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Salamandrine dalle mille sorprese

In questa seconda puntata di "Sherlock Holmes degli anfibi" vi racconterò di due specie poco note di urodeli, veri endemismi del nostro Paese e di cui ben poco si sapeva fino a non pochi anni fa, ma che poi sono stati studiati da una "nouvelle vague" di zoologi: Salamandrina terdigitata e Salamandrina perspicillata. 

  • Franco Andreone, conservatore del Museo regionale di Scienze naturali di Torino
  • Dicembre 2022
Mercoledì, 14 Dicembre 2022
Salamandrina perspicillata in "Stand-up display" (foto G. Bruni) e Salamandrina terdigitata (foto M. Di Nicola) Salamandrina perspicillata in "Stand-up display" (foto G. Bruni) e Salamandrina terdigitata (foto M. Di Nicola)

 

L'Italia si presenta, soprattutto per la sua storia geografica, come un'area europea "hot-spot" particolarmente ricca di biodiversità. Parlando di animali di cui mi occupo normalmente, vale a dire di anfibi e rettili, l'argomento dell'erpetologia, siamo addirittura di fronte al Paese con la maggior diversità biologia del Vecchio Continente, con ben 41 anfibi e 59 rettili. Forse non ce ne accorgiamo immediatamente, perché a volte ci sembra davvero che altre zone siano più ricche e diversificate e siamo attirati da zone tropicali, dove la natura assume colori sgargianti.

In questa seconda puntata di "Sherlock Holmes degli anfibi" racconterò di due specie poco note di urodeli (vale a dire di anfibi dotati di coda allo stadio adulto), veri endemismi del nostro Paese, cioè esclusivi dell'Italia, e di cui ben poco si sapeva fino a non pochi anni fa, ma che, poi, sono stati studiati in modo crescente da una "nouvelle vague" di zoologi.

Due salamandrine per una sola penisola

Le due salamandrine - di nome e di fatto - nel senso che appartengono si al genere Salamandrina, sono chiamate cosi anche in virtù del proprio aspetto morfologico, estremamente rastremato e allungato, in qualche caso addirittura "scheletrico". Di dimensione variabile a seconda della popolazione (70-134 mm), le salamandrine hanno una coda particolarmente lunga, costole molto evidenti.
I maschi sono normalmente più piccoli delle femmine. La colorazione in ambedue le specie è in qualche modo "bipolare": dorso criptico, bruno-rossastro e ventre rosso, nero e bianco, "aposematico", vale a dire di avvertimento: come molti anfibi, infatti, producono un essudato tossico per difenderle dai propri predatori. Possedere una colorazione di avvertimento è, in questo caso, molto utile ed efficace. Il nome comune di questi anfibi è anche quello di "salamandrina dagli occhiali", in quanto entrambe le specie, Salamandrina terdigitata e S. perspicillata, hanno una macchia chiara a forma di V rovesciato o triangolare sulla parte superiore della testa, macchia che in qualche modo (con un po' di fantasia) simile a un paio di occhiali. Ultima caratteristica rilevante è il fatto che entrambe le specie hanno 4 dita sia a livello di arti superiori che inferiori, a differenza degli altri anfibi che hanno normalmente 5 dita in quelli posteriori.

Fino a una decina di anni fa, a dir la verità, si riteneva che esistesse un'unica specie di salamandrina, S. terdigitata per l'appunto, in gergo linneano. Nulla faceva presupporre che fosse in realtà composta da due entità tassonomiche. Poi le salamandrine sono risultate composta da due specie differenziate geneticamente: l'avanzamento delle capacità di analisi molecolare ha consentito di approfondire la conoscenza dei percorsi filogenetici delle varie popolazioni di anfibi e rettili italiani, nonché la diversità esistente fra le stesse. In questo modo sono state riconosciute diverse nuove specie italiane, endemiche o sub-endemiche, come, per esempio, la salamandra di Lanza o, negli ultimi anni, la testuggine palustre di Sicilia (Emys trinacris) o l'orbettino italiano (Anguis veronensis) o il saettone dagli occhi rossi (Zamenis lineata).

