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Scuola, geologia e turismo in Piemonte

Imprigionata nelle aule universitarie, la geologia porta con sé un'eredità scomoda, di scienza difficile. Viviamo in un paese dal suolo fragile e questo concorre ad associare alla geologia un'immagine negativa. Ma rovesciare lo stereotipo è possibile

  • Gianni Boschis
  • dicembre 2009
  • Mercoledì, 30 Dicembre 2009

Partendo proprio dai vulcani, ribaltando la tesi "colpevolista", sappiamo bene quale fascino esercitino il Vesuvio, Stromboli, Vulcano o l'Etna tanto da attrarre migliaia di turisti. In epoca di Grand Tour, schiere di scrittori, poeti e pittori fecero di questi luoghi lo sfondo delle proprie pagine di viaggio (si pensi a Italianische Reise di Goethe), di romanzi (Viaggio al Centro della Terra di Verne), di emozionanti dipinti (Turner, Ruskin, ecc.). Indirettamente, sempre ai vulcani va gran parte del successo turistico di zone come il Lazio – i cui laghi più belli occupano antichi crateri – o l'Arcipelago Campano, e viene voglia di chiedersi se queste considerazioni non valgano anche per il nord del nostro Paese. La recente scoperta in Valsesia di un "super vulcano", come è stato definito dagli scienziati americani e italiani protagonisti dello studio, non fa che riconfermare, oltre 250 milioni di anni fa, uno scenario geografico alpino ben diverso da oggi!
Ci emoziona pensare che, prima che le Alpi sorgessero e l'Europa si separasse dall'Africa a partire dall'unico grande continente della Pangea, l'atmosfera potesse offuscarsi di ceneri e lapilli, il buio delle notti tardo-paleozoiche essere illuminato dai bagliori delle eruzioni e la terra scossa da potenti terremoti.
Ancor più sorprendente immaginare l'oceano che di lì a poco – si fa per dire (solo una cinquantina di milioni di anni dopo) – si sarebbe formato e la lava basaltica sprigionata, in pieno Giurassico, a migliaia di metri di profondità dai vulcani sottomarini di una dorsale oceanica: tutto ciò in una regione chiamata Piemonte che, secondo la geografia, non è bagnata dal mare!
Come possono queste scoperte e i molteplici rilevamenti geologici rivestire un interesse anche per "i non addetti ai lavori"? Registrare una ricaduta didattica o educativa, nei confronti della scuola, o più in generale turistica?
Esperienze come "Scopriminiera" in Val Germanasca, o la crescita d'interesse verso luoghi naturalistici come i Parchi Astigiani, la Valle Gesso o le "Terre Ballerine" (vicino ad Ivrea), sembrerebbero rispondere a questa domanda. Come le strutture sorte attorno a eccezionali siti geologici - miniere di sale recuperate dall'Austria alla Polonia, il grande museo multimediale di Vulcania in Alvernia, il Museo Promenade di Digne (Alta Provenza), le impronte di dinosauri del Monte Pelmetto solo per citarne alcuni - il turismo geologico sembrerebbe "pagare" non solo in termini di presenze, ma anche economicamente (!).
A piccoli passi, anche in Italia, si sta affermando un'idea diversa della geologia rispetto al prioritario intervento nelle catastrofi naturali e nei dissesti idrogeologici. La geologia incomincia a essere considerata risorsa per il tempo libero e per l'educazione scolastica, grazie agli sforzi di appassionati e al coordinamento dell'"Associazione Italiana di Geologia e Turismo", ma anche grazie a corsi di laurea come "Scienze e Cultura delle Alpi" che, all'Università di Torino, si pone l'ambiziosa missione di formare figure di specialisti capaci di leggere e interpretare l'ambiente alpino in chiave interdisciplinare e in funzione di uno sviluppo sostenibile della montagna.
Un altro obiettivo, ossia la "valorizzazione del patrimonio geologico italiano, in particolare dei geositi, ai fini di un turismo culturale qualificato" rispecchia l'interesse di nuove iniziative. Una recente ricerca promossa dall'assessorato all'Istruzione della Regione Piemonte riguarda i "geo-siti" adatti a un turismo scolastico, evidenziando un patrimonio ampio di luoghi ed esperienze proponibili per visite guidate e didattica.
L'esito del lavoro, compendiato in una guida e in una versione web dal titolo Geo-Girovagare – Scuola, Geologia e Turismo in Piemonte (distribuita agli insegnati del Piemonte con il numero di Piemonte Parchi lo scorso ottobre), mostra l'offerta pressoché completa per tipologia di temi (siti fossiliferi, miniere e cave recuperate, sentieri geomorfologici, ecomusei, grotte, ecc.) e omogeneamente distribuita in tutte le otto province piemontesi.
Si va dalle curiose e spettacolari piramidi di terra dei "Ciciu del Villar" vicino a Dronero, fino al Sentiero glaciologico dell'Alta Valsesia; dall'affascinante Museo Storico dell'Oro di Predosa agli incantevoli Cinque Laghi di Ivrea. La guida è una lettura multidisciplinare del paesaggio e sottolinea le strette relazioni che intercorrono fra la geologia, l'architettura, l'arte, l'economia e la storia. Geo-girovagare svela un volto antico del Piemonte, sorprendente se paragonato a quello di oggi, in larga parte marino, ma se godono meritata fama le conchiglie e le balenottere dell'Astigiano risalenti al "recente" Mare Padano, non altrettanto noti sono i fossili della Val Maira, riconducibili a ben più antiche barriere coralline. Eppure queste rocce calcaree danno luogo, alla Gardetta, a uno spettacolo unico al mondo: un altopiano che, nella sua struttura stratiforme, ha registrato l'evoluzione del Piemonte fra circa 300 e 150 milioni d'anni, conservando straordinari ambienti di vita del passato in un paesaggio tanto spettacolare da essere inscritto dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel Patrimonio Geologico Italiano. E mentre il lavoro di ricerca era ancora in corso, lo stesso luogo ha conosciuto il ritrovamento delle prime impronte di dinosauro scoperte in Piemonte.

 

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