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Attenzione alla piralide del bosso

Un insetto dannoso per siepi di parchi e giardini

  • Giovanni Bosio, settore Fitosanitario - Regione Piemonte
  • Aprile 2015
  • Mercoledì, 15 Aprile 2015
Piralide del bosso  (foto G. Bosio) Piralide del bosso (foto G. Bosio)

Gli scambi commerciali tra i continenti, sempre più intensi e veloci, stanno agevolando la diffusione di malattie e parassiti delle piante. Questo fenomeno di "globalizzazione" degli organismi nocivi sta procedendo a ritmi sempre maggiori, anche per l'apertura al commercio internazionale di nazioni come la Cina, diventate in pochi anni esportatrici in tutto il mondo di ogni sorta di merci, grazie al basso costo della manodopera locale. Proprio grazie all'importazione di piantine di bosso dalla Cina da parte di un vivaio tedesco nel 2005, è stata introdotta in Europa una graziosa farfalla, dal nome scientifico Cydalima perspectalis (Walker, 1859) (Lepidoptera Crambidae), detta anche "piralide del bosso", che ha il solo difetto di essere un insetto altamente dannoso per questa specie ornamentale molto diffusa in Italia.

Diffusione
Originaria dell'Estremo Oriente (Cina, Taiwan, Corea, Giappone, Russia orientale e India), la piralide del bosso è stata segnalata in Germania nel 2006, ma l'anno seguente risultava già presente in diverse località tedesche, svizzere e in Olanda. Attualmente è in fase di espansione in gran parte dei Paesi europei. In Piemonte ha fatto la sua comparsa nel 2012, con presenza in luglio di larve ed adulti su Buxus sempervirens e B. pumila nei giardini di Villa Taranto e Villa San Remigio a Verbania e successivamente nella vicina località di Castagnola. In novembre la presenza e i danni dell'insetto sono stati riscontrati anche su piante in un vivaio a sud di Biella. Nel 2013 sono pervenute al Settore Fitosanitario numerose segnalazioni di gravi infestazioni registrate nelle province di Novara, VCO, Biella, Vercelli, Torino e Asti. Nel corso del 2014 la piralide del bosso ha continuato la sua diffusione in altre aree, raggiungendo anche il sud della provincia di Cuneo.

Danni
Come spesso avviene per organismi alloctoni (cioè originari di altri continenti) di recente introduzione, l'assenza nel nuovo areale dei fattori naturali di controllo presenti nelle zone di origine permette un forte incremento della popolazione del nuovo arrivato. Lo sviluppo di più generazioni e l'elevato numero di uova deposte favoriscono lo sviluppo di attacchi molto intensi. Le larve, erodendo oltre alle foglie anche la corteccia dei rametti, nell'arco di pochi giorni possono provocare il disseccamento di intere siepi che virano dal caratteristico colore verde intenso, tipico di questo arbusto sempreverde, a una tonalità bruno ocracea o grigiastra, con presenza abbondante tra il fogliame secco dei diversi stadi dell'insetto, deiezioni larvali e teli sericei. Anche le fasi iniziali degli attacchi, con la comparsa di chiazze di vegetazione disseccate, diminuiscono notevolmente il valore estetico delle formazioni realizzate con questa essenza ornamentale il cui lento sviluppo rende difficile il recupero di siepi o sculture vegetali sottoposte a drastici tagli di rimonda delle parti infestate. La diffusione incontrollata di questo lepidottero può mettere a rischio la sopravvivenza del bosso come specie ornamentale tipica del giardino all'italiana, utilizzata soprattutto per la formazione di siepi in parchi di castelli e dimore storiche, giardini pubblici e privati, aree cimiteriali, etc. Danni elevati potrebbero subire anche i popolamenti naturali di bosso, presenti soprattutto nel sottobosco di roverella in alcune vallate del Cuneese (Maira, Grana, Vermenagna e Tanaro) nella fascia tra i 600 e i 1000 m. di altitudine. La diffusione dell'insetto, oltre che con il volo attivo degli adulti, può avvenire su lunghe distanze attraverso il commercio di piante provenienti da vivai infestati.
Oltre al bosso europeo (Buxus sempervirens L.) (Euphorbiales: Buxaceae), di cui è particolarmente appetita la var. rotundifolia, la piralide attacca il bosso cinese (B. sinica), giapponese (B. microphylla) e persiano (B. colchica); meno frequentemente può svilupparsi a carico di Pachysandra terminalis, pianta tappezzante appartenente alla stessa famiglia. In Asia è segnalata anche su Ilex purpurea (Aquifoliales: Aquifoliaceae), Euonymus japonicus e E. alata (Celastrales: Celastraceae).

Ciclo biologico e aspetti morfologici
Lo svernamento è sostenuto in prevalenza da larve (in genere di terza età) che vanno incontro a una forma di ibernamento per poi riprendere l'attività a fine inverno (marzo), dando origine alla prima generazione di adulti a fine primavera. Seguono un paio di generazioni, con contemporanea presenza dei diversi stadi dell'insetto, fino all'autunno inoltrato. L'adulto di C. perspectalis è una farfalla con ali bianche (apertura alare: 40 mm ca) munite di una evidente fascia marrone distale. Esiste anche una forma melanica, caratterizzata da ali brune. Le uova, di colore giallo chiaro e diametro di 0,8-1,0 mm, sono deposte in ovoplacche di 15-20 elementi sulla pagina inferiore delle foglie. Dopo 2-3 giorni le larve di prima età, lunghe 1,5 mm circa e di colore giallo con capo nero, iniziano a fuoriuscire dalle uova e si nutrono in forma gregaria sulla pagina inferiore delle foglie, risparmiando solo l'epidermide superiore. A partire dalla terza età, si nutrono dell'intera foglia, rispettandone solo le nervature (aspetto "scheletrizzato") e tessono fili sericei con cui avvolgono le foglie fino a formare dei nidi al cui interno si riparano e dove, in seguito, si incrisalidano. Le larve possono intaccare anche la corteccia dei rametti. Lo sviluppo avviene attraverso 5 o 6 stadi larvali via via più grandi e con colorazione più intensa, con tinta di fondo giallo verde e bande laterali nere, fino a raggiungere 35-38 mm di lunghezza. Il capo, nero lucente, presenta negli ultimi stadi un caratteristico disegno bianco a forma di ipsilon. Le crisalidi, lunghe circa 20 mm, sono di colore dapprima verde chiaro, poi bruno.

Interventi di contenimento
Al momento non risultano ancora registrate sostanze attive per l'impiego specifico contro C. perspectalis, dato il recente arrivo in Italia. Trattandosi di un lepidottero si può far ricorso a insetticidi utilizzati contro specie affini, autorizzati all'uso in ambiente urbano, su piante ornamentali. Per evitare la comparsa di gravi danni alle formazioni di bosso, è indispensabile effettuare controlli accurati della vegetazione durante tutta la stagione vegetativa, da marzo a ottobre. Ai primi sintomi dell'infestazione, ovvero erosioni fogliari, presenza di larve, inizio disseccamenti, si deve intervenire con trattamenti insetticidi, irrorando bene tutta la chioma. Contro i primi stadi larvali, più sensibili, è possibile utilizzare formulati a ridotto impatto ambientale, come quelli contenenti Bacillus thuringiensis var. kurstaki o insetticidi regolatori di crescita. Nel caso di presenza di stadi larvali avanzati si deve ricorrere all'utilizzo di prodotti ad elevata azione di contatto (es. piretroidi), attivi anche sugli adulti., evitando il periodo di fioritura che per il bosso avviene normalmente a inizio primavera (marzo).

 

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