Anche per le salamandrine è avvenuto cosi, grazie a uno studio dell'erpetologo Antonio Romano e colleghi. Nel 2009 si è compreso come con il termine specifico di Salamandrina terdigitata dovessero essere indicate solo le popolazioni meridionali, dalla Calabria e Basilicata fino alla Campania meridionale. Tutte le altre popolazioni, dell'Italia centro-settentrionale, erano invece da includere nella specie S. perspicillata, nota con il nome comune di salamandrina del Savi, in onore di Paolo Savi, naturalista pisano che la descrisse nel 1821. Come spesso accade, questa distinzione primariamente genetica, ma molto probabilmente anche morfologica (seppur non così immediatamente) è dovuta alla presenza di barriere geografiche che hanno limitato lo scambio genetico fra le due popolazioni, favorendo quindi il differenziamento specifico. La distinzione morfologica tra le due specie non è in genere molto agevole.
In genere si menziona il fatto che S. terdigitata sarebbe più piccola di S. perspicillata e avrebbe la macchia a forma di V rovesciata sulla testa più visibile e meglio riconoscibile. A ogni buon conto, per poter riconoscere le due specie è quasi sempre necessario disporre dei dati di provenienza e di informazioni di carattere genetico.

La separazione a pieno titolo in due specie separate ha arricchito l'Italia e aumentato la sua biodiversità anfibia, ma, allo stesso tempo, ha evidenziato una volta di più come sia necessario prestare maggiore attenzione alle varie popolazioni e alla loro provenienza. Le due salamandrine soffrono in gran parte delle stesse problematiche che interessano gli anfibi come classe delicata di vertebrata, fra cui una particolare sensibilità all'alterazione e alla distruzione degli habitat, all'inquinamento e all'invasione di specie alloctone. Come spesso accade, gli anfibi sono anche fra i primi vertebrati a risentire del cambiamento climatico drammaticamente in atto, in quanto si tratta di animali tendenzialmente legati a pochi ambienti, normalmente stabili ed in equilibrio.

Anche le salamandrine, nel loro piccolo, si innalzano!

Fino a pochi anni fa non si conosceva molto nemmeno della storia naturale delle salamandrine e delle modalità di riproduzione e di corteggiamento. Normalmente le salamandrine venivano osservate pressoché esclusivamente nel corso dell'attività di ovideposizione, quando le femmine si recano negli ambienti acquatici per deporre grandi uova ancorate a oggetti subacquei.

Grazie alla passione e ai lavori puntigliosi di giovani erpetologi è stato invece possibile documentare recentemente inediti e altamente interessanti aspetti del corteggiamento, fra cui, per esempio, il comportamento di "stand-up display" nel corso del quale i maschi in fregola si sollevano addirittura sulle due zampe posteriori. Lo fanno per rinvenire femmine con cui accoppiarsi o maschi rivali da scacciare dal proprio territorio. Lo "stand-up display" non era mai stato osservato prima, né nel genere Salamandrina, né in altri urodeli ed è grazie alla gentilezza e disponibilità del suo descrittore, Giacomo Bruni, che siamo in grado di mostrare l'immagine di una S. perspicillata in questo comportamento.

Che gola bianca e rossa! ... Per conquistarti meglio!

Un altro recente contributo scientifico pubblicato da Leonardo Ancillotto e colleghi ha mostrato che i maschi delle salamandrine del Savi sono differenti non solo per le dimensioni (sono più piccoli come detto), ma anche per la colorazione della gola che è più contrastata, con macchie più evidenti. Gonfiando e muovendo ritmicamente la gola nel corso del corteggiamento, i maschi praticano il cosiddetto "throat display" che viene probabilmente valutato dalle femmine come segnale di attrazione ed e probabilmente è un buon e "onesto" (direbbero gli etologi) sintomo di buona fitness e di salute, oltre che essere – di conseguenza - attraente. In questo caso si tratta di un "display visivo" che ha un suo ruolo fondamentale in specie (come le salamandrine, per l'appunto) che hanno il corteggiamento in ambiente terrestre, a differenza, per esempio, di quanto avviene nei tritoni acquatici italiani (Lissotriton, Ichthyosaura e Triturus), i quali invece utilizzano (nel proprio rituale di corteggiamento acquatico) canali sensoriali di tipo chimico con emissione di feromoni.

Una volta ce n'erano tante... oggi però arrivano buone notizie dalla Liguria occidentale 

Uno studio condotto recentemente da Loredana Macaluso e altri ricercatori dell'Università di Torino ha mostrato come in passato il genere Salamandrina fosse in realtà assai più diffuso in Europa e che andò incontro a una progressiva estinzione dovuta verosimilmente a cambiamenti climatici e all'incapacità delle specie di adattarsi a un clima differente, nell'interglaciale. La presenza in Italia delle uniche due specie sopravvissute si deve alla funzione di rifugio glaciale della nostra penisola.

