Stampa questa pagina

Acqua mossa

Val Sesia e Valle Stura di Demonte riservano ai nuovi sport acquatici una particolare attenzione. Merito anche di acque limpide e cristalline che i parchi regionali contribuiscono a tutelare

  • Filippo Ceragioli
  • Giugno 2011
  • Giovedì, 2 Giugno 2011

La produzione di imbarcazioni non sarà forse antica come l'uomo, ma ha di sicuro preceduto la scrittura o l'invenzione del denaro. Tra i primi manufatti che i nostri antenati realizzarono appena furono in grado di lavorare il legno ci sono infatti tronchi d'albero svuotati per farne pesanti canoe. Alcuni esempi si possono vedere al Museo di Antichità di Torino. Ma se queste potevano servire a muoversi sui laghi (come quelli di Viverone e di Bertignano in Piemonte) o sui grandi fiumi di pianura, per le acque mosse del mare o dei torrenti erano senza dubbio troppo difficili da manovrare.
Muoversi nell'acqua mossa Fu così che in varie parti del mondo, alcune migliaia di anni prima di Cristo, gli uomini iniziarono a costruire leggere canoe fatte da un'intelaiatura di legno ricoperta di pelli animali o di cortecce rese impermeabili con la pece. I popoli dell'Artico svilupparono poi il kayak, una variante della canoa utilizzata non solo per gli spostamenti dei nuclei familiari, ma soprattutto per la caccia alla foca. La differenza tra i due tipi di imbarcazione resta ancora oggi attuale: il rematore o i rematori nel caso del kayak sono seduti anziché inginocchiati e la pagaia che si utilizza è doppia, ovvero è dotata di due pale e non di una sola, come nel caso della canoa. Lo scafo del kayak è inoltre chiuso superiormente e viene reso pressoché impermeabile da un paraspruzzi, mentre quello della canoa è in genere aperto. Questo mantiene asciutta la parte inferiore del corpo del rematore ed evita che, in caso di rovesciamento, l'imbarcazione affondi. Si trattava di un accorgimento particolarmente importante per gli abitanti dell'Artico, i quali spesso non sapevano nuotare e che, comunque, con le gelide temperature delle acque polari in caso di naufragio avrebbero avuta una autonomia molto limitata. Nel mondo anglosassone verso la fine dell'Otto­cento si cominciarono a costruire le prime canoe di tipo "moderno" sostituendo alla corteccia teli impermeabili e, dopo non molto, anche i kayak iniziarono a diffondersi al di fuori dei loro tradizionali utilizzatori. L'evoluzione tecnica è stata poi molto veloce e ha visto sia l'utilizzo dei materiali più diversi (materie plastiche, alluminio, vetroresina, fibra di carbonio e materiali compositi) sia la nascita di imbarcazioni di tipologie innovative specifiche per le nuove tecniche di navigazione che si facevano strada tra gli appassionati. Poco per volta, a partire dall'Europa settentrionale e dal nord-America, è inoltre stata esplorata e classificata la maggior parte dei fiumi e dei torrenti adatti alla discesa con piccole imbarcazioni; con gli anni Cinquanta del Novecento si poi è consolidata una classificazione internazionale delle difficoltà nella navigazione fluviale. Si tratta della "scala WW" (dall'inglese "White Water", "acqua bianca"), costituita da sei gradi di difficoltà che vanno dal 1° (navigazione facile con onde piccole, curve poco pronunciate e senza ostacoli di rilievo) al 6° (attribuito a quei tratti di un corso d'acqua così pericolosi da essere impraticabili se non in particolarissime condizioni idrauliche).

