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Il Piemonte misura la sua sua “impronta di carbonio”

La carbon footprint o impronta di carbonio misura la quantità di gas ad effetto serra emessa da un prodotto, un servizio o da un'organizzazione, permettendo di stabilirne l'impatto sul clima del pianeta. E' un indicatore importante, soprattutto per chi ha responsabilità pubbliche, per quantificare le emissioni climalteranti e, di conseguenza, individuare le misure di riduzione. La Regione Piemonte lo ha utilizzato in un progetto sperimentale che ha misurato le emissioni di due sedi lavorative: abbiamo chiesto agli "addetti ai lavori" come hanno fatto e con quali risultati.

  • Alessandro Paolini
  • Giugno 2022
  • Giovedì, 22 Settembre 2022
Foto Pixabay Foto Pixabay

Cosa misura l'impronta di carbonio e chi la utilizza

L'oggetto della misura sono i gas a effetto serra, così come individuati e definiti dal Protocollo di Kyoto. L'unità di misura utilizzata è la "tonnellata di CO2 equivalente" che valuta l'effetto serra complessivamente prodotto da tali gas prendendo come riferimento quello prodotto dalla CO2, considerato pari a 1.
E' un indicatore utilizzato tanto nel settore privato che in quello pubblico. Nel primo caso è un valore aggiunto per le aziende che lo adottano, perché oggi i consumatori, sempre più attenti all'ambiente, preferiscono prodotti e servizi che lo rispettano.
Alle pubbliche amministrazioni è utile, da un lato, per valutare e quantificare gli impatti emissivi delle politiche di settore e - dall'altro – per monitorare l'efficienza ambientale ed energetica delle proprie strutture, indagandone le emissioni di gas a effetto serra.

Il progetto

La Regione Piemonte nel 2019 ha aderito ad un'iniziativa del Ministero per la Transizione Ecologica (MITE), promossa nell'ambito del Progetto CReIAMO PA, tra le cui attività era previsto il calcolo sperimentale della carbon footprint di alcune sedi regionali torinesi.
Quelle interessate sono state la Direzione Ambiente, Energia e Territorio di via Principe Amedeo 17 (che ha anche coordinato il progetto) e il Museo Regionale di Scienze Naturali in via Giolitti 36, che fa capo alla Direzione Cultura e Turismo.
Ma come sono avvenute le misurazioni?
"Abbiamo utilizzato un applicativo fornito dal MITE che si chiama Bilan Carbon e che grazie a precisi fattori di conversione permette di desumere i dati raccolti in tonnellate di CO2 annue emesse" spiega Giorgio Pelassa del Settore sviluppo sostenibile, biodiversità e aree naturali, tra i funzionari che hanno seguito il progetto.
Il modello Bilan Carbon permette di trattare i dati e di conseguenza di valutare le emissioni di gas climalteranti, derivanti da diverse fonti, ad esempio dalle bollette dei consumi energetici, in funzione del mix energetico e quindi delle diverse fonti di energia, come l'eolico, il termico, l'idroelettrico, ciascuna delle quali implica emissioni di gas serra differenti. Ma se per l'energia si tratta di un calcolo relativamente semplice, la faccenda si complica quando consideriamo il trasporto. Innanzitutto abbiamo dovuto risalire alle percentuali di utilizzo dei vari mezzi di trasporto da parte dei dipendenti per recarsi in ufficio o nelle trasferte. Bus, tram, treno, aereo, auto producono quantità di gas a effetto serra molto diverse. Poi c'è il parco auto regionale: bisogna tener conto del tipo di carburante utilizzato dai veicoli di servizio (benzina, gasolio, metano, gpl, elettricità) e di quanti chilometri sono stati percorsi. Infine abbiamo preso in considerazione anche gli arredi degli uffici: ogni dipendente ha in dotazione circa 20 chilogrammi di arredi (tra scrivania, sedia, scaffale, ecc.) che sono costituiti in percentuali diverse da legno, plastica, metallo, ecc., e incidono in misura differente sull'impronta ecologica".
Ma le misurazioni hanno considerato una svariata quantità di altri dati anche molto eterogenei fra di loro.
"Tra le misurazioni più difficili ci sono state quelle delle emissioni provocate dalle macchinette del caffè, dai rifiuti prodotti dagli uffici e dalla cancelleria, tutte voci che hanno un impatto sicuramente minore rispetto ai consumi energetici o ai trasporti, ma che sono comunque entrate nel novero degli elementi da considerare e valutare grazie all'applicativo" prosegue Pelassa. "Per quanto riguarda i rifiuti abbiamo calcolato una media fra misurazioni dirette e stime, mentre per stabilire la cancelleria utilizzata siamo risaliti alle fatture di acquisto e abbiamo anche calcolato la distanza tra il fornitore e gli uffici e quindi i chilometri percorsi e le relative emissioni."
In che modo la raccolta dei dati al Museo Regionale di Scienze Naturali si è differenziata rispetto a quella degli uffici di via Principe Amedeo?
"Il Museo è stato scelto come sede della sperimentazione per le sue peculiarità che lo rendono diverso da una semplice sede di uffici" spiega Fabrizio Longo, Aiuto Conservatore della sezione di Botanica del MRSN che, con Massimiliano Senesi della sezione Mineralogia, è referente del progetto. "Il fatto che il museo sia ancora chiuso al pubblico, in attesa che si concludano i lavori di adeguamento edile e impiantistico dopo lo scoppio che lo danneggiò nove anni fa, comporterà al momento della riapertura la necessità di completare e aggiornare i dati raccolti, perché ovviamente quelli attuali non tengono conto dell'afflusso di visitatori che arrivano con mezzi di trasporto diversi, da luoghi anche lontani. I beni contenuti nella sede del museo, inoltre, sono particolari: si tratta di reperti afferenti alle Sezioni di Botanica, Entomologia, Mineralogia-Petrografia e Geologia, Paleontologia e Zoologia ma anche di beni librari conservati presso la Biblioteca, di strumentazione scientifica, di modelli in gesso, vetroresina o costituiti da altri materiali. Per la difficoltà di stabilire il loro impatto in termini di emissioni, abbiamo svolto numerose riunioni con tecnici esperti del Ministero e molti dei calcoli sono stati fatti in base a stime. E' stato un lavoro interessante perché essendo un'attività pilota non avevamo metodologie consolidate da seguire ma abbiamo dovuto comprendere in prima persona come affrontare e risolvere determinate problematiche" conclude Longo.

