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Le mele di Frankenstein

In che modo far scoprire ai bambini la ricchezza e la varietà dei prodotti naturali? Quali iniziative mettere in campo se si è insegnanti di discipline pittoriche e non di Scienze della Terra?

  • Mimmo Cecere
  • agosto 2010
  • Martedì, 1 Settembre 0201

La maggior parte dei giovani ha scarsa conoscenza delle attività agricole, dell'origine dei cibi e dell'importanza della biodiversità in natura. Se si escludono alcuni laboratori didattici svolti negli anni della primaria e delle medie inferiori, poco o nulla viene fatto per sensibilizzare, su questi temi, gli studenti delle superiori. Come avvicinare i giovani a queste problematiche? In che modo fargli riscoprire la ricchezza e la varietà dei prodotti della terra? Come contrastare la perdita di biodiversità? Quali iniziative mettere in campo se si insegna "Discipline Pittoriche" e non "Scienze della Terra"? La risposta a questi interrogativi è arrivata, dopo qualche tempo, con questa proposta: inserire nella programmazione curricolare un'unità didattica che coniugasse arte e natura, creatività e biodiversità. Come? Invitando gli studenti, dalla prima alla quinta classe, a reinterpretare artisticamente una mela. I motivi di questa scelta: la grande familiarità del frutto con la nostra tavola, il suo simbolismo, la sua diffusione in arte, in numerosi brand commerciali e in pubblicità come testimonial. Per testare le conoscenze degli studenti sulle numerose varietà di mele presenti nel nostro territorio, all'inizio dell'autunno è stata formulata, in una decina di classi di due licei artistici milanesi, questa domanda: «quante varietà di mele conoscete?» Pochissimi hanno saputo identificarne almeno tre: le Golden, le Fuji, le Renette. La maggior parte degli intervistati ha descritto le varietà di mele in base al loro cromatismo: le rosse, le gialle e le verdi. Una risposta che associata ai colori del semaforo ha prodotto un moto d'ilarità. Qualcuno ha identificato le mele con il nome di un consorzio e qualcun altro si è spinto oltre i confini della natura citando un marchio tecnologico. Prima d'iniziare il lavoro creativo, il giorno di S. Martino ai ragazzi è stata proposta una mostra pomologica con circa 60 varietà di "mele antiche", raccolte tra la Lombardia e il Piemonte. L'esposizione di frutti del passato, non più visibili sui banchi dei supermercati, ha permesso di operare una prima distinzione tra prodotti di derivazione industriale (una decina) e frutti provenienti da piccole coltivazioni (un numero molto elevato). Mele Calvilla, Lazzeruola, Pomme cloche, Renetta ananas, Lampone, Ruggine, Florina, Catarina, sono affiorate, come d'incanto, dal passato per testimoniare con la loro forma, colore e sapore un mondo contadino antico. A questa esperienza visiva e degustativa è seguito un lavoro di ricerca iconografica, d'ideazione, di verifiche e, infine, di realizzazione di piccole sculture ispirate alla mela. In questo modo sono nate "Le mele di Frankenstein": piccole opere generate dalla biodiversità creativa degli studenti, mimando la biodiversità della natura; manufatti artistici realizzati con materiali di recupero; oggetti ludici e ibridazioni; forme fantastiche e, al tempo stesso, metafore inquietanti di un tempo che sta sconvolgendo la natura. Per celebrare l'Anno internazionale della Biodiversità, voluto dall'ONU per il 2010, in autunno verrà realizzata, negli spazi espositivi dei Licei

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