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Una grande opera per la Pianura Padana

La Federazione Italiana Amici della Bicicletta

Fiumi e biciclette. Un accostamento spontaneo. Pedalare su una strada che costeggia un fiume è naturale quasi quanto scivolare in barca sulla sua superficie. Ben lo sanno oltralpe i 300 mila pedalatori che percorrono ogni anno la celeberrima Donauradweg: sette giorni in bicicletta sulle sponde del Bel Danubio Blu, dove pedalare è come un giro di walzer. Ma da quelle parti non di solo folclore si tratta: tra Baviera e Carinzia la bicicletta significa lavoro per locande (Gasthof) e affittacamere (Zimmer), senza contare i numerosi laboratori di pronto intervento (Farrhad Service) collocati in ogni contrada. In sostanza un preciso e ben calcolato ritorno economico, in grado di coniugare il turismo con la tutela del paesaggio. E non c'è solo il Danubio. A nord delle Alpi, infatti, l'abbinamento tra biciclette e ambienti fluviali (e lacustri) è pressoché una costante: Drava, Reno, Loira, Elba e molti altri corsi d'acqua minori sono interessati da ciclovie frequentate da stuoli di pedalatori (molti sono i casi in cui ruote e pedali viaggiano in simbiosi con grandi e accoglienti chiatte). La Ciclovia dell'Elba, ad esempio, è stata percorsa nel 2010 da 155 mila ciclisti, e la spesa media dei cicloturisti in quel tratto è di 66 euro al giorno a persona. Ben 70 mila ciclisti percorrono ogni anno per intera la Ciclovia del Danubio, grazie ai quali nel 2010 l'Austria ha fatturato 72 milioni di euro! Pedalare lungo il Po Economia e ambiente sono dunque il risultato del binomio fiume-bicicletta. E a mezzogiorno dell'arco alpino? In Italia la situazione è purtroppo diversa. Con l'eccezione dell'Alto Adige, dove tutti i principali corsi d'acqua sono interessati da una ciclabile protetta, in gran parte delle regioni italiane il cicloturismo è ancora un'opportunità non colta. Non fa eccezione il primo fiume italiano, il Po, "l'amato" Padus: il "miracolo che abita in fondo al pentolone padano, intasato da capannoni, porcilaie, autostrade" (l'immagine è di Paolo Rumiz che di biciclette se ne intende). Il Po: grande via d'acqua e grande opportunità di mobilità dolce fra le Alpi e l'Adriatico, fra il Monviso e il Delta. Non solo, una via internazionale: l'asta del Po è compresa in Eurovelo 8, grande itinerario europeo da Cadice alla Grecia. Nonostante sia questione posta da tempo, la ciclabilità del Po non ha ancora trovato una risposta soddisfacente. Non mancano però segnali incoraggianti, quali la destinazione di un finanziamento specifico al Po nella legge quadro nazionale sul turismo (L. 135/2001), la creazione del Sistema Po di Lombardia, l'instaurarsi di accordi fra enti locali e l'Agenzia Interregionale per il Fiume Po (AIPO) per agevolare la fruizione ciclistica dell'argine maestro. Va inoltre citato il progetto strategico speciale "Valle del Fiume Po", elaborato dalla pluralità di enti interessati dal corso del fiume che aveva fra le finalità la sua fruizione sostenibile, a partire dall'utilizzo della bicicletta. Recente la presentazione a Milano del Progetto "VENTO". Elaborato dal Politecnico di Milano lo studio "VENTO" prefigura una ciclovia lungo il Po con collegamenti alle città di Venezia e Milano (VENezia-TOrino, da cui l'acronimo VENTO). Uno studio completo, che sulla base di esperienze similari sui grandi fiumi europei prefigura un ritorno economico importante. E, soprattutto, un favorevolissimo rapporto tra investimenti e ricavi. Dal Monviso al Delta Monotono? Solo un osservatore superficiale può giudicare così il viaggio a pedali in compagnia del Po. In realtà proprio la bicicletta si rivela il mezzo ideale per conoscere e apprezzare le molte variabili "nascoste" nella foschia della Pianura Padana. Il mulinare lento dei pedali, in sintonia con il lento andare del Grande Fiume. Le decine di piccoli borghi prima alti e discosti dal fiume (Carmagnola, Gassino, Valenza, San Zenone), poi appoggiati all'argine maestro: Caorso, Zibello, Roccabianca, Colorno, Casalmaggiore, Gualtieri, Guastalla, Ostiglia, Bondeno, Mesola, Contarina. Ogni borgo è un approdo color rosso-mattone, fatto di porticati, di palazzi e castelli, di incontri con la gente di Po che ancora vive del e con il fiume. E fra un approdo e l'altro i cascinali, gli edifici rurali con le corti, abitazioni da "casanti", ancora abitate da uomini e mandrie bovine. E che dire del privilegio del refrigerio di una fontana di piazza, dell'ombra di un bosco di ripa, regali inattesi