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Dove volano le farfalle

Un Multi Agent System (MAS) è un modello informatizzato utilizzato dall'Università di Torino che potrà aiutarci a costruire più consapevolmente in città. Come? Inseguendo le farfalle.

  • Noemi Ferro
  • Giugno 2023
  • Venerdì, 30 Giugno 2023
 Parco Piemonte, una delle due aree di campionamento delle farfalle. Sullo sfondo, la periferia Mirafiori Sud. - Foto F. Paradiso Parco Piemonte, una delle due aree di campionamento delle farfalle. Sullo sfondo, la periferia Mirafiori Sud. - Foto F. Paradiso

Come si muovono le farfalle in città? Quali sono i fattori che possono influenzare il libero movimento? Le risposte a queste domande possono essere date grazie ad un MAS, acronimo un po' complicato per indicare una tipologia di intelligenza artificiale in grado di riprodurre il movimento delle farfalle. Per fare questo, il programma prende in considerazione diverse variabili, riguardo i lepidotteri, come i loro comportamenti (quali riproduzione e nutrizione) e gli elementi che possono influire su di essi, come la presenza di edifici, strade, alberi e aree verdi.

Perché è importante capire come si muovono gli impollinatori

L'Università di Torino si pone l'obiettivo di studiare la permeabilità della città. In ecologia, con permeabilità si intende con quanta facilità un ambiente è attraversabile da un animale. In particolare, il team di ricercatori sta cercando di comprendere come si muovono gli impollinatori, gruppo di animali fortemente minacciati dalla sottrazione di habitat in relazione alla crescita delle aree urbane. Capendo quali elementi li disturbano e quali no, sarà possibile sensibilizzare chi gestisce le aree metropolitane e la loro pianificazione, auspicando un'urbanizzazione più consapevole.

La proposta arriva direttamente dalla collaborazione tra Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e il Dipartimento di Fisica. Il team di ricercatori è formato da studenti di entrambi i dipartimenti: Matteo Angeli, Stefano Calabrese, Andrea Edera, Agata Arduino, Michele Bortolasi - guidati dalla ricercatrice Irene Piccini e dalla professoressa Simona Bonelli, con i professori Marco Maggiora e Marco Destefanis del Dipartimento di Fisica.

Una volta completato, il programma sarà in grado di riprodurre delle popolazioni urbane di farfalle che si muovono in due zone selezionate del Comune di Torino. Successivamente verrà affinato, inserendo informazioni raccolte grazie al campionamento svolto dal gruppo di ricerca della professoressa Bonelli (Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi). In questo modo, il programma restituirà dati reali sulla mobilità delle farfalle e sui diversi fattori che ne influenzano il volo. Lo scopo finale sarà quindi comprendere il movimento delle farfalle in città e come le diverse componenti dell'ambiente (aree verdi, palazzi, strade, etc.) influiscono sui loro spostamenti, al fine di poter migliorare la permeabilità dell'area metropolitana torinese.

Lo studio che attende il gruppo di lavoro è tuttora in corso e abbiamo intervistato Matteo Angeli, uno dei protagonisti di questo progetto.

Due parole con chi studia le farfalle

Perché avete scelto le farfalle come animale modello?

Perché, tra i vari gruppi di impollinatori sono più facili da riconoscere, da catturare e da marcare: caratteristiche essenziali per il nostro studio.

Su quale specie vi siete concentrati?

Ci siamo concentrati sulle cavolaie (genere Pieris) perché sono comuni nell'area urbana di Torino. Sono farfalle di piccole dimensioni, caratterizzate da ali bianche o gialle, con macchie di colore nero. Sono abbondanti in città perché vi si adattano bene. Sono definite "specie generaliste", ovvero che possono nutrirsi di un'ampia varietà di fiori, non necessitando di particolari caratteristiche ambientali.

Il progetto è stato articolato in più fasi?

Assolutamente sì, e non poteva essere altrimenti. Nello specifico vi posso raccontare che cosa è stato fatto nella prima fase perché sono stato più coinvolto: ho infatti svolto il campionamento con metodo Cattura – Marcatura – Ricattura degli individui nei pressi del "Parco Piemonte" in zona Mirafiori Sud e in Piazza "Pitagora", a Torino.

In questa fase ho catturato con il retino i singoli individui, li ho marcati sulle ali con un numero, usando un pennarello indelebile e non tossico, quindi li ho rilasciati. Quando si effettuano campionamenti di questo tipo, insieme alla marcatura, vengono registrati anche parametri ambientali (temperatura, nuvolosità, vento) e la posizione con un dispositivo GPS. Molti (circa il 45%) degli individui che ho marcato, sono stati ricatturati almeno una volta nei 38 giorni di durata dello studio. Anche nella ricattura, ho registrato parametri ambientali e informazioni GPS.
E' un lavoro che richiede costanza per ottenere dei dati corretti e utili al fine del progetto. Questo significa anche mantenere gli stessi orari di lavoro, compresi i tempi di ricognizione delle aree e riportare i dati meticolosamente.
Naturalmente il progetto, una volta concluso, potrà dare un contributo importante per una migliore e consapevole pianificazione dell'area urbana di Torino. I risultati del modello predittivo MAS, una volta che verranno validati con i dati raccolti sul campo, potranno essere utilizzati dagli enti pubblici di gestione territoriale.

Per saperne di più su urbanizzazione e consumo di suolo

Suolo e impollinatori hanno un legame. Le farfalle, però, non sono in grado di darci informazioni sulla qualità del suolo poiché non lo "vivono direttamente" ma lo abitano e possono, quindi, essere ottimi indicatori sul suo consumo o sulla sua sottrazione. Ma qual è la differenza tra consumo e qualità del suolo?

Il suolo è lo strato di terra su cui camminiamo e costruiamo. Seppur molto semplice, questa definizione non è sbagliata perché tra le righe c'è molto di più. Il suolo è, di fatto, lo strato superiore della crosta terrestre ed è costituito da componenti minerali (rocce), materiale organico, acqua, aria.

Ma quando parliamo di consumo di suolo, non dobbiamo confonderci con la qualità della sua superficie. Il consumo di suolo, infatti, fa riferimento alla riduzione e perdita di superficie a causa di un'occupazione antropica: pensiamo alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, all'espansione delle città. Parlando di consumo di suolo ci riferiamo, quindi, alla riduzione della copertura naturale in favore di copertura artificiale.

Il consumo di suolo, in Italia, viene monitorato ogni anno dal Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente e i dati vengono rilasciati nel report "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici".

La qualità biologica del suolo, invece, è la capacità del suolo di mantenere la propria funzionalità per sostenere gli organismi legati ad esso e la qualità dell'ecosistema. Gli organismi, dal più grande al più piccolo, che sono presenti nel suolo contribuiscono alla regolazione dei cicli dell'acqua, del carbonio e dei diversi nutrienti, rendendo possibile la vita sulla terra.

La Commissione Europea, nel 2021, ha stimato che tra il 60 e il 70% delle superfici europee non sia in buona salute. Inquinamento e degrado portano infatti alla perdita di biodiversità e i fenomeni di urbanizzazione, con conseguente cementificazione, non sono d'aiuto.

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