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Capodanni celtici, archeoparchi e tetti di paglia a Valdieri

In Valle Gesso, ai piedi dell'Argentera, il nuovo archeo-parco rappresenta un importante opportunità per la rivitalizzazione di un territorio e il recupero della tradizione.

  • Aldo Molino
  • dicembre 2013
Martedì, 18 Marzo 2014
Capodanni celtici, archeoparchi e tetti di paglia a Valdieri

La realizzazione dell'Archeoparco delle Alpi Marittime a Valdieri, sebbene ancora in itinere è stata l'occasione per l'organizzazione di un evento, quello della riproposta didattica del un capodanno celtico "Samahin", che ha avuto un successo di pubblico (oltre 1000 persone) superiore ad ogni previsione e che ha rischiato di mandare in crisi l'organizzazione.
Dalla piazza principale di Valdieri sulla quale si affaccia il museo dedicato ai ritrovamenti della necropoli dell'età del ferro, al lume delle torce dopo un assaggio di "cervogia" la birra alla segale nata dalla collaborazione dell'Ecomuseo della segale con il birrificio artigianale di Vernante, un percorso a ritroso nel tempo ha portato ha conoscere usi e costumi delle antiche popolazioni "ligures" e celtiche (i Galli dei romani) che 2.000 anni fa abitavano in queste vallate. Personaggi in costume a ricordarci i modi di vita, le attività artigianali e guerresche che caratterizzavano queste genti, guidati nella conoscenza da un druido biacovestito che dei galli era il sommo saggio e sacerdote. Dopo una breve digressione alla necropoli, a concludere la passeggiata, prima del rito, è stata la capanna celtica.
Senz'altro l'elemento più significativo di tutto l'archeo-parco. Magica e fuori dal tempo di notte, suggestiva di giorno. A farle da quinta è la dirupata e arida parete della Rocca San Giovanni-Saben riserva naturale regionale istituita a tutela del raro ginepro fenicio che qui ha una dei suoi pochissimi insediamenti in territorio piemontese.


Realizzazioni di queste tipo non sono rare oltralpe ma per il Piemonte sono davvero un unicum.
Se i tetti in paglia di segale erano un tempo la norma in molte vallate alpine a partire dagli anni '30 del secolo scorso sono andati progressivamente rarefacendosi sino a scomparire quasi del tutto. A determinarne l'estinzione sono stati non solo l'abbandono della montagna, i regolamenti edilizi, la disponibilità di materiali più moderni e duraturi, il pericolo di incendi ma soprattutto l'abbandono della cerealicoltura di montagna e l'indisponibilità quindi materia prima (paglia di segale lunga, sottile, mietuta e trebbiata a mano). Solamente l'istituzione dell'Ecomuseo della segale con il suo centro espositivo a san'Anna di Valdieri gestito dall'Ente parco delle Alpi Marittime ha reso possibile ricostituire una filiera della segale che timidamente ritorna ad essere non più una curiosità del passato ma anche un opportunità economica. Paglia per ricoprire tetti, ma anche granella per birra, farina, pane, biscotti, pasta. Mentre l'era del pane "bianco" un tempo il pane degli abbietti lentamente declina si riscoprono pregi e virtù di alimenti più rustici come il pane nero ricco di lisina e povero di glutine.
Con i suoi 171 mq su due falde quello della "capanna celtica" è sicuramente il tetto in paglia più grande costruito in Piemonte negli ultimi 40 anni. Per la sua copertura sono stati necessari 32 quintali di paglia pronta all'uso, a significare 19 Kg per m2, 70 quintali di legno di castagno per la carpenteria, 45 Kg filo di ferro, 500 ore di lavoro.


A realizzarlo in affiaccamento della cooperativa GRANDALP, sono stati i fratelli robilantesi Antonio e Quinto Giordano tra i pochissimi artigiani ancora in possesso del Know-how per realizzare un opera di questo tipo. La costruzione del tetto di Valdieri ha pemesso altresì di attivare un cantiere scuola per tramandare capacità e conoscenze a rischio altrimenti di scomparire per sempre. Anche la storia dei fratelli Giordano è esemplare. Qualche anno fa quando la ditta proprietaria delle cave di calce del Vallone degli Agnelli, decise di restaurare a scopo di rappresentanza la casa natale di Jors di Snive (singolare figura di contadino artista) si riuscirono ad individuare i due fratelli ancora relativamente giovani che però più di trent'anni prima avevano aiutato il padre a ricoprire diversi tetti in paglia. I ricordi, rinfrescati da qualche notazione dell'unico libro che parla di tetti di segale, li fece accettare la sfida. Il risultato fu davvero encomiabile. Altri tetti attendono di essere rifatti come quello di Tetto Bariau nel vallone della Meris, ha frenarne la realizzazione è (oltre ai problemi economici) la cronica mancanza di paglia.
L'archeo-parco una volta ultimato e risolto il problema della gestione, sarà un altro tassello finalizzato alla sostenibilità economica di una valle che ha nel turismo di qualità la sua vocazione.

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