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La doppia vita del formicaleone

Questo curioso artropode, che da adulto assomiglia ad una libellula, stupisce per l'ingegno delle sue tattiche predatorie e per la sua resilienza, che gli permette di sopravvivere più a lungo

  • Federico Crovetto
  • Febbraio 2022
  • Giovedì, 24 Marzo 2022
Foto F. Crovetto Foto F. Crovetto

I formicaleoni (Myrmeleontidae) sono un esempio perfetto di doppia vita, proprio come nel romanzo "Dr. Jekyll e Mr. Hide" di R. L. Stevenson.  Nella loro esistenza i formicaleoni vivono infatti due esistenze successive e ben distinte. La prima è quella larvale, in cui questi animali presentano un corpo tozzo e una testa degna di un film horror, appiattita dorso-ventralmente e con due grosse paia di mascelle e di mandibole. Successivamente, nella fase adulta, gli individui ricordano vagamente delle libellule, con grandi ali con nervature, a volte colorate in modo sgargiante. Tra le due vite vi è una fase intermedia di pupa, dove la larva prepara un cocoon (vale a dire un bozzolo) di seta e sabbia, all'interno del quale si trasformerà. Siccome nella fase adulta gli individui spesso non si nutrono, per quanto ne siano comunque in grado, la fase larvale è caratterizzata da una forte voracità, in cui predano specie anche molto più grosse di loro. È proprio in questo stadio che il formicaleone mostra dei comportamenti particolari e molto interessanti.

La larva attua una predazione ad agguato, attendendo l'arrivo della preda, e per fare questo costruisce una trappola di forma conica camminando all'indietro, in circolo, in modo da restringere sempre di più l'angolo e aumentarne l'inclinazione. Al termine di questo processo l'individuo si sotterra in fondo alla sua trappola, facendo spuntare solo l'apparato boccale.
Le larve presentano un corpo ricco di meccanorecettori, i quali sono in grado di percepire la presenza di una preda fino a 10 cm di distanza dal bordo della trappola. Una volta individuata, lancia dei granelli di sabbia per disorientarla e aumentare le probabilità che finisca dentro al cono. La cosa formidabile è che, grazie alle vibrazioni che percepiscono, riescono a capire le dimensioni della preda, ignorando così quelle più piccole a favore di quelle più grandi, per non sprecare energie inutilmente.
Il lancio della sabbia continua anche quando l'animale è già dentro l'imbuto, allo scopo di velocizzare la sua caduta e la ricostituzione dell'angolo originale del cono, mantenendone così l'efficienza.
Alcuni individui però adottano una tecnica alternativa: dopo aver costruito questa ingegnosa struttura, il giovane formicaleone si sposta rispetto al centro, creando delle piccole frane di sabbia che vanno a diminuire la conicità e l'angolazione dell'opera architettonica appena costruita. Questo aumenta la scabrosità della superficie che favorisce lo spostamento della preda nella trappola, apparentemente aumentandone le possibilità di fuga... ma l'astuto predatore ha pensato anche a questo! Nel caso in cui la vittima cadesse nella parte opposta del cono dove si è posizionato il giovane Myrmeleontidae questo aumenterebbe comunque le possibilità che - muovendosi - finisca tra le fauci del temibile predatore.
Una volta catturata la preda, il formicaleone la trascina sotto la sabbia cosìcchè, anche se di grosse dimensioni, il pasto non ha più scampo. Grazie alle sue potenti mandibole il nostro predatore inizia a nutrirsi: 
non ha una bocca vera e propria ma bensì due canali che si formano dallo" la sua vittima, i resti del pasto vengono buttati fuori dal cono.
La capacità di apprendere di questi artropodi favorisce la velocità di impupamento:  prima si impupa più alto è il numero di generazioni nella stessa unità di tempo e più lungo il periodo riproduttivo negli stadi adulti. Lo stadio larvale è quello con il più alto tasso di mortalità, dovuto sia a fattori ambientali (aumento delle temperature, piogge ecc.) che alla predazione. Di conseguenza tanto minore è il tempo che il formicaleone trascorre in questo stadio, tanto maggiori sono le sue probabilità di sopravvivenza.

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