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L’azzeruolo, un frutto minore dal passato illustre

Coltivato in passato per realizzare siepi, ma anche per i suoi frutti, oggi il cosiddetto "melo dei poveri" è entrato a pieno titolo nel novero delle piante ornamentali per la sua abbondante fioritura bianca e il bel fogliame di color verde scuro.

  • Caterina Gromis di Trana
  • Febbraio 2023
  • Martedì, 28 Febbraio 2023
Azzeruolo fiorito - Foto C. Gromis di Trana Azzeruolo fiorito - Foto C. Gromis di Trana

Davanti agli occhi, di là della panchina tra gli ireos e della pianta di cachi, prima del cancello rosso che dava sulle praterie dei lavandai, c'era un rialzo del terreno, che si usava chiamare "la Montagnola"; e appariva davvero, a quegli sguardi, come una montagna, con i suoi sentieri, le sue rocce, le sue foreste di ribes, di azzeruole e di viti, e in cima al monte si levava un giovane pioppo, approdo dei passeri, che aveva la stessa età del bambino, ma cresceva assai più presto di lui, ed era ormai un gigante di mille braccia ...

( Carlo Levi, Il giardino delle cose )

 

Gran parte dei botanici ritiene che sia originario dell'Asia Minore o dell'isola di Creta, da cui si sarebbe diffuso spontaneamente nei paesi caldi che si affacciano sul Mediterraneo. L'azzeruolo (Crataegus azarolus), coltivato soprattutto in Nord Africa e in Europa, nei secoli passati ebbe i suoi momenti di gloria anche in Italia, prima che prendesse piede la coltivazione di alberi da frutto più sofisticati, che hanno allungato le distanze tra noi e il nostro passato remoto di coltivatori raccoglitori. Molto simile al biancospino, era diffuso come pianta da siepe, specialmente per i confini dei possedimenti ecclesiali, e veniva coltivato insieme a sorbi e pruni selvatici. I frutti erano talmente pregiati che, per il dono di un cesta di "lazzeruole bianche e rosse" nel 1769 Ferdinando IV di Borbone ammise il donatore al "bacio della sua mano destra".

E'una specie arborea/cespugliosa, appartenente alla famiglia delle Rosaceae, la stessa del melo, del ciliegio, del pesco e di gran parte degli alberi da frutto che fanno parte del nostro attuale paesaggio. In Italia ci si imbatte a volte in una sua forma del tutto spontanea, che i botanici interpretano come inselvatichimento secondario dovuto agli uccelli, o come relitto di un' antica distribuzione naturale della specie, molto piu' ampia di quella attuale.
E'un alberello armonioso, alto non più di quattro metri, con una chioma espansa, irregolare, non molto densa e un tronco diritto o un po' sinuoso. Spesso ha portamento cespuglioso. Le foglie decidue, alterne, brevemente picciolate e dotate alla base di un paio di stipole lineari, ricordano quelle del biancospino: hanno lamina a contorno ovale o rombico, incisa non troppo profondamente in lobi piu' o meno triangolari.
I fiori bianchi compaiono in aprile-maggio: sono corimbi eretti, con due stili centrali e stami con antere rosso-violacee. Il frutto e' un pomo globoso, nelle piante selvatiche non piu' largo di 2 cm, fino a 4 cm nelle varieta' coltivate.
E' una pianta termofila, che predilige i pendii collinari in buona esposizione solare, ed eliofila, che cresce in maniera ottimale nella stessa fascia climatica della roverella e del leccio: con i cambiamenti del clima di oggi anche il Piemonte, un tempo più rigido, rientra appieno nei suoi luoghi del cuore, se può mettergli a disposizione posizioni riparate e terreni argillosi o calcarei.

Datemi il frutto maturo d'autunno, così succoso e rosso nel frutteto.
(Walt Whitman)

In Italia l'azzeruolo è conosciuto con una miriade di nomi differenti derivati dai dialetti locali: in Liguria lo chiamano "natola"; i laziali, i campani e gli abruzzesi usano il termine "lazzarolo" mentre in Sicilia c'è chi lo chiama "'nzalora" e chi "lanzarolit".

