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2023, anno schizofrenico per il clima in Piemonte

Il 2023 in Piemonte è stato un anno caratterizzato dall'alternanza di siccità e alluvioni, temperature elevate e neve scarsa: un andamento "schizofrenico", come lo ha definito il direttore Generale di Arpa Piemonte Secondo Barbero, che ha tracciato con noi un bilancio delle condizioni idrologiche e climatiche dell'anno passato.

  • Pasquale De Vita
  • Febbraio 2024
  • Mercoledì, 13 Marzo 2024
Un tratto del Po, ai Murazzi, in situazioni climatiche opposte - Foto p.g.c. La Repubblica (in alto) , ANSA (n basso) Un tratto del Po, ai Murazzi, in situazioni climatiche opposte - Foto p.g.c. La Repubblica (in alto) , ANSA (n basso)

Il 2023 è stato un anno nella media dal punto di vista della quantità di pioggia caduta nell'arco dei dodici mesi, ma con una distribuzione molto disomogenea sia nel territorio che nel tempo. La parte meridionale della regione (Cuneo, Asti, Alessandria) ha registrato un deficit idrico del 20-30% rispetto alla media annua, mentre la parte settentrionale è stata più vicina alla norma. Tuttavia, la pioggia si è concentrata in pochi mesi (maggio, giugno, dicembre) e in episodi intensi, mentre per dieci mesi su dodici le precipitazioni sono state scarse o assenti, soprattutto nei mesi invernali (gennaio, febbraio ma anche marzo, aprile) e autunnali (novembre).

Questa situazione ha creato una sorta di schizofrenia nella valutazione della disponibilità della risorsa idrica, che a fine aprile si preannunciava critica, ma poi a maggio è stata mitigata da un episodio alluvionale che ha interessato il Cuneese e la parte alta del Po. "Questa alternanza di periodi siccitosi e di piene è il paradigma del cambiamento climatico" spiega Secondo Barbero, direttore Generale di Arpa Piemonte camera-2112207 960 720 "che comporta una maggiore variabilità e imprevedibilità degli eventi meteorologici".

Il 2023 è stato anche un anno caldo, come il 2022, ma non come il record del 2021. Le temperature sono state sopra la media soprattutto nei mesi invernali e autunnali, con settembre, ottobre e novembre che sono stati i più caldi degli ultimi 60 anni. In estate, si sono verificate ondate di calore, in particolare nella seconda parte di agosto, che hanno colpito anche le zone montane, dove le temperature sono state anomale in quota. "Il cambiamento climatico porta a un aumento delle temperature in montagna" prosegue Barbero "con conseguenze sulla quota della neve, che si innalza, e sulla comparsa di situazioni di stress idrico e siccità fino ai 1500 metri di altitudine". Inoltre si sono registrati il 26% in più di episodi di foehn, il vento caldo che soffia dalle Alpi verso la pianura, che contribuisce a innalzare ulteriormente le temperature.

La scarsità di neve ha avuto ripercussioni sui corsi d'acqua e sulle portate dei fiumi, che hanno subito lunghi periodi di magra, interrotti solo da brevi momenti di piena. A parte maggio e giugno, le portate sono state fino al 40-60% in meno rispetto alla media, con punte maggiori sulla zona meridionale della regione. Nell'Appennino, le sorgenti hanno sofferto la mancanza di acqua e si sono quasi esaurite o hanno avuto una portata molto ridotta, costringendo alcuni comuni a ricorrere alle autobotti per l'approvvigionamento. Anche i bacini idroelettrici montani, con poca neve in inverno, erano molto scarsi, con un grado di riempimento basso a inizio primavera, ma poi le piogge tardo primaverili li hanno riempiti in parte. Il Lago Maggiore ha avuto lo stesso tipo di andamento, con un livello basso fino ad aprile, poi recuperato con le piogge di maggio e giugno.

