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AAA monolocale cercasi

Si tratti di una casa, una nursery, una trappola o magari un'alcova, la tana è un segno distintivo e irrinunciabile per molte specie animali

  • Claudia Bordese
  • novembre 2010
  • Giovedì, 2 Settembre 2010

 

Tutti hanno diritto a una casa. Uomini e animali. Ma ci sono delle differenze. Condizioni ambientali diverse come pure differenti rapporti con altre specie che convivono nel medesimo territorio, generano bisogni differenti, e sovente portano alla necessità di approntare un riparo, un nido, una tana, per sé o per la famiglia. Tale è la diversità degli organismi animali da aver portato all'evoluzione di un'ampia carrellata di soluzioni abitative, tra le quali è possibile individuare differenze sia a livello di uso che di struttura, conseguenti anche alle diverse abilità dei vari gruppi animali. Ma procediamo con ordine. La prima funzione di un nido o di una tana è ovviamente quella abitativa. Per molti animali è inevitabile il ricorso a un rifugio in cui trascorrere parte o tutta l'esistenza, un ricovero che offra ai suoi occupanti un riparo dalle intemperie e senza dubbio anche dai predatori. La protezione può essere offerta unicamente al singolo, oppure estendersi alla prole, alla famiglia intera o addirittura a una grande colonia. Tra i lepidotteri – farfalle e falene – il bozzolo in cui si rinchiude il bruco per sottoporsi alla metamorfosi in insetto adulto altro non è se non un ridottissimo monolocale, costruito dal bruco stesso grazie al filo di seta che produce e avvolge intorno al proprio corpo. In questo spazio minuscolo ma prezioso il bruco trova le condizioni ideali per mutare in farfalla, al riparo da caldo, umidità e predatori. Più semplice ma sempre ad uso monolocale è la sistemazione ideata dal paguro Bernardo, il noto crostaceo che per proteggere il suo ventre molle e indifeso sceglie di alloggiare in una conchiglia vuota, selezionata tra molte sulla base delle dimensioni e dell'eventuale ulteriore protezione offerta da un'attinia comodamente fissata su di essa.
Ma i nidi e le tane solo di rado servono a un unico proprietario. Molto più sovente la loro funzione è di offrire riparo e protezione alla prole, o quantomeno alle uova. Le soluzioni possono essere estremamente varie, spaziando dai semplici anfratti tra gli scogli in cui polpi e alcuni pesci sistemano le uova in attesa della schiusa, ai nidi degli uccelli. La funzionalità abitativa è in questo caso esaurita nelle prime fasi di sviluppo dei piccoli, pronti ad abbandonare il nido appena raggiunta la capacità di muoversi e nutrirsi autonomamente. Tra gli uccelli marini, soprattutto quelli abituati a vivere la stagione riproduttiva in colonie affollatissime, il nido non è in genere altro che un limite territoriale per segnalare ai vicini l'occupazione di quel tratto di scogliera, presidiato alternativamente dai due genitori prima per la cova e poi per lo svezzamento dei nidiacei. Ben diverso il discorso per gli uccelli tessitori, il cui nido deve anche proteggere dal sole. L'evoluzione li ha dotati dell'abilità di una ricamatrice esperta, e anche della voglia di sperimentare, che li ha portati a usare come materiale da costruzione non più i semplici ramoscelli secchi recuperati sul terreno, ma steli e fili d'erba freschi, materiale duttile, facile da annodare e intrecciare con abili movimenti del becco e del capo. La particolarità è che il nido per loro è un richiamo d'amore prima ancora che un riparo per la prole; il maschio, terminata l'opera, vi si appende cantando, esibendola alle femmine, che sceglieranno il nido più ombreggiato e fresco, ovvero il più adatto ad accogliere e proteggere la futura nidiata. Nei mammiferi, soprattutto in quelli di piccola taglia, la tana diventa il rifugio di tutta la famiglia, sovente più di un gruppo familiare. Lepri, marmotte, tassi, castori, sono in grado di costruire complesse soluzioni abitative sotterranee, con camere riservate alla dispensa, al sonno dei cuccioli, persino ai bisogni corporali, e intricate reti di collegamento che uniscono le camere tra loro e con l'esterno. Le tane sono a volte così profonde da permettere un ottimo isolamento dai rigori invernali e dagli eccessi estivi, e la particolare conformazione degli ingressi evita l'accesso ai predatori e favorisce al contempo la circolazione dell'aria nei cunicoli. Spetta comunque agli insetti sociali, formiche, termiti, api e vespe, la palma di architetti del regno animale, grazie alla capacità di costruire nidi incredibilmente articolati e complessi, veri condomini in grado di ospitare colonie di diverse centinaia – a volte migliaia – di individui, dotati di ogni servizio e comfort, comprese nursery, giardini di funghi, dispense e aria condizionata. In questi insetti l'abilità costruttiva e l'organizzazione sociale sono indubbiamente collegate. Entrambe incredibilmente sviluppate, sono probabilmente il frutto di un'evoluzione parallela, che favorendone una ha giovato anche all'altra. Come già visto con gli uccelli tessitori, il nido può assumere anche un'altra funzione oltre a quella abitativa. Può rappresentare il segnale con cui un individuo – in genere maschio – segnala alla partner potenziale sia la sua disponibilità ad accoppiarsi sia, non meno importante, la sua abilità. Mentre i nidi e le tane con funzione unicamente abitativa tendono a essere mimetici per nascondersi ai predatori, quando lo scopo è attirare una compagna l'esibizionismo non ha freni, e spazia dalle piramidi di sabbia costruite dai maschi del granchio fantasma alle spettacolari costruzioni degli uccelli giardinieri. Questi ultimi, oltre all'abilità con cui intrecciano rami e sterpi per realizzare strutture di oltre due metri di altezza, dimostrano considerevoli doti artistiche nell'attenzione con cui decorano le loro costruzioni. Foglie, bacche, penne vengono ricercate con cura e sistemate a decorare le pergole e le capanne costruite in precedenza con grande perizia. Il lavoro può richiedere mesi, e una volta terminato viene pattugliato dal costruttore, che orgoglioso canta per attirare una femmina e mostrarle il suo operato.
La cosa incredibile è che se la femmina mostra approvazione entrando nel giardino – capanna o pergola che sia –, il maschio rapido la monta e la femmina subito si allontana, per andare a deporre e covare le uova in un nido tradizionale da lei allestito in precedenza, lasciando il maschio a pattugliare il giardino in attesa di un'altra femmina da sedurre. Sono dunque "nidi zimbelli", la cui funzione è paragonabile a quella delle livree colorate dei pavoni, multicolori e appariscenti solo per attrarre le femmine ed esibire la propria maestria. Tane e nidi possono ancora avere una terza funzione, ovvero quella di trappola per la cattura di prede. Maestri in quest'arte sono i ragni con le loro tele, dimensionate e strutturate in funzione proprio della potenziale preda, sostenuti in queste incredibili opere ingegneristiche dalla versatilità e resistenza di un minuscolo filo di seta. Che si tratti di una casa, un minialloggio, una nursery, una trappola o un'alcova, la tana è un segno distintivo e irrinunciabile per molte specie animali. Pur se diffusa in tutto il regno animale, la capacità di esprimersi come grandi architetti o quantomeno esperti capomastri è comunque maggiormente sviluppata tra ragni, insetti e uccelli. Ciò va probabilmente imputato alla loro notevole capacità manipolativa, conseguenza di appendici articolate, di un apparato boccale adeguatamente modificato, di un becco preciso e di un capo mobilissimo. A queste innate abilità vanno aggiunte le dimensioni ridotte e il peso modesto, un indubbio vantaggio nella costruzione di strutture complesse e sovente sospese. Forse è questo il motivo per cui tra i mammiferi troviamo tane a struttura complessa soprattutto tra quelli di taglia ridotta, mentre quelli di dimensioni medio-grandi trovano protezione e rifugio nella collaborazione del gruppo famigliare o del branco. Un abbraccio caldo come la più accogliente delle tane.

