Innanzi tutto è necessario premettere che una politica forestale comunitaria nel vero senso del termine non esiste ancora. Infatti fino ad oggi la Comunità si è limitata a svolgere azioni nel quadro di altre politiche come quella agraria, la ricerca, la politica regionale o la tutela dell'ambiente ed essa sembra piuttosto destinata ad orientarsi verso un ruolo di coordinamento tra i diversi programmi nazionali che di decisione soprannazionale.
Ciò non toglie che iniziative nel campo forestale sono state sovente prese dalla Commissione e anche dal Parlamento che nel 1983 aveva già evocato le necessità di una politica comunitaria in questo campo e che nell'ambito delle sue commissioni esamina regolarmente questioni che si potrebbero definire «forestali» come le piogge acide o ia lotta contro gli incendi. Non si deve però dimenticare che una maggiore consapevolezza da parte del pubblico, grazie all'opera dei mass media e delle associazioni per la protezione della natura, ha dato un impulso decisivo a queste azioni e la CEE, confrontata al bilancio tutt'altro che positivo della situazione forestale, ha dovuto ricorrere a provvedimenti che molti però considerano ancora insufficienti.
Nella Comunità le foreste sono gravemente danneggiate dall'inquinamento oltre che dalle malattie provocate da organismi nocivi per non parlare delle calamità naturali e degli incendi che da soli nel 1985 hanno distrutto più di 300.000 ettari di bosco. In certi paesi europei la situazione si sta degradando molto rapidamente, come in Germania o nella parte orientale della Francia dove l'inquinamento dovuto soprattutto alle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto ha già distrutto rispettivamente il 50% ed il 40% del patrimonio forestale.
Prima di esaminare le azioni intraprese dalla Commissione e le proposte che essa ha fatto al Consiglio (che in certi casi ha fatto orecchie da mercante) per migliorare la situazione, sarebbe forse utile analizzare le cause che ancora oggi determinarlo l'assenza di una vera politica forestale comunitaria.
Le diverse condizioni naturali ed economiche e la storia dei vari Stati membri hanno determinato una profonda diversità nelle rispettive situazioni forestali. Anche se le politiche in vigore nei diversi paesi perseguono essenzialmente gli stessi obiettivi, come un aumento della produzione o la salvaguardia del patrimonio boschivo, profonde divergenze sussistono in parecchi campi. Ogni Stato membro dispone di leggi forestali che però a seconda dei casi possono apparire sotto forma di leggi quadro, di regolamenti e persino di codici forestali.
I mezzi utilizzati per realizzare determinati obiettivi divergono da paese a paese. Infatti onde incoraggiare la produzione si possono elargire sovvenzioni o concedere sgravi fiscali a seconda che si vogliano avvantaggiare i piccoli o i grandi produttori. L'ammontare delle spese pubbliche può dal canto suo variare da un minimo di 0,50 Ecu per ettaro nel Lussemburgo fino ad un massimo di 91,6 Ecu per ettaro in Irlanda.
Divergenze esistono anche nei livelli decisionali e a questo proposito il decentramento che sembra generalizzarsi in Europa complica ancora di più le cose a livello comunitario. Attualmente, anche se le grandi linee della politica forestale sono ancora decise dall'amministrazione centrale, gli aspetti più specifici sono di competenza delle regioni ed è noto che quando si stipulano degli accordi multilaterali uno Stato membro non può delegare ad un'autorità soprannazionale poteri di cui non dispone più.
Infine divergenze a livello amministrativo poiché in certi paesi per i problemi forestali sono competenti i ministeri dell'agricoltura ed in certi altri i ministeri dell'ambiente che a seconda dei casi possono affidare la gestione dei boschi a servizi dello Stato, ad organi parastatali o persino ad enti pubblici.
In un primo tempo si sarebbe potuto temere che le iniziative comunitarie si arenassero a causa della difficoltà di stabilire regole uniformi per situazioni a tal punto diverse. Il bilancio dell'azione CEE si è rivelato però molto positivo e questo grazie all'elasticità dei dispositivi adottati. Si può infatti affermare che la politica della Comunità nel campo forestale ha seguito due linee direttrici: una di coordinamento e una di azioni comunitarie ad hoc.