I suoi frutti, simili a piccole mele, hanno un sapore particolare, tra l'acidulo e il dolciastro, che nell'800 ebbe l'onore di essere descritto da Monsieur Noisette. Il nobile cronista d'origine francese decantò gli azzeruoli italiani come i migliori al mondo per dimensione e bellezza.

Negli anni la produzione di azzeruolo a fini commerciali è andata scemando, sostituita da frutti più accattivanti, succosi e ricchi di polpa. Oggi sono rimasti in pochi a coltivare quello che in Piemonte chiamavano il "melo dei poveri", a cui i giardinieri più raffinati riservano un posto speciale tra le piante ornamentali, elevandolo dal suo passato di fruttifero da economia di sussistenza. E' catalogato tra i frutti "dimenticati", che alcuni coraggiosi vivaisti mantengono all'onor del mondo: pianta di nicchia, estranea al mercato delle coltivazioni intensive.

Si propaga per innesto, di solito su biancospino, ma anche su pero franco, cotogno o nespolo selvatico. Lo si può anche far crescere partendo da uno dei semi legnosi che si trovano all'interno del frutto (non il bianco, che ha semi non germinabili), ma questa soluzione richiede molta pazienza e almeno 10 anni di attesa prima di poter gustare i primi frutti: la crescita è lenta.

Le cultivar più diffuse, a carattere locale, si distinguono per colore, dimensione, sapore del frutto ed epoca di maturazione. In Italia ne vengono coltivate tre: il Bianco d'Italia, il Rosso d'Italia e il Giallo del Canada sono piante molto simili tra loro, ma con peculiarità specifiche.

Alcune varietà sono autosterili, quindi per avere la fruttificazione occorre la presenza di almeno due diverse, perchè possano impollinarsi a vicenda. Altre varietà sono parzialmente autofertili e si avvantaggiano comunque dell'impollinazione incrociata, che con una sola varietà sarebbe limitata. Addentrandosi nell'intimità sessuale delle piante è da notare che quelle originate da due semi diversi sono varietà diverse, mentre due piante innestate con la stessa varietà sono cloni con le stesse caratteristiche genetiche della pianta madre.

La posizione dell'azzeruolo tra le piante ornamentali si spiega con la sua abbondante fioritura bianca e con il bel fogliame di color verde scuro, oltre che con le "meline" che lo adornano a fine estate. E' coltivato come singola pianta o specie da siepe; anche in queste situazioni i suoi frutti, che maturano in modo scalare tra fine agosto e i primi di ottobre, possono essere raccolti e consumati.

La felicità è mangiare un frutto, la serenità è ammirare l'albero.
(Fabrizio Caramagna)

L'azzeruolo è una delle fonti naturali più importanti di vitamina C. Le azzeruole consumate fresche, sono dissetanti, rinfrescanti, diuretiche e ipotensive; la polpa ha proprietà antianemiche ed oftalmiche.

I suoi piccoli frutti, ricchi di vitamina A, possono essere utilizzati per confetture e gelatine, oltre che per la preparazione di insalate e macedonie di frutta. Normalmente si conservano sotto spirito o sotto grappa e si utilizzano anche in pasticceria per decorare torte.

La ricetta

Liquore di azzeruole.

Ingredienti:

15 frutti di azzeruole mature

½ litro di alcool per liquori

½ litro di acqua

400 gr di zucchero

Preparazione:

Tagliare le azzeruole in tre quarti, disporle in un vaso di vetro ricoperte di alcool e lasciarle riposare per due settimane in un luogo fresco e buio.

Trascorso questo tempo filtrare il liquido, poi preparare uno sciroppo facendo bollire l'acqua con lo zucchero, lasciarlo raffreddare e unire i due composti.

Conservare in bottiglie di vetro in luogo fresco e asciutto.

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