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Morendo sotto la pioggia

Piogge acide ed incendi hanno distrutto nel 1985 più di 300.000 ettari di bosco. Di questo drammatico tema tratta il quinto articolo ripubblicato tra i più interessanti comparsi nella nostra rivista dal 1983 a oggi.

Questa settimana l'articolo è di Jas Gawronski, reperibile nell'archivio sul numero 14 dell'anno 1986.

 

 

  • Jas Gawronski
  • Febbraio 2023
  • Mercoledì, 22 Febbraio 2023
Paesaggio dolomitico, un habitat oggi a rischio per il cambiamento climatico - Foto Pixabay Paesaggio dolomitico, un habitat oggi a rischio per il cambiamento climatico - Foto Pixabay

Innanzi tutto è necessario premet­tere che una politica forestale co­munitaria nel vero senso del termine non esiste ancora. Infatti fino ad oggi la Comunità si è limitata a svolgere azioni nel quadro di altre politiche come quella agra­ria, la ricerca, la politica regionale o la tutela dell'ambiente ed essa sem­bra piuttosto destinata ad orientarsi verso un ruolo di coordinamento tra i diversi programmi nazionali che di decisione soprannazionale.

Ciò non toglie che iniziative nel cam­po forestale sono state sovente pre­se dalla Commissione e anche dal Parlamento che nel 1983 aveva già evocato le necessità di una politica comunitaria in questo campo e che nell'ambito delle sue commissioni esamina regolarmente questioni che si potrebbero definire «forestali» co­me le piogge acide o ia lotta contro gli incendi. Non si deve però dimenticare che una maggiore consapevolezza da parte del pubblico, grazie all'opera dei mass media e delle associazioni per la protezione della natura, ha da­to un impulso decisivo a queste azioni e la CEE, confrontata al bilan­cio tutt'altro che positivo della situa­zione forestale, ha dovuto ricorrere a provvedimenti che molti però consi­derano ancora insufficienti.

Nella Comunità le foreste sono gra­vemente danneggiate dall'inquina­mento oltre che dalle malattie provo­cate da organismi nocivi per non parlare delle calamità naturali e de­gli incendi che da soli nel 1985 han­no distrutto più di 300.000 ettari di bosco. In certi paesi europei la situa­zione si sta degradando molto rapidamente, come in Germania o nella parte orientale della Francia dove l'inquinamento dovuto soprattutto alle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto ha già distrutto ri­spettivamente il 50% ed il 40% del patrimonio forestale.

Prima di esaminare le azioni intra­prese dalla Commissione e le propo­ste che essa ha fatto al Consiglio (che in certi casi ha fatto orecchie da mercante) per migliorare la situa­zione, sarebbe forse utile analizzare le cause che ancora oggi determina­rlo l'assenza di una vera politica fo­restale comunitaria.

Le diverse condizioni naturali ed economiche e la storia dei vari Sta­ti membri hanno determinato una profonda diversità nelle rispettive si­tuazioni forestali. Anche se le politiche in vigore nei di­versi paesi perseguono essenzial­mente gli stessi obiettivi, come un aumento della produzione o la salva­guardia del patrimonio boschivo, profonde divergenze sussistono in parecchi campi. Ogni Stato membro dispone di leggi forestali che però a seconda dei ca­si possono apparire sotto forma di leggi quadro, di regolamenti e persi­no di codici forestali.

I mezzi utilizzati per realizzare deter­minati obiettivi divergono da paese a paese. Infatti onde incoraggiare la produzione si possono elargire sov­venzioni o concedere sgravi fiscali a seconda che si vogliano avvantag­giare i piccoli o i grandi produttori. L'ammontare delle spese pubbliche può dal canto suo variare da un mi­nimo di 0,50 Ecu per ettaro nel Lus­semburgo fino ad un massimo di 91,6 Ecu per ettaro in Irlanda.

Divergenze esistono anche nei livel­li decisionali e a questo proposito il decentramento che sembra genera­lizzarsi in Europa complica ancora di più le cose a livello comunitario. At­tualmente, anche se le grandi linee della politica forestale sono ancora decise dall'amministrazione centra­le, gli aspetti più specifici sono di competenza delle regioni ed è noto che quando si stipulano degli accor­di multilaterali uno Stato membro non può delegare ad un'autorità soprannazionale poteri di cui non di­spone più.

Infine divergenze a livello ammini­strativo poiché in certi paesi per i problemi forestali sono competenti i ministeri dell'agricoltura ed in certi altri i ministeri dell'ambiente che a seconda dei casi possono affidare la gestione dei boschi a servizi dello Stato, ad organi parastatali o persi­no ad enti pubblici.

