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Come ti monitoro gli aironi

Il Po vercellese-alessandrino e il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino partecipano a un progetto di censimento delle colonie. Le garzaie sotto controllo sono 7

  • Laura Gola Dario Zocco
  • Mercoledì, 22 Aprile 2015

 

 

Bellissimi uccelli appartenenti alla famiglia degli Ardeidi, gli aironi - in particolare l'airone rosso - furono la motivazione principale che condusse, nel 1979, alla nascita della Riserva Naturale della Grazia di Valenza, primo avamposto di quello che sarebbe divenuto poi l'attuale Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po. Questi uccelli rappresentano infatti uno dei gruppi più rappresentativi dell'avifauna delle zone umide planiziali, perciò sono oggetto di un programma di monitoraggio, con approfondimenti di ricerca, che il Parco Fluviale del Po e dell'Orba (ufficialmente denominato "Ente di gestione delle aree protette del Po vercellese-alessandrino e del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino") attua con regolarità in tutti i territori che man mano sono stati affidati dalla Regione Piemonte alla sua competenza.

Il censimento delle colonie riproduttive degli Ardeidi, è condotto come partecipazione al Progetto Garzaie Italia, coordinato dal prof. Mauro Fasola dell'Università degli Studi di Pavia.
Le garzaie attualmente sotto controllo sono 7 e le specie coloniali che nidificano tutti gli anni sono: Tarabuso (Botaurus stellaris), Nitticora (Nycticorax nycticorax), Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), Airone guardabuoi (Bubulcus ibis), Garzetta (Egretta garzetta), Airone cenerino (Ardea cinerea) e Airone rosso (Ardea purpurea). Nella colonia di Trino, una delle più grandi a livello europeo, hanno nidificato saltuariamente anche l'Airone bianco maggiore (Casmerodius albus) - primo caso di nidificazione in Piemonte nel 2011 - il Mignattaio (Plegadis falcinellus), la Spatola (Platalea leucorodia) e l'Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus).

Quest'ultima specie appartiene a un'altra famiglia, quella dei Threskiornithidae, e rappresenta un'anomalia rispetto alle altre poiché non fa parte della fauna autocotona, essendo stata introdotta dall'uomo; senza valutarne le conseguenze. L'Ibis sacro, che nel corso degli anni è diventato una presenza sempre più frequente nelle zone di risaia, rappresenta infatti una potenziale minaccia per gli altri aironi; soprattutto quando nidifica in coabitazione con le altre specie, si nutre anche predando i nidi dei suoi coinquilini. In altre colonie, in genere di airone cenerino, nidifica invece da alcuni anni il cormorano (Phalacrocorax carbo), giunto però per conto proprio. Si tratta quindi di dinamiche naturali, non influenzate dal fattore umano, che si tratterà di seguire nella loro evoluzione.

I monitoraggi si suddividono in 3 fasi:
* analisi della composizione specifica delle colonie durante la riproduzione;
* analisi della distribuzione spaziale delle colonie;
* conteggio complessivo dei nidi durante la stagione autunnale/invernale.
Quando è possibile si raccolgono anche dati relativi al successo riproduttivo, teso a valutare quanti nidiacei riescono ad involarsi da ogni nido.
L'Ente-Parco si è dotato di un Piano di gestione delle garzaie, che fornisce elementi utilizzati nella pianificazione degli interventi di miglioramento e di rinaturazione, finalizzati a migliorare lo stato di conservazione di questo affascinante gruppo di uccelli.

Tra i principali fattori limitanti per le popolazioni di Ardeidi si annovera, infatti, la carenza di siti idonei per la riproduzione, la sosta e l'alimentazione; perciò gli interventi gestionali dell'Ente-Parco sono indirizzati verso due obiettivi principali:
* la conservazione e la salvaguardia dei siti esistenti, anche tramite il monitoraggio costante delle popolazioni;
* la nuova formazione di habitat idonei.

È qui che emerge, una volta di più, il ruolo attivo di un Ente-Parco che non si limita a prendere atto delle situazioni e dei cambiamenti in corso ma si impegna per raggiungere una delle finalità principali della propria mission: la riqualificazione ambientale e paesaggistica, con la ricostruzione e la rinaturazione degli ambienti degradati, principalmente operata nella fascia golenale del Po incrementando le zone umide.

 

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