Sport e divertimento Come l'alpinismo, dal cui ceppo sono nate nel tempo branche sempre più slegate dall'attività originaria quali l'arrampicata sportiva o il buildering, anche gli sport "d'acqua viva" si sono poco per volta differenziati dando origine a numerose varianti a cavallo tra la pratica sportiva in senso stretto e un'attività puramente ricreativa. Ad esempio verso la metà degli anni Settanta del Novecento iniziò a espandersi la pratica del rafting, ovvero la discesa di torrenti impetuosi su canotti gonfiabili manovrati con pagaie e con 4-12 persone di equipaggio. Il rafting deve la sua popolarità al fatto di consentire anche ai principianti la discesa in relativa sicurezza di tratti di fiume spettacolari ma che, per essere affrontati con il kayak o con la canoa, richiederebbero periodi di apprendistato piuttosto lunghi. Accanto al rafting si sta negli ultimi anni diffondendo, anche in Piemonte, la pratica dell'hydrospeed (o riverboarding). Nato in Fran­cia a fine anni Set­tanta, consiste nella discesa di un corso d'acqua su una tavola di materiale plastico con tuta, casco, giubbotto salvagente, protezioni per il corpo e pinne da sub le quali, oltre a fornire la propulsione in eventuali tratti di acqua calma, aiutano anche a timonare. Questa tecnica, utilizzata anche per soccorrere persone in difficoltà all'interno dell'alveo di un corso d'acqua a forte pendenza, è oggi proposta come alternativa individuale al rafting, tipica attività di gruppo. Siamo evidentemente molto lontani dai silenziosi appostamenti dei cacciatori inuit e anche dallo spirito pionieristico con cui, solo pochi decenni fa, si percorrevano per la prima volta molti dei nostri torrenti. E' bene però osservare che quelle citate sono attività a basso impatto ambientale e che la loro diffusione, oltre a portare un reddito aggiuntivo in alcune zone montane, può contribuire a diffondere l'apprezzamento per un ambiente naturale intatto. Un fiume impoverito da eccessivi prelievi di acqua per uso idroelettrico o irriguo, interrotto da continui sbarramenti e il cui letto sia stato rettificato e inscatolato da arginature artificiali difficilmente potrà dare grandi soddisfazioni agli appassionati, che saranno invece propensi a difendere l'integrità del loro terreno di gioco.

Il Fiume Sesia

Tra i vari fiumi e torrenti piemontesi navigabili la Sesia (o, se si preferisce, "il Sesia") è uno dei più apprezzati, con acque abbondanti e pulite che scendono dal Monte Rosa e dal vasto parco naturale che tutela buona parte dell'area settentrionale della valle. Il fiume offre agli appassionati un ambiente naturalisticamente e paesaggisticamente ancora quasi intatto; oltre all'asta fluviale principale sono navigabili anche vari affluenti come il Sermenza, il Mastallone o il Sessera. Il tratto più "classico", di una quindicina di km con difficoltà sostenute ma non eccessive, è quello compreso tra Molllia e Scopetta. Più a monte (tra Alagna e Mollia) e nell'area delle "Gole del Sesia" (tra Scopetta e Balmuccia) il percorso è adatto solo a canoisti davvero esperti; scendendo verso la pianura le acque si fanno gradualmente più tranquille e diventano adatte anche ai principianti, purché opportunamente seguiti. I periodi migliori per la discesa del tratto centrale sono la tarda primavera e l'inizio dell'estate, quando la portata è abbondante per lo scioglimento della neve; più a valle invece, grazie all'apporto idrico dei bacini laterali, il fiume è percorribile abbastanza agevolmente anche in piena estate. La Sesia è spesso sede delle gare di coppa del mondo di kayak, ed è stata teatro nel 2001 dei campionati europei e nel 2002 di quelli mondiali di discesa. Anche al di là dell'aspetto agonistico il fiume offre però opportunità sia agli sportivi di ogni livello sia a chi vuole semplicemente divertirsi. Da anni gli operatori locali infatti affiancano ai tradizionali servizi per i canoisti l'organizzazione di un'ampia gamma di attività individuali o di gruppo che comprendono anche il rafting, il torrentismo e l'hydrospeed.

La Stura di Demonte

La Stura di Demonte è stata definita dai canoisti il "fiume più veloce d'Italia". Nasce nei pressi del Colle della Maddalena, al confine con la Francia; a Cuneo riceve da destra l'importante contributo del torrente Gesso, che convoglia le acque che scendono dal Parco naturale delle Alpi Marittime, e va poi a gettarsi nel Tanaro presso Cherasco a più di 100 km dalla sorgente. La Stura presenta due sezioni di grande interesse canoistico: quella tra Mollia e Roccasparvera, dalle caratteristiche prettamente alpine, e quella tra Cuneo e Fossano che pur essendo situata ad una quota relativamente bassa mantiene una notevole pendenza e, grazie al letto piuttosto ampio del corso d'acqua, offre agli appassionati una discesa veloce e divertente. Il tratto alpino è anche un percorso apprezzatissimo dagli amanti del rafting e in zona è possibile partecipare a corsi e stage per avvicinarsi agli sport di acqua viva. L'ambiente si presenta intatto, l'acqua pulita e il fiume percorre gole di grande bellezza. I mesi di maggio e di giugno sono in genere considerati il periodo migliore per la discesa. Anche sulla Stura si svolgono spesso importanti competizioni sportive come, ad esempio, le gare nazionali di slalom tenutesi a Gaiola nel settembre 2010.

Potrebbe interessarti anche...

Una rassegna delle principali iniziative e progetti in campo nella nostra regione che si propongo ...
Dal 2006 il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha puntato su un turismo di qua ...
All'interno dell'Atlante dell'Ecomia Circolare, che mappa l'attività virtuosa di oltre cento azi ...