I risultati

I risultati, che si riferiscono al 2019, sono contenuti in un report finale che è stato allegato, insieme ad altri documenti tecnici, al primo stralcio della Strategia Regionale sul Cambiamento Climatico, adottato quest'anno dalla Regione Piemonte. Tutti i documenti e le informazioni sono online, nella sezione del sito regionale dedicata alla Carbon Footprint

Le conclusioni evidenziano come i trasporti ed i consumi energetici siano responsabili della maggior parte delle emissioni. In entrambi i casi studio si osserva invece come il settore rifiuti, sul quale da anni si realizzano attività di riduzione e di differenziazione, abbia fornito buoni risultati, con valori emissivi ormai ridotti al minimo. Il calcolo della carbon footprint aiuta a definire delle priorità d'intervento, ed è interessante notare come queste ultime siano differenti nelle due sedi oggetto di sperimentazione: il settore trasporti, potrebbe essere strategico per la sede di Via Principe Amedeo, ma al momento è meno significativo per il Museo Regionale di Scienze Naturali (in virtù della chiusura al pubblico), mentre il settore energetico sembrerebbe prospettare maggiori margini di riduzione, fermo restando il limite architettonico e strutturale derivante dal lavorare su edifici storici, come l'edificio che ospita il Museo.

Da non sottovalutare sono le emissioni dei beni durevoli, la cui riduzione può essere prevista ad esempio ponendo forte attenzione all'applicazione dei criteri ambientali minimi in fase di acquisto di arredi e attrezzature.
La conclusione, dunque, è che ci sono margini di riduzione con interventi di efficientamento energetico, mobilità sostenibile, acquisti verdi. La metodologia utilizzata, al netto delle approssimazioni e di eventuali imprecisioni di calcolo, rappresenta in modo efficace la realtà dei siti oggetto di sperimentazione e i dati derivanti dal calcolo della carbon footprint potranno essere utilizzati per dimensionare eventuali progetti di riduzione o interventi di compensazione delle emissioni di gas serra in modo oggettivo attraverso procedure e metodologie ormai consolidate e riconosciute.

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