In un primo tempo si sarebbe potuto temere che le iniziative comunitarie si arenassero a causa della difficol­tà di stabilire regole uniformi per si­tuazioni a tal punto diverse. Il bilancio dell'azione CEE si è rivela­to però molto positivo e questo gra­zie all'elasticità dei dispositivi adot­tati. Si può infatti affermare che la politica della Comunità nel campo forestale ha seguito due linee direttrici: una di coordinamento e una di azio­ni comunitarie ad hoc.

Per quanto riguarda il coordinamen­to si possono ricordare principal­mente due aspetti. Il primo è affida­to al Comitato di coordinamento del­le politiche forestali (COFOR) che tenta di realizzare la massima con­vergenza delle varie politiche nazio­nali. Il secondo compito si potrebbe defi­nire di armonizzazione delle varie normative, solamente su un numero ridotto di aspetti ben precisi, come la direttiva sulla standardizzazione di legnami grezzi dei 1968 o le disposi­zioni relative alle sementi e ai mate­riali di moltiplicazione forestali dello stesso anno o le disposizioni regolamentari in materia di protezione fito­sanitaria del 1976 e la costituzione di un comitato fitosanitario.

Le azioni forestali ad hoc, dal canto loro, sono finanziate, in assenza di un programma specifico, da diversi strumenti comunitari per una som­ma totale che ammonta a 469 milio­ni di Ecu tra ii 1980 ed il 1984. La maggior parte dei progetti sono stati finanziati dal Fondo europeo agrico­lo di orientamento e di garanzia (274 milioni di Ecu) soprattutto nelle zone mediterranee della Francia, dell'Ita­lia e della Grecia e comprendevano tra i loro obiettavi l'imboschimento, il ripristino delle foreste degradate, la sistemazione di torrenti e la costru­zione di strade forestali. Hanno altresì partecipato ai progetti il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fon­do sociale europeo ed anche la Ban­ca europea per gli investimenti che ha accordato prestiti per azioni in paesi al di fuori della Comunità. Come i finanziamenti anche i proget­ti di ricerca sono gestiti da diversi programmi come quello intitolato «Il legno, materia prima rinnovabile» o quello che porta sullo sviluppo inte­grato delle risorse naturali rinnovabi­li (nel quadro di Fast II) o ancora nell'ambito del programma «energia non nucleare» alcuni progetti dimo­strativi sullo sviluppo della tecnolo­gia per l'uso della biomassa foresta­le a scopi energetici.

Si può comunque affermare che i principi che ispirano l'azione comu­nitaria perseguono tre obiettivi prin­cipali che corrispondono alle tre fun­zioni, ambientale, economica e ri­creativa, del patrimonio forestale. Innanzi tutto è essenziale rinforzare la protezione della foresta. l perico­li che la minacciano sono infatti in continuo aumento: insetti e micror­ganismi, incendi, calamità naturali, impoverimento genetico e piogge acide, punto sul quale il Consiglio ha preso delle disposizioni come la regolamentazione del tenore di piombo nella benzina.

È inoltre indispensabile valorizzare maggiormente la foresta. Dal punto di vista economico ciò implichereb­be uno sfruttamento più ampio e più razionale delle possibilità esistenti che si potrebbe attuare migliorando le condizioni in cui operano gli agen­ti economici del settore: creazione di associazioni di produttori forestali, miglioramento della rete di traspor­to, ricerca di sbocchi adeguati. L'ultimo obiettivo essenziale è quel­lo di promuovere lo sviluppo della foresta. Infatti l'agrisilvicoltura non po­trebbe solamente rivelarsi molto adatta alle parti meno produttive del­le aziende agricole, ma potrebbe an­che occupare quei terreni che non sono più adibiti ad uso agricolo a se­guito della crisi causata dalle ecce­denze di produzione. Essa potrebbe inoltre costituire un fattore notevole di sviluppo delle regioni più svantag­giate dei Dodici. A questo proposito sono stati varati diversi programmi di incentivi destinati agli agricoltori che sostituiscono le colture annuali con la silvicoltura. Questi risultati in­dubbiamente incoraggianti non au­torizzano la CEE a riposarsi sugli al­lori. Come abbiamo visto, la temati­ca estremamente complessa che ri­chiede l'intervento di varie discipline e soprattutto le condizioni sempre più critiche in cui si trova il nostro patrimonio forestale, richiedono in­terventi precisi, rapidi ed efficaci.

 

Jas Gawronski é nato a Vienna il 7 feb­braio 1936. Laureato in legge all'Univer­sità di Roma, é stato corrispondente de «Il Giorno» da Varsavia per tutti i Pae­si dell'Est europeo fino al 1962. Da tale anno è stato prima inviato spe­ciale della Rai in diversi Paesi (Stati Uniti, illuda, Vietnam, Taiwan, Est euro­peo), poi corrispondente e capo corri­spondente della Rai da New York, Pa­rigi ed infine Varsavia. Giornalista e pubblicista é autore dí di­verse pubblicazioni sull'Europa.

 

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