Famoso soprattutto per i suoi vini, l'Oltrepò ospita ancora una discreta frutticoltura che si concentra in particolare nell'ampio bacino idrografico del torrente Staffora. Alberi da frutto sono presenti però, qua e là anche dove si fa viticoltura, testimoni d'un tempo in cui la frutticoltura presentava caratteristiche ben diverse da quelle attuali.
Pere, mele, cotogne, pesche, fichi e altri frutti tra cui gli azzeruoli, erano coltivati sempre in coltura promiscua, in filari misti lungo i campi di cereali, in mezzo alle vigne, in prossimità delle abitazioni, negli orti e nei broli.
Nell'800, sotto l'influenza del pensiero illuministico positivista dominante, da più parti si tentò di censire, rappresentare e classificare tutte le innumerevoli varietà di frutti allora esistenti. Proprio per documentarsi per la redazione della sua monumentale "Pomona Italiana", Giorgio Gallesio per circa 30 anni, dal 1810 al 1839, percorse l'Italia in lungo e in largo per una sistematica ricognizione del patrimonio pomologico sparso sul territorio nazionale,
Questa pubblicazione presenta i risultati del progetto "Conservazione e recupero di vecchie varietà di melo e pero nell'Oltrepò Pavese" (FAOPAV), ideale continuatore di studi intrapresi negli scorsi anni dalla Regione e oggi ampliato e arricchito di nuovi contenuti scientifici. Un progetto frutto della lungimiranza di chi, oltre vent'anni fa, decise di accogliere e portare nell'azienda di Riccagioia, nell'Oltrepò Pavese, decine di vecchie varietà di melo e pero originarie di diverse parti d'Europa. Il libro contiene le schede tecniche di ciascuna varietà.
Marzo 2020
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