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Passera scopaiola, uccellino discreto e tutt'altro che malizioso

La Prunella modularis è un comune uccellino la cui fama in Italia è principalmente dovuta al nome "volgare" (è il caso di dirlo!) con cui è noto.

  • Dan Chamberlain e Domenico Rosselli *
  • Febbraio 2020
  • Lunedì, 17 Febbraio 2020
 Lupo Alberto © Silver/McK Lupo Alberto © Silver/McK

Proprio come nella vignetta di "Lupo Alberto", quando si parla di questa specie, si finisce per prestare il fianco a una ridda di doppi sensi e facili ironie. D'altra parte il nome che porta la espone facilmente a questo pericolo. Stiamo parlando della Passera scopaiola. Ma com'è questo uccellino e da dove proviene il suo nome?

Un uccellino poco appariscente

Si tratta di un piccolo passeriforme insettivoro che in Italia si trova comunemente nelle zone al limite delle foreste alpine. Nella maggior parte dei casi si comporta da specie stanziale, anche se d'inverno si sposta ad altitudini inferiori e può essere avvistata in pianura. Probabilmente non molti avranno inserito la Passera scopaiola nella lista degli uccelli più interessanti da avvistare in Italia: si tratta infatti di un volatile di piccole dimensioni, di colore grigio-marroncino poco vistoso, con abitudini discrete, che generalmente si apposta tra i cespugli o va a caccia di cibo a terra tra le foglie (abitudine che sembrerebbe essergli valsa la definizione di 'scopaiola', sgombrando così il campo da maliziose interpretazioni). Il suo canto non è sgradevole ma risulta piuttosto debole e di certo questo uccellino non verrà mai selezionato per il festival di Sanremo. Comunque, nonostante il suo aspetto piuttosto modesto, da un punto di vista ecologico questa specie è tra gli uccelli più affascinanti che possiamo trovare in Europa.

Una vita sentimentale avventurosa...

La maggior parte degli uccelli passeriformi è monogama, almeno in Europa, anche se molte specie sono poligame, cioè i maschi hanno due o più partner femminili. Invece le specie poliandriche (in cui una femmina ha due o più partner maschili) sono poche, anche tra i non passeriformi (alcuni esempi possono essere il piviere tortolino e i falaropi). La Passera scopaiola però, assieme al Sordone, suo stretto parente, costituisce un'eccezione: ciascuna femmina ha tipicamente due maschi, il maschio alfa, che ha accesso principale alla femmina ed ha normalmente la paternità di maggior parte della prole ed il maschio beta, che aiuta ad allevare i piccoli e tende a generare una discendenza minore. La poliandria sembra essere la strategia riproduttiva più comune per la Passera scopaiola, ma la situazione è piuttosto fluida, poiché la specie può anche diventare monogama, poliginica o 'poliginiandrica': si verifica cioè un 'ménage à quatre' tra un paio di maschi e un paio di femmine. Con un po' di malizia, quindi, questo aspetto sembrerebbe rimettere in campo un'altra giustificazione del suo nome! Non sempre però queste combinazioni sono armoniose, e partner dello stesso sesso solitamente competono tra di loro. Il livello di aiuto che i maschi beta forniscono al nido è proporzionale al numero di copulazioni che hanno avuto con la femmina: a volte, se non ha raggiunto un numero soddisfacente di accoppiamenti, il maschio beta può anche distruggere un'intera covata. In un caso del genere, infatti, la probabilità di aver dato la paternità ad uno dei pulcini è bassa e, trovando il nido distrutto, la femmina inizierà a prepararne un altro, dando così al maschio nuove opportunità di ulteriori accoppiamenti.

....e una maternità a rischio 

La Passera scopaiola costruisce nidi a forma di ciotola foderati con muschio, solitamente ben nascosti in fitti cespugli, per i quali la minaccia principale è costituita dai numerosi predatori che si trovano principalmente nelle aree di montagna colonizzate da questo piccolo uccello. Tassi di predazione del 50%, o più, sono considerati normali. La Passera scopaiola deve inoltre affrontare anche un'altra minaccia al suo successo riproduttivo: la parassitizzazione da cova del cuculo, ovvero la strategia attuata da quest'ultimo di deporre le proprie uova nel nido di altre specie che finiscono per occuparsene, confondendole con le proprie, covandole e svezzando i pulli. In realtà le specie parassitizzate dal cuculo sono molte, ma la Passera scopaiola mostra anche in questo caso delle caratteristiche interessanti, che la contraddistinguono dagli altri uccelli. Normalmente i cuculi tendono a deporre uova che simulano colore e forma di quelle della specie ospite, ma di dimensioni maggiori. Uova troppo diverse da quelle della specie ospite hanno alte probabilità di essere scoperte e gettate fuori dal nido. La Passera scopaiola risulta essere il più "tonto" tra tutti gli uccelli, poiché ha una capacità molto ridotta di distinguere le proprie uova (che sono di colore azzurro acceso senza macchie) da quelle del cuculo (macchiettate di grigio). Alcuni studi hanno dimostrato che accetta di buon grado persino dei ciottoli e li cova come se fossero uova proprie!

