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Ambiente e Spiritualità: come essere protagonisti del cambiamento del pianeta

Dal 28 settembre al 2 ottobre la 12esima edizione del festival "Torino Spiritualità", che quest'anno ha cercato un nuovo sguardo per osservarci, quello degli animali.

  • Loredana Matonti
  • settembre 2016
  • Mercoledì, 28 Settembre 2016
Torino spiritualità Torino spiritualità

Silenziosi ed enigmatici, gli animali ci vivono quotidianamente accanto, eppure il loro punto di vista rimane quello dell'assolutamente "altro", una costante provocazione capace di rivelare qualcosa di nuovo sul nostro modo di abitare il mondo.

Ecco che quest'anno Torino Spiritualità, per la 12esima edizione, in programma da mercoledì 28 settembre a domenica 2 ottobre, ha scelto di cambiare lente. L'occhio animale diviene così la chiave di lettura per riflettere sull'uomo.

Durante i cinque giorni sul tema "D'istinti animali", una serie di dialoghi, lezioni, spettacoli e meditazioni condurranno il pubblico a interrogarsi su quell'alterità irriducibile che sono gli animali e sulla loro capacità di rivelare qualcosa di nuovo su noi stessi e sul nostro modo di abitare il mondo.

Alcuni degli eventi avranno come teatro proprio alcuni Parchi, luoghi privilegiati per osservare gli animali nel loro habitat naturale e riflettere su essi.

Tra gli ospiti, la divulgatrice scientifica Lisa Signorile, che incontrerà la scrittrice Michela Murgia per una conversazione dal titolo "Sex and the Cita", in cui i più bizzarri meccanismi riproduttivi sviluppati da pesci, anfibi, rettili e, naturalmente, mammiferi, verranno portati alla luce con grazia, umorismo e rigore scientifico.

Non solo. Quest'anno, tra le varie proposte una tavola rotonda sarà dedicata al rapporto tra ambiente e religione.

Ogni anno si perdono cinquantatremila metri quadrati di foresta. In molti paesi le falde freatiche continuano ad abbassarsi, provocando croniche carenze d'acqua, e si stima che quasi il venticinque per cento delle terre emerse del pianeta siano colpite da processi di desertificazione.

E, come afferma Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai International: "la desertificazione dell'ambiente naturale corrisponde esattamente alla desertificazione spirituale della vita interiore degli esseri umani. Il rapporto tra umanità e natura è parte dei complessi nessi relazionali tra esseri umani e tra se stessi e la propria vita interiore". Muovendo da queste parole, la tavola rotonda che si terrà giovedì 29, una riflessione a più voci sul legame che unisce spiritualità e ambiente.

Ben più lontano, nel tempo e nello spazio, il famoso motto ermetico "Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso", attribuito ad Ermete Trismegisto. Massima che può essere estesa all'analogia che il pianeta stesso possa essere in realtà uno specchio, in cui la realtà riflessa può cambiare solo in virtù di quanto siamo disposti a cambiare di noi e delle nostre abitudini. E non si tratta di moralismo, ma di presa coscienza delle priorità.

Mentre molte organizzazioni sociali continueranno a dare priorità alla crescita economica e al profitto individuale, sempre più individui acquisiranno la consapevolezza che le priorità sono altre.
Come conservare il patrimonio naturale del pianeta, assicurare la sopravvivenza di tutti gli esseri nelle generazioni a venire e una crescita sostenibile e rispettosa. Consapevoli che i disastri ambientali non sono prerogativa solo del territorio in cui si verificano.

Nell'incidente nucleare di Fukushima, per citarne uno tra i tanti, le conseguenze non previste del progresso scientifico e tecnologico sono state sotto gli occhi di tutti: nel gran numero di persone costrette ad abbandonare le loro case, nella portata, grave e non ancora attenuata, della contaminazione radioattiva, negli effetti a lungo termine, a oggi sconosciuti, sulla salute della popolazione.
Perdita di vite umane, offesa alla dignità, distruzione della natura e dell'ecologia della comunità: questi sono gli atroci risultati prodotti non solo dai disastri naturali, ma dai conflitti armati e dal degrado ambientale.
Nel caso del mutamento climatico poi, nessun luogo può essere considerato del tutto privo di rischio a lungo termine; l'impatto verrà avvertito da tutti gli attuali abitanti della Terra e anche dalle generazioni future.

Che fare, quindi? Di fronte alla notizia di eventi terribili in diverse zone del mondo o di minacce spaventose all'ecologia globale, molte persone provano sofferenza e sentono l'impulso di fare qualcosa, ma in genere provano un senso di impotenza sempre più profondo.

La soluzione? La parola chiave è "responsabilità". Termine che indica l'abilità o capacità di "rispondere". Attivisti ambientali come la dottoressa keniana Wangari Maathai (1940-2011), dichiarò: "siamo chiamati ad assistere la Terra per curarne le ferite". Col suo "Movimento della Cintura Verde", descritto in "A Quiet Revolution", dimostrò come un movimento, formato da persone legate alla comunità, sia in grado di sviluppare in ogni individuo un senso di responsabilità verso il futuro. La gioia e l'orgoglio derivanti dalla consapevolezza che le proprie azioni possano contribuire all'effettivo cambiamento, libera da un senso di impotente rassegnazione, dando potere e tirando fuori l'infinito potenziale innato di ogni individuo.

Lo strumento: rispetto, semplicemente. Lo spartiacque è tutto lì. Fra l'identificazione egoistica nel proprio "Io" e la ricerca del proprio tornaconto personale, a quello della consapevolezza di essere "Uno" con la Terra. Man mano che questa consapevolezza aumenta, le persone sono chiamate a lavorare insieme e progredire verso la realizzazione della loro missione individuale, per quanto piccolo possa essere ogni singolo passo.

Il messaggio ultimo di incontri come questi dunque, è quello di diventare consapevoli che per una società globale sostenibile, ogni persona è protagonista del cambiamento. E può fare la differenza.

Programma dell'evento

"Io vivo armato d'amore
per lavorare cantando
alla costruzione del domani.
L'amore dà tutto ciò che ha:
condivido la speranza
e pianto la luce della vita nuova che viene.
Una volta, sulle cime delle Ande incendiate,
tentarono di mettere a tacere
il grido di fratellanza del mio cuore.
Ma io ho attraversato quelle fiamme
e continuo a cantare.
Non ho sentieri nuovi,
ho solo modi nuovi di percorrerli.
Con il dolore dei diseredati,
con i sogni oscuri dei bambini che dormono affamati,
ho imparato che la Terra non è solo mia.
E ho imparato in verità
che la cosa più importante è lavorare
mentre abbiamo ancora vita,
per cambiare ciò che va cambiato,
ognuno a modo suo, ognuno dove si trova."

Madeu Thiago de Mello, poeta brasiliano, che da anni lavora per proteggere la foresta pluviale amazzonica, "il polmone del mondo".

Sitografia:
www.torinospiritualita.org/

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