Barbero sottolinea la funzione positiva dei nuovi bacini artificiali, che possono immagazzinare acqua quando è disponibile e rilasciarla quando è necessaria, svolgendo una duplice funzione di protezione da eventi estremi di piena e di mitigazione della siccità. "Sono utili opere piccole, ma in numero sufficiente, per avere un effetto tangibile sulla gestione della risorsa idrica", ha detto il responsabile dell'Agenzia per la protezione ambientale del Piemonte.

Un altro tema affrontato da Barbero è stato quello dei rifugi montani, che nell'estate 2022, alimentandosi dalle sorgenti, hanno maggiormente patito l'effetto della poca acqua e delle temperature alte. L'effetto del caldo si è sentito più in montagna che in pianura, ha detto Barbero, a causa della scarsa neve e delle temperature elevate. I rifugi che si approvvigionano dalle sorgenti hanno dovuto chiudere nel 2022, e nel 2023 in misura minore. "Questo è un campanello d'allarme e una cartina di tornasole su un tema più generale", ha affermato il direttore Arpa, "ovvero la minore disponibilità di acqua quando necessaria".

In città si realizzano fonti di approvvigionamento diversificate con gli acquedotti, e non un unico sistema di raccolta dell'acqua, come a Torino e nell'area metropolitana, dove si sfruttano le falde della pianura, i corsi d'acqua e le sorgenti montane. In montagna, invece, le piccole borgate soffrono di più, perché possono essere alimentate solo da sorgenti. Barbero ha fatto l'esempio dell'acquedotto della Valsusa, che capta l'acqua da una diga in montagna e la porta a valle e a Torino, fornendo una risorsa di qualità quando c'è bisogno. La diga di Rochemolles, nata per uso idroelettrico, è diventata anche idropotabile.

Barbero annuncia che a fine maggio o inizio giugno sarà pubblicato un bollettino riepilogativo dei dati dell'anno, con un report complessivo sulle condizioni idrologiche e climatiche del 2023. Ha anticipato che i dati preliminari e analitici mostrano che l'inverno appena trascorso è stato povero di neve, anche se si sono verificati alcuni episodi nevosi, ma con una grande disomogeneità. Ha osservato che la neve è stata erosa da episodi di temperature alte o di venti molto forti, e che la variabilità è sempre più elevata, così come la vulnerabilità dei territori per l'acqua.

Barbero sottolinea l'importanza di fermarsi a ragionare su soluzioni di medio-lungo periodo, e non solo in fase emergenziale, per affrontare i cambiamenti climatici e le loro conseguenze. Ha ricordato che questi eventi dovremo gestirli sempre più frequentemente, e che ci vogliono interventi strutturali, con opere che consentono di trattenere l'acqua e con infrastrutture che non la disperdono. Ha anche invitato a ridurre gli sprechi e ad orientare la nostra agricoltura verso una minore idroesigenza. "Sono modifiche che richiedono tempi lunghi", ammette, "ma che sono necessarie per garantire la sostenibilità e la qualità della vita".

Quanto alla rete idrica, che in alcune zone è considerata "un colabrodo", in Piemonte, in particolare in provincia di Torino, il grado di perdite è molto più basso rispetto alla media nazionale, grazie a un modello di gestione efficiente e integrato del ciclo dell'acqua. Per Barbero "bisogna operare per recuperare le perdite, ma soprattutto esportare il modello di quest'area in altre province che hanno una storia diversa, con le autorità d'ambito a presidiare il ciclo integrato, ed esportando le buone pratiche laddove c'è un gap".

Il Direttore affronta anche il tema dell'agricoltura di precisione, che è una delle risposte possibili per sprecare meno acqua e usarla in modo efficace. Questa pratica richiede un'infrastruttura tecnologica, ma oggi il mondo agricolo delle nuove imprese è consapevole che è fondamentale per avere un'agricoltura competitiva e vincente. "Gli eventi del 2022 – conclude il direttore Arpa - ci hanno fatto capire che arrivare impreparati è rischioso: bisogna investire in tecnologie per fare i conti e affrontare, in maniera vincente, le situazioni dove c'è poca acqua".

 

Per approfondimenti: 

I dati del clima in Piemonte

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