Oggi ci troviamo in situazioni nettamente differenti, con pesanti e repentini cambi climatici innaturali a opera dell'uomo. Le due salamandrine soffriranno verosimilmente di un simile cambiamento e, sulla base di quanto si sa da questo studio, saranno sostanzialmente incapaci di adattarsi all'orizzonte climatico che avremo fra circa 50 anni. È uno scenario preoccupante che interessa anche altri anfibi. Nel corso dell'ultimo congresso di erpetologia, che si è tenuto a Torino dal 13 al 17 settembre scorsi, sono stati presentati lavori che hanno mostrato come anche altre specie soffriranno e andranno incontro a estinzioni più o meno diffuse.
È il caso per esempio di Salamandra atra e S. lanzai. Lo studio, condotto da Nicolas Dubos e colleghi, ha evidenziato come anche in questo caso il cambio climatico (con aumento di temperatura) provocherà una scomparsa delle due specie del genere Salamandra in gran parte dell'areale ove oggi sono presenti. Si tratta in questo caso di due specie squisitamente alpine, mentre per le salamandrina si tratta di specie appenniniche, ma il futuro climatico si presenta analogo per tutti questi anfibi e mostra come la nostra biodiversità anfibia sia drammaticamente in crisi.

Brutte notizie, quindi, per animali affascinanti. Sapere che scompariranno (o, per lo meno, andranno incontro ad una rarefazione) a causa di Homo sapiens ci rende alquanto tristi.
Per fortuna, a fronte di queste previsioni nefaste si riescono a dare anche notizie un po' meno preoccupanti. È utile continuare con lo studio della distribuzione e delle caratteristiche biologiche di ciascuna specie. È un'indagine che va approfondita e non trascurata. Per l'appunto una ricerca che a volte ha un che di poliziesco, che si muove su indizi e segnalazioni. Grazie a questa voglia di novità e alla curiosità di altri ricercatori (Mario Pastorino e Stefano Bovero e colleghi) è stato dimostrata la presenza di Salamandrina perspicillata in provincia di Savona e sulle Alpi Liguri, ben più a Ovest di quanto si pensasse in precedenza. La scoperta di queste e di altre piccole popolazioni, al margine del proprio areale, in questa e in altre specie, è sicuramente un'informazione utile che consente di adottare risposte consone e, auspicabilmente, di riuscire a meglio apprezzare animali che arricchiscono la nostra preziosa natura.

L'autore ringrazia sentitamente gli amici Matteo De Nicola e Giacomo Bruni per aver consentito l'utilizzo di proprie fotografie.

 

Bibliografia di riferimento

Ancillotto L., Vignoli L., Martino J., Paoletti C., Romano A., Bruni G., 2022. Sexual dichromatism and throat display in spectacled salamanders: a role in visual communication? Journal of Zoology, London, https://doi.org/10.1111/jzo.13006
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Bovero S., Favelli M., Peano F., Tessa G., 2021. First record of Northern spectacled salamander Salamandrina perspicillata in Ligurian Alps (NW Italy). Studi Trentini di Scienze Naturali, 101: 101-103.
Bruni G., Romano A., 2011. Courtship behaviour, mating season and male sexual interference in Salamandrina perspicillata (Savi, 1821). Amphibia-Reptilia, 32(1): 63–76.
Dubos N., Havard A., Crottini A., Andreone F., 2022. Forecasting the distribution of two alpine salamanders on the brink of extinction to support their management. In: (a cura di): Andreone F., Delfino M., Favelli M., Sassoe Pognetto M., Tessa G., XIV Congresso Nazionale della Societas Herpetologica Italica, Torino 13-17 settembre 2022, Riassunti/Abstracts. p. 53-54. Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Torino.
Halliday T.R., 1990. The evolution of courtship behavior in newts and salamanders. Advances in the Study of Behavior, 19: 137-169.
Pastorino A., 2021. Riscoperta di Salamandrina perspicillata Savi, 1821 (Amphibia: Caudata: Salamandridae) nel Parco Naturale Regionale del Beigua e considerazioni sul suo limite di distribuzione. Rivista Piemontese di Storia Naturale, 42: 173-178.
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