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Bestiario moderno

Dopo il clamore suscitato sui social dall'articolo Toporagno, il terrore corre nel sottobosco per l'uso di alcuni termini cruenti, riproponiamo un vecchio editoriale (maggio 1999) che riflette sul 'naturale' uso delle parole. 

  • Gianni Boscolo
  • Maggio 1999
  • Giovedì, 11 Febbraio 2021
Foto Pixabay Foto Pixabay

Nel Medioevo le prime osservazioni del comportamento animale diventarono Bestiari, ossia compilazioni a uso degli uomini in cui 'pregi e difetti' degli animali costituivano un pretesto per lezioni di morale. Oggi esiste ancora uno zoo linguistico, metaforico e simbolico, di cui facciamo ampio uso quasi inconscio.

Gazzella evoca l'auto blu che di solito 'sgomma' e non l'elegante erbivoro della savana. Lo stesso dicasi per la pantera la cui accelerazione ricorda lo scatto del felino. L'ape è un triciclo mosso da un motorino a due tempi che ronza come l'insetto mellifero. L'elenco è lunghissimo ma ciò che va mutando è che si sta perdendo l'immagine originale sostituita dalla metafora.
La giraffa ad esempio, ai più ricorda il microfono sospeso per le riprese televisive in studio. Le lucciole, essendo sparite quelle originali, presenti anche in città, sono sostituite da quelle che invadono anche le campagne, ma non lampeggiano con l'addome. La piovra è la mafia e non l'abitante dei mari, come lo sciacallo è per i più non un canide quanto colui che ruba approfittando di una sciagura. E via passando per cimici, vespe, gru, pescecani, vivendo passivamente come greggi e distogliendo lo sguardo dalle brutture facendo lo struzzo.
C'è poi il mondo della politica che pare affascinato da quello animale pieno com'è di balene bianche, elefanti, asinelli, coccinelle, orsetti, con frequenti sconfinamenti nel mondo vegetale delle rose, garofani, querce, ecc.

La confusione linguistica non è certo la cosa peggiore che la nostra specie dominante infligge alle altre. Anche sapendolo il gorilla, ad esempio, è improbabile che se la prenda se viene scambiato per un guardiaspalle di un vip. Su una cosa però, se potessero, sicuramente gli animali si adombrerebbero: l'uso dell'aggettivo bestiale, quando una cosa ci suscita un orrore infinito.

I campi di sterminio, i lager, le pulizie etniche (sotto ogni latitudine), i feroci conflitti, lo sfruttamento dei bambini... l'elenco delle cose che etichettiamo come bestiali è lunghissima. Ma è errata. Non bestiali bensì umane. Tragiche, atroci, orripilanti. Ma umane, esclusivamente umane.

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