in un soleggiato giorno d'estate. Scendere dall'argine e dirigersi alla riva, per attingere dal fiume l'energia primordiale dei suoi vasti ghiareti, la distanza "amazzonica" fra le sponde. Affacciarsi dal ponte di Casalgrasso a sbirciare il Monviso che si riflette nell'acqua, respirare storia sabauda a Torino. E proseguire a oriente fra campi di riso, fra "terre d'acqua", mentre sui crinali del Monferrato sfilano medioevali profili. Ogni affluente porta al Po testimonianze alpine, o d'Appennino. E il paesaggio oscilla tra la natura della golena umida, con pioppi e salici altissimi e rassicuranti querce dai tronchi colonnari, e gli estesi coltivi che si alternano in base alle stagioni. Nonostante l'intensa frequenza, chi scrive trova ancora in queste terre sorprese: una nuova lanca, un meandro, un bosco, "segreti" impossibili da cogliere se frettolosi o motorizzati. Occorre insomma lo spirito giusto, quello di Mario Soldati quando, nel 1957, discese il Po alla ricerca dei cibi e delle ricette introvabili se non nei ristori sulla riva, lambiti dall'acqua della piena che a volte invade questi luoghi sacri. Passata la piena, questi casotti ripropongono la frittura di pesciolini impanati e di bocconi di pesce gatto reso per miracolo commestibile da ricette un po' magiche. E che dire dei piatti a base di riso, e le paste ripiene di ogni cosa, dal magro di ricotta ed erbette, alla zucca e alle carni dei cappelletti, tortellini, anolini in brodo... Pedalare lungo il Po? È possibile... E ora è anche più facile con la Guida "La Ciclovia del Po". Due volumi: con il primo si va dalla sorgente al Pian del Re a Mantova, con il secondo si giunge al delta sull'Adriatico. Frutto dell'esperienza e dei sopralluoghi dei due autori, Claudio Pedroni, responsabile reti ciclabili FIAB, e Antenore Vicari, tour operator torinese specializzato in viaggi in bicicletta, la guida descrive un percorso su entrambe le sponde (697 km in sponda sinistra, 706 km in sponda destra), sfruttando la principale risorsa disponibile, l'argine maestro, ovvero l'ultima difesa dalle piene, che presenta situazioni varie a seconda delle destinazioni d'uso (si va da autentiche, lunghe ciclabili, a tratti coincidenti con strade come l'ex statale 62 in Emilia, a tratti sterrati non ovunque permessi come in Piemonte). I tratti di pista ciclabile in senso stretto, riservati alle biciclette a norma di Codice della Strada, riguardano solo una parte dei percorsi descritti, per il resto si pedala perlopiù su strade a bassa intensità di traffico toccando i centri abitati più caratteristici (in Piemonte si seguono per grandi linee gli itinerari segnalati dal Parco del Po). A discrezione sono le molte varianti verso le rive del fiume, dove si trovano le aree a maggior valenza naturalistica. Edita dalla specializzata Ediciclo, e finanziata dalle regioni interessate dal fiume nell'ambito della citata legge 135/2001, la guida consente al ciclista di pedalare già oggi in modo decoroso sulla rotta dove domani si pedalerà in modo ottimale grazie alla auspicata realizzazione delle infrastrutture: la ciclabilità dell'asta del Po può e deve essere migliorata, e la miglior sollecitazione giunge proprio dai ciclisti che già ora la percorrono. La guida può innescare un circolo virtuoso: lo scopo è che l'incremento dei fruitori incentivi gli enti preposti a realizzare gli interventi atti a migliorare la segnaletica, a garantire maggior sicurezza, in particolare nell'attraversamento dei ponti, e maggior "fluidità", migliorando il fondo nei tratti più rustici. La speranza fondata è che questi miglioramenti sortiscano a loro volta l'effetto di far aumentare i ciclisti e le strutture ricettive, facendo sì che il Po diventi a tutti gli effetti un grande fiume europeo. Alla portata di tutti e di tutte le biciclette: il suo ambiente e la sua storia ne sono degni. La Ciclovia del Po, Cicloguida in 2 volumi a cura di Claudio Pedroni e Antenore Vicari; Ediciclo editore, Portogruaro (VE).

La FIAB è una Onlus che organizza le associazioni ciclo-ambientaliste presenti in tutte le regioni italiane. La sua "mission" è la promozione dell'uso della bicicletta, sia come mezzo di trasporto sostenibile per migliorare traffico e ambiente in ambito urbano, sia come mezzo per la pratica di una forma di turismo rispettosa dell'ambiente. Tra le sue proposte grandi reti ciclabili come la Ciclopista del Sole, la rete BicItalia, nonché la rete EuroVelo network di percorsi ciclabili del Vecchio Continente.

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