Lo studio in corso in Piemonte

Molto di ciò che conosciamo sull'affascinante ecologia di questa specie lo dobbiamo a studi svolti nel nord Europa, dove è diffusa anche nei giardini urbani. Gli studi più classici su questo uccello sono stati svolti nel Giardino Botanico di Cambridge dal noto ecologo comportamentale Nick Davies. Fino a poco tempo fa, le ricerche svolte altrove su questa specie erano limitate e si sapeva molto poco sulla sua ecologia nell'area alpina. Nel 2015, il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino ha avviato una collaborazione con l'Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie per studiare questa e altre specie di uccelli alpini nel parco naturale della Val Troncea. Con questo progetto, tuttora in corso, stiamo studiando in particolare gli uccelli dell'ecotono che si trova tra la foresta e la prateria: zona interessante, poiché presenta un mosaico di habitat diversi. Abbiamo rilevato che per la Passera scopaiola il rododendro riveste un'importanza particolare sulle Alpi, poiché pare essere l'habitat di nidificazione preferito. Tuttavia se la copertura di rododendro è troppo fitta, la probabilità di trovare rappresentanti di questa specie di uccello si riduce. Sembra che la Passera scopaiola sia una specialista degli habitat a mosaico e preferisca una copertura moderata di rododendro interrotta da aree di prateria e da qualche piccolo albero, ma non troppi perché in tal caso aumenta il tasso di predazione e di parassitizzazione del cuculo. I tassi tipici per questo tipo di parassitismo sono bassi negli habitat di pianura del nord Europa – intorno al 2%, mentre abbiamo rilevato tassi di circa dieci volte maggiori sulle Alpi.

Perchè è importante saperne di più

La Passera scopaiola e gli uccelli con cui condivide il suo habitat non hanno ancora un interesse specifico dal punto di vista della salvaguardia. Perché allora studiare queste specie? Perché le montagne sono sottoposte a forti pressioni, e gli habitat a mosaico tanto graditi alla Passera scopaiola risultano particolarmente a rischio. Le pratiche tradizionali di pascolamento costituiscono un fattore chiave nel mantenimento di un buon mosaico, ma il loro abbandono nelle aree montane potrebbe creare dei problemi. Inoltre, il cambiamento climatico sta già spingendo il limite degli alberi ad altitudini maggiori, minacciando gli habitat aperti delle cime montane più basse e provocando la chiusura degli habitat di ecotono. Per comprendere le probabili conseguenze del cambiamento ambientale e, quindi, per sviluppare strategie di salvaguardia che proteggano le specie minacciate, abbiamo bisogno di sapere di più sull'ecologia delle specie potenzialmente vulnerabili. L'ecologia delle specie di ecotono, e della Passera scopaiola in particolare, è in genere poco conosciuta: la ricerca che stiamo conducendo in Val Troncea su questa affascinante specie non solo aumenterà le nostre conoscenze ecologiche, ma garantirà anche che in futuro il suo habitat venga tutelato in modo appropriato.

 

* Gli autori di questo articolo:

Dan Chamberlain, professore associato di Ecologia, Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università degli Studi di Torino

Domenico Rosselli, guardiaparco responsabile del servizio di vigilanza dell'Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie

 

Consigli bibliografici per approfondimenti:

Davies, N. B. (1992). Dunnock Behaviour and Social Evolution. Oxford University Press, Oxford.

Jähnig, S., Alba, R., Vallino, C., Rosselli, D., Pittarello, M., Rolando, A. & Chamberlain, D. (2018). The contribution of broadscale and finescale habitat structure to the distribution and diversity of birds in an Alpine forest-shrub ecotone. Journal of Ornithology 159: 747-759.

 

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