secondo Stefania Grella «la riduzione dei componenti degli organi politici e gli automatismi nella nomina del presidente, per evitare i lunghi stalli per mancanza di intesa tra Ministero e Regione» così come lo spingere «le funzioni degli enti parco verso nuovi ambiti tipici di enti ad area vasta, costituendo un crescente riferimento per l'intero sviluppo sostenibile del territorio, introducendo nuove possibilità quali la concessione di sovvenzioni, la predisposizione di impianti, l'agevolazione di attività artigianali, agro-silvo-pastorali, culturali» comprese le tanto discusse royalties che, secondo la direttrice altro non sono che uno «sforzo di destinare risorse a iniziative di recupero ambientale, in favore dei parchi e imposte ad attività economiche impattanti che nei parchi si svolgono. Ma - precisa Grella - ciò che più di tutto è importante è che la legge 394 venga attuata appieno, garantendo le risorse umane e finanziarie adeguate al funzionamento degli enti istituiti e che nei fatti si provveda alla nascita dei parchi che esistono ancora solo sulla carta».
Avrebbe preferito un percorso più partecipato il direttore del Parco del Po torinese, Ostellino, e per questo ritiene che «sul valore principale del nostro Paese, che è la Biodiversità, fosse necessario prima un passaggio nella Terza Conferenza. Così si sarebbero potute acquisire nuove proposte: come dare una risposta alle Aree Marine protette, cosa che la legge non fornisce e migliorare le finalità del Piano socioeconomico invece di abolirlo. E discutere su molti altri aspetti, compreso quello delle royalties che devono essere legate a una direttiva applicativa che leghi piani e corrette compensazioni economiche, che personalmente ritengo corrette. È il 'modo', come sempre succede, che fa la differenza».


Se tutto va bene, la Riforma arriverà nel 2017. I tempi, ancora ci sono. Potrebbe essere indetta, ad esempio, la III Conferenza delle Aree Protette (la II Conferenza avvenne nel 2002, proprio Piemonte e Piemonte Parchi vi dedicò un numero speciale) e si potrebbero aprire nuovi spazi di confronto e dibattito.
Resta il fatto che, nei giorni più caldi della approvazione in Senato della Riforma dei parchi, pochi organi di informazione ne hanno dato notizia, o per meglio dire, soltanto quelli di 'nicchia', quasi a dire che i parchi sono un 'interesse' di pochi.
Eppure, i numeri dicono il contrario: la realtà delle aree protette in Italia riguarda infatti 1 milione e mezzo di ettari di suolo suddivisi tra 18 regioni 500 Comuni, per un totale di 23 parchi nazionali. Numeri non per pochi, ma per tutti. Basta raccontarli e parlarne.

Per sapene di più

Leggi l'intervista integrale a Bruno Aimone, direttore Aree protette Alpi Cozie

Leggi l'intervista integrale a Giuseppe Canavese, direttore Aree protette Alpi Marittime

Leggi l'intervista integrale a Stefania Grella, direttrice Aree protette Parchi reali

Leggi l'intervista integrale a Ippolito Ostellino, direttore Aree protette Po torinese

 

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