Per quanto riguarda il coordinamento si possono ricordare principalmente due aspetti. Il primo è affidato al Comitato di coordinamento delle politiche forestali (COFOR) che tenta di realizzare la massima convergenza delle varie politiche nazionali. Il secondo compito si potrebbe definire di armonizzazione delle varie normative, solamente su un numero ridotto di aspetti ben precisi, come la direttiva sulla standardizzazione di legnami grezzi dei 1968 o le disposizioni relative alle sementi e ai materiali di moltiplicazione forestali dello stesso anno o le disposizioni regolamentari in materia di protezione fitosanitaria del 1976 e la costituzione di un comitato fitosanitario.
Le azioni forestali ad hoc, dal canto loro, sono finanziate, in assenza di un programma specifico, da diversi strumenti comunitari per una somma totale che ammonta a 469 milioni di Ecu tra ii 1980 ed il 1984. La maggior parte dei progetti sono stati finanziati dal Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (274 milioni di Ecu) soprattutto nelle zone mediterranee della Francia, dell'Italia e della Grecia e comprendevano tra i loro obiettavi l'imboschimento, il ripristino delle foreste degradate, la sistemazione di torrenti e la costruzione di strade forestali. Hanno altresì partecipato ai progetti il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo ed anche la Banca europea per gli investimenti che ha accordato prestiti per azioni in paesi al di fuori della Comunità. Come i finanziamenti anche i progetti di ricerca sono gestiti da diversi programmi come quello intitolato «Il legno, materia prima rinnovabile» o quello che porta sullo sviluppo integrato delle risorse naturali rinnovabili (nel quadro di Fast II) o ancora nell'ambito del programma «energia non nucleare» alcuni progetti dimostrativi sullo sviluppo della tecnologia per l'uso della biomassa forestale a scopi energetici.
Si può comunque affermare che i principi che ispirano l'azione comunitaria perseguono tre obiettivi principali che corrispondono alle tre funzioni, ambientale, economica e ricreativa, del patrimonio forestale. Innanzi tutto è essenziale rinforzare la protezione della foresta. l pericoli che la minacciano sono infatti in continuo aumento: insetti e microrganismi, incendi, calamità naturali, impoverimento genetico e piogge acide, punto sul quale il Consiglio ha preso delle disposizioni come la regolamentazione del tenore di piombo nella benzina.
È inoltre indispensabile valorizzare maggiormente la foresta. Dal punto di vista economico ciò implicherebbe uno sfruttamento più ampio e più razionale delle possibilità esistenti che si potrebbe attuare migliorando le condizioni in cui operano gli agenti economici del settore: creazione di associazioni di produttori forestali, miglioramento della rete di trasporto, ricerca di sbocchi adeguati. L'ultimo obiettivo essenziale è quello di promuovere lo sviluppo della foresta. Infatti l'agrisilvicoltura non potrebbe solamente rivelarsi molto adatta alle parti meno produttive delle aziende agricole, ma potrebbe anche occupare quei terreni che non sono più adibiti ad uso agricolo a seguito della crisi causata dalle eccedenze di produzione. Essa potrebbe inoltre costituire un fattore notevole di sviluppo delle regioni più svantaggiate dei Dodici. A questo proposito sono stati varati diversi programmi di incentivi destinati agli agricoltori che sostituiscono le colture annuali con la silvicoltura. Questi risultati indubbiamente incoraggianti non autorizzano la CEE a riposarsi sugli allori. Come abbiamo visto, la tematica estremamente complessa che richiede l'intervento di varie discipline e soprattutto le condizioni sempre più critiche in cui si trova il nostro patrimonio forestale, richiedono interventi precisi, rapidi ed efficaci.
Jas Gawronski é nato a Vienna il 7 febbraio 1936. Laureato in legge all'Università di Roma, é stato corrispondente de «Il Giorno» da Varsavia per tutti i Paesi dell'Est europeo fino al 1962. Da tale anno è stato prima inviato speciale della Rai in diversi Paesi (Stati Uniti, illuda, Vietnam, Taiwan, Est europeo), poi corrispondente e capo corrispondente della Rai da New York, Parigi ed infine Varsavia. Giornalista e pubblicista é autore dí diverse pubblicazioni sull'Europa.