Diecimila nidi per l'airone
Qualche segreto su un'incredibile espansione
Sono davvero pochi gli animali che in Europa stanno espandendosi numericamente. Tra questi non è sfuggita all'attenzione degli studiosi una presenza sempre più costante nei nostri cieli: l'airone cenerino. Solo nel non lontano 1978, si stimava la popolazione nidificante intorno alle 400 coppie. Dopo tre anni si potevano contare 700 nidi, saliti a 1000 nel 1984, 3000 nel 1990, 6000 nel 1994 per arrivare ai 10.000-12.000* nidi stimati ad oggi: una popolazione più che decuplicata con un'areale notevolmente espanso. Fino agli anni '70 infatti, la sua distribuzione era limitata alla Pianura Padana occidentale con il confine orientale nella valle del Ticino e alla Toscana, ma già negli anni '80 e maggiormente negli anni '90 si registrano una ricolonizzazione della Pianura Padana orientale e i primi casi di nidificazione nelle Marche (1987), in Sicilia (1987), in Liguria (1992), Abruzzo e Trentino (1994), Alto Adige (1997), Friuli Venezia Giulia (1998). Studi in Inghilterra hanno constatato cali repentini della popolazione sempre dopo inverni di gelo intenso, che probabilmente impediscono ai giovani aironi di cacciare negli stagni ricoperti di ghiaccio: non potendosi cibare gli uccelli più giovani sono destinati a morire. Negli esemplari adulti, invece, si è evidenziato un forte calo con la diffusione di prodotti chimici per l'agricoltura come DDT e antiparassitari clororganici. Lo studio, poi, ha evidenziato un forte trend positivo negli esemplari più giovani a partire dal divieto di caccia imposto nel Regno Unito (1954). In Italia un censimento iniziato proprio nel 1978 (anno di inserimento nelle specie protette) ha sottolineato come in coincidenza al divieto di caccia è cominicato un forte incremento degli ardeidi e in particolare di questa specie. Fondamentale una diversa "coscienza ambientalista" delle amministrazioni locali. La Regione Lombardia, ad esempio, ha istituito dal 1984 riserve naturali specifiche per 17 garzaie e ne ha incluse altre 18 nel sistema dei parchi; la Regione Piemonte ha attuato iniziative simili tutelando 14 garzaie dalla fine degli anni '80, l'Emilia Romagna si è adoperata tutelando l'87% delle sue garzaie. Nel complesso, l'andamento favorevole dell'airone cenerino e, in parte anche degli altri ardeidi coloniali, è dovuto probabilmente a una concomitanza di fattori come il minor numero di uccisioni, il clima invernale mite e i notevoli interventi di conservazione dei siti riproduttivi e magari altri meccanismi tuttora sconosciuti.
*Fonte: Fasola et al., Censimento nazionale italiano garzaie-Italia nord-occidentale 2002
Massimo Piacentino

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