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Nasce il Parco naturale del Monviso

Un momento importante per il sistema dei parchi piemontesi. Il nuovo arrivato colma infatti quello che si configurava come un vero vuoto di tutela nel sistema regionale delle aree naturali protette.

  • Toni Farina, Vincenzo Maria Molinari
  • Agosto 2015
Giovedì, 30 Luglio 2015
Monviso Foto Renzo Ribetto Monviso Foto Renzo Ribetto

Un provvedimento dovuto

Ma, il Monviso non è parco? Una domanda che si è sentita spesso, fonte di stupore e incredulità alla risposta "no".
Un "no", difficile da spiegare. Per ragioni ambientali, storiche, di coerenza.
Un provvedimento dovuto quindi. Al Piemonte innanzitutto: il Re di Pietra è un simbolo della regione ex sabauda (non tutti lo sanno, ma il Monviso è interamente piemontese). Allo stesso tempo un provvedimento dovuto alle valli che si originano ai suoi piedi, per le quali la montagna regina delle Cozie costituisce un elemento primario di attrattiva. La montagna sulla quale puntare per costruire un futuro, per progettare ipotesi di sviluppo che non può che essere "sostenibile".
Per questo un parco naturale. Laboratorio di sostenibilità, "laboratorio di futuro", come le aree protette che lo hanno preceduto.

La conclusione di un percorso

Anno 1978. A tre anni dall'approvazione della prima legge quadro in materia di aree protette (LR 43/75) in Piemonte sono istituiti i primi parchi naturali. La parola parco non è più un tabù, termini come "tutela ambientale", "sostenibilità", "pianificazione" e "protezione della natura e del territorio", si fanno strada, lasciano la cerchia ristretta del mondo istituzionale e accademico per risalire le valli alpine. Offrono lo spunto per elaborare "Considerazioni e proposte per l'istituzione di un parco nella zona del Monviso". È questo il titolo di un documento della Pro-Loco di Oncino e di Pro-Natura Piemonte (anno 1978) nel quale si prefigura un'area protetta che comprende il versante sinistro orografico della Valle di Oncino e il Bosco dell'Alevé, raggiungendo la cima del Viso. E si tratta di "considerazioni e proposte" non avventate visto che sono recepite nell'ambito dei piani di sviluppo dell'allora Comunità montana delle Valli Po, Bronda e Infernotto.
Ma i tempi non sono maturi, ancora acqua deve passare sotto i ponti, l'acqua del Po, del Vallanta e del Lenta, in questo caso. Nel 1990 è istituito il Sistema delle Aree protette del tratto piemontese dell'asta fluviale del Po, un provvedimento innovativo, per molti versi visionario. Ma troppe sono le foschie che ancora gravano intorno alla cima del Monte Vesulus, il verbo della tutela si arresta a 2600 metri di quota, limite altitudinale della Riserva naturale del Pian del Re, istituita in particolare per tutelare la torbiera e le aree lacustri verso il Rifugio Quintino Sella.
Neppure il cambio di millennio porta novità, grazie anche alla carenza di risorse il mondo dei parchi entra in una fase di stallo. Parchi "laboratori di futuro", in un mondo dal futuro incerto.

L'inizio di un percorso

In un mondo dal futuro incerto il Monviso è una certezza. È lì, presenza fissa sull'orizzonte di ponente, riferimento per le albe e i tramonti dei piemonteis. Anche per questo, alla fine, al parco non si può più dire "no".
Ma, come fatta l'Italia occorreva fare gli italiani, fatto un parco, occorre fare ... ancora tanto. Perché la legge istitutiva non è che un tappa. Perché il parco non è che uno strumento, un'opportunità. Da cogliere costruendo condivisione, un progetto comune soprattutto con il territorio e con gli abitanti delle valli.
Un "progetto comune" intanto già c'è. Più che un progetto: la Riserva della Biosfera del Monviso è già una realtà, riserva transfrontaliera Italia-Francia. (tredicesima nel mondo: un traguardo importante raggiunto dal territorio del Monviso nell'ambito del MaB Unesco). Così come una realtà è l'iter avviato per l'ottenimento della Carta europea del Turismo sostenibile, traguardo già conseguito dal confinante Parco del Queyras.
Ad agevolare il cammino del novello parco ci sono anche i sentieri. Una rete di sentieri ben segnalati che unisce le valli ai suoi piedi: dalla Valle Po alla Val Varaita, al Queyras. Ed è su questi che si può iniziare la visita.

Il nuovo parco

Parco naturale del Monviso, affidato alla gestione di un nuovo ente denominato "Ente di gestione delle Aree protette del Monviso" che subentra all'Ente di gestione delle Aree protette del Po cuneese. La nuova area protetta si estende su 8334 ettari, ingloba quella che era la Riserva naturale del Pian del Re, lambisce il sistema ipogeo della Grotta del Rio Martino e si spinge a valle del Rifugio dell'Alpetto, sulla costa che scende dalla Cima Rasciassa, sul versante sinistro orografico della Valle di Oncino. Ma soprattutto ingloba la cima del Monviso e la zona di altipiano che si estende ai piedi del versante est della montagna, e più ancora varca il crinale divisorio con la Val Varaita per inglobare la straordinaria cembreta dell'Alevé. Un'area, è bene dirlo, per intero già compresa nella  Rete Natura 2000, come SIC e ZPS "Gruppo del Monviso e del Bosco dell'Alevé", e laddove il Bosco dell'Alevé rappresenta uno straordinario scrigno di biodiversità. Insomma, un ambiente alpino davvero unico.
Per festeggiare la nascita della nuova area protetta, i cui confini entreranno in vigore il prossimo 1 gennaio 2016 secondo le disposizioni  della l.r. 19/2015, il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, accompagnato dall'Assessore Alberto Valmaggia e dal Consigliere Paolo Allemano e da altri Consiglieri regionali appassionati di montagna, il 7 agosto scorso ha visitato direttamente il futuro parco. Il gruppo ha effettuato un'escursione in quota con il seguente itinerario: PIan del Re (2020 m), Passo Giacoletti (2990 m), Colle Vallanta (2811 m), Rifugio Mont  Viso (2460 m), Buco di Viso (2880 m), Pian del Re (passando per il Sentiero del Postino).


La mappa del parco

Tre giorni di cammino nel parco

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