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Passione felina

La "gattara" cura le colonie di gatti. Ma dove nasce l'amore per questi felini? Lo abbiamo chiesto a una "gattara" molto particolare che ha adottato una colonia nella lontana Isola di Creta...

  • Emanuela Celona
  • gennaio 2010
  • Giovedì, 28 Gennaio 2010

Oggi ci sono Leonida Parakoulìs; i fratelli Honorio e Hortensio; i loro fratellastri Canarìs e Miaoulìs; la bianconera Bouboulina con cinque piccoli rimasti innominati. Ma prima ancora, c'era la mitica Arianna con i suoi quattro figlioli: Vitellozzo, Arcibaldo, Giandisbela e Dedalo (che deve il nome al fatto di essersi talmente intorcigliato, giocando, dentro una rete da pesca da doverla tagliare per tiralo fuori). E poi ce ne saranno altri.
Gatti. Semplicemente e inaspettatamente gatti. Marilaide Ghigliano, di professione fotografa, collaboratrice anche del nostro mensile, li ha incontrati nella lontana Isola di Creta.
Ogni anno, a settembre, parte per Lendas, un paesino isolato che si affaccia sul mare Libico, rimasto indenne dal turismo massificato.
Ed è qui, in questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini, che Marilaide incontra ogni anno i protagonisti della "sua" colonia. Dal 1994, da quando ha incontrato la mitica Arianna, giovane gatta da poco diventata mamma, è stato amore a prima vista, e non ha più smesso di tornarci.
«Arianna era una vera gatta di Creta – racconta. Perché i gatti di Creta sono diversi da tutti gli altri».
L'amore di Marilaide per questi felini nasce da bambina: «Ma non è solo per i gatti, è per tutti gli animali – tiene a precisare – compresi i piccioni!». Appena tocca terra greca, ha un unico scopo: nutrire i gatti della colonia. «Sono animali che affrontano lunghi mesi invernali con una seria penuria di cibo. Oggi i pochi viaggiatori che raggiungono il paesino ci fanno amicizia, e li nutrono. Ma solo qualche anno fa ciò non accadeva, e le condizioni in cui li trovavo da un anno all'altro erano terribili».
Le colonie feline di Lendas sono due, divise territorialmente: la colonia Est e la colonia Ovest. Una trentina di individui in tutto, per i quali Marilaide non fa distinzione di "provenienza", dando a tutti una mano. Purtroppo, nell'estate 2002, ha trovato una brutta sorpresa: i gatti erano tutti scomparsi, probabili vittime di un avvelenamento di massa. «Oggi sono nuovamente preoccupata – confessa – perché la colonia è tornata numerosa, e le femmine in primavera si riprodurranno ancora. Purtroppo non riesco a convincere la popolazione locale (Lendas conta sei famiglie "allargate" di residenti) che l'unica via per mantenere i gatti in salute e controllare la colonia è la sterilizzazione di cui dovrebbe farsi carico l'istituzione pubblica. Tutta la Grecia, ma non solo la Grecia (il sud d'Italia, ad esempio), conosce il problema del randagismo delle colonie feline. Eppure sono tutti luoghi che hanno bisogno di gatti».
Adorati dagli Egizi perché d'aiuto nella caccia ai topi che proliferavano nei granai, oggi i luoghi a vocazione agricola che a Creta sono ancora numerosi rischiano l'invasione da topi e serpenti che, spesso, potrebbero restare sotto controllo grazie alle colonie feline. «A volte arrivo a domandarmi se ha senso che continui in questa mia impresa. I gatti stanno indiscutibilmente meglio se qualcuno li aiuta, ma ciò comporta l'aumento della colonia e quindi un maggior rischio di avvelenamento. Non so se sono iniziative personali o organizzate, certo è che l'avvelenamento è causa di una morte atroce che nasconde dietro fasulle ragioni di ordine e pulizia una crudele ed efferata malvagità», afferma sdegnata Marilaide.
In Italia, il maltrattamento di animali è un reato secondo il Codice penale che prevede multe e reclusioni per chi si macchia di questa colpa. La Regione Lazio, al riguardo, è andata oltre: se la Legge nazionale (L. 281/91) sancisce il diritto ad accudire le colonie feline, una norma regionale laziale riconosce al gatto il "diritto al territorio" considerandolo un cittadino a tutti gli effetti. Del resto soltanto nel Comune di Roma si contano numerose colonie, ma anche nel nostro capoluogo sabaudo si raggiungono numeri ragguardevoli arrivando a quota 1.000 (di cui, la più cospicua, quella dell'ospedale Molinette con circa 200 individui).
Anche il Piemonte ha legiferato in materia (L. r. n. 34 del 1993), stabilendo che bisogna segnalare ai Comuni quando il randagismo sfocia in problemi igienico sanitari, nel qual caso intervengono (coprendo tutte le spese) per affidare la colonia a un'associazione per la protezione degli animali; controllare le nascite con interventi di sterilizzazione oppure collocare gli animali in affidamento in una sede più idonea.
Generalmente "persona di sesso femminile" (si legge sul Wiki dizionario), la "gattara" cura le colonie di gatti. «Ma non sono solo donne!», afferma Marilaide. «A Sassari, ad esempio, dove c'è una situazione di randagismo (soprattutto canino) preoccupante, chi raccoglie e si preoccupa di dare in "adozione" cani e gatti è un uomo. Badare agli animali è un impegno gravoso: richiede tempo, concentrazione, energie e denaro. E a fare la differenza non è certo il "sesso" di chi se ne occupa. Personalmente non riesco a badare ai gatti randagi anche qui, nella nostra città. Forse, per questo, non mi considero una brava "gattara"... Noto, però, con piacere che i giovani incominciano a essere sensibili al problema. A Lendas, ad esempio, incominciano a voler bene ai gatti». E qui? Nel nostro Paese, l'esperienza è ripetibile? «Ne sono convinta – afferma Marilaide. Una delle accortezze da adottare, per chi si arma di queste buone intenzioni, è organizzare la colonia in un posto tranquillo, possibilmente un po' defilato... Perché ne basta soltanto uno di "vigliacco"... E mi sgomenta il pensiero che ogni malvagio capace di compiere azioni crudeli sugli animali è un criminale facilmente pronto a ripeterle sui suoi simili: lo insegna la storia». Parola di "gattara".

Si ringrazia per la collaborazione l'Ufficio Tutela Animali del Comune di Torino e l'Associazione LiberiTutti (www.associazioneliberitutti.it)

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