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Confini da difendere

Forti, bunker, ricoveri militari: ci fu un tempo in cui le valli alpine dovevano essere un insuperabile baluardo contro gli invasori ...
IL VERSANTE FRANCESE Superando il Colle della Maddalena si finisce in Francia, nella Val Ubaye, una vallata dominata da foreste di conifere e non, molto suggestive. Anche qui la fauna e la flora sono rigogliose, e se si ha voglia di vedere dove nasce il fiume Ubaye da cui la valle prende il nome, basta, appena superato il confine italo-francese, dirigersi verso il vallone del Lauzanier, dove c'è l'omonimo lago. La valle rientra nel Parco nazionale francese del Mercantour, parco gemellato con quello italiano delle Alpi Marittime. Qui la situazione militare non è stata tanto diversa da quella verificatasi in Valle Stura; infatti si trovano diverse fortificazioni e altre opere militari. Una delle più famose è il Fort Tournoux: questo edificio ha una storia molto simile a quella del forte di Vinadio, infatti, nel tempo, ha subito diverse modifiche ed ampliamenti. La parte vecchia risale al 1843 mentre quella nuova al 1926. È una costruzione imponente con sviluppo verticale, lungo la cresta della Serre de l'Aut.

  • Federico Crosetto
  • novembre 2012
  • Sabato, 3 Novembre 2012

Valle Stura di Demonte, una valle tra due mondi, che divide le Alpi Marittime dalle Alpi Cozie grazie al torrente Stura, affluente del Tanaro. La valle oggi è conosciuta come ottima via di comunicazione tra l'Alta Provenza francese e l'Italia; questa via di passaggio è sempre stata sfruttata, fin dai tempi dei romani, epoca in cui nacque la maggior parte dei paesi situati nella valle. Immersi nella natura troviamo tracce dell'uomo nella storia, a partire dalle case di origine romana, di cui sopra, proseguendo con fortificazioni costruite nella prima metà dell'Ottocento, opere militari della Seconda guerra mondiale e per concludere, edifici di moderna costruzione. La fortificazione ottocentesca più famosa è il forte albertino di Vinadio, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1834 e vennero ultimati alla fine degli anni Quaranta. Presto l'edificio diventò obsoleto; con lo sviluppo della tecnologia la struttura non era più in grado di sostenere attacchi da armi decisamente più avanzate. Col tempo si cercò quindi di fare delle modifiche, per sfruttare fino in fondo queste fortificazioni, fino ad arrivare alla Seconda guerra mondiale, dove la vecchia struttura, con opportuni cambiamenti, venne riutilizzata e denominata "14° Caposaldo Vinadio". Oggi è facilmente visitabile anche se, nonostante sia una fortificazione di grandi dimensioni, non ci si accorge della sua presenza finché non si accede al paese, percorrendo la strada statale. Il resto delle strutture militari presenti nella valle fa parte del cosiddetto Vallo Alpino, un semicerchio di infrastrutture edificate un po' in tutto l'arco delle Alpi dopo la Prima guerra mondiale, a difendere il confine italiano, partendo da Ventimiglia e raggiungendo Fiume. Queste costruzioni sono totalmente immerse nella natura, tanto che molte di esse sono visibili solo durante l'autunno e l'inverno, poiché con la primavera le piante tornano rigogliose e ne ostruiscono la vista. La valle ne è piena; ogni punto che poteva avere un'importante funzione strategica veniva plasmato dalla mano dell'uomo, costruendo opere che altro non sono che bunker, torri d'avvistamento e ricoveri, sia nella vallata principale che in quelle laterali. I primi edifici visibili dalla strada sono attorno al paese di Moiola; furono costruiti tra il 1940 ed il 1942, però non vennero mai ultimati. Questo insieme di bunker, cunicoli, scale costruite sotto la montagna, ricoveri e altro fanno di questa linea difensiva una delle più imponenti di tutta la valle. Percorrendo la statale il paese successivo che si incontra è Demonte, seguito da Aisone e infine Vinadio, di cui abbiamo parlato prima. Da qui parte una strada che va fino al Colle della Lombarda, un altro punto di collegamento con la Francia, e di conseguenza c'è una forte presenza di strutture militari. Una delle attrattive maggiori di quest'area però è il Santuario di S. Anna, uno dei santuari più alti d'Europa, costruito a partire dal 1300 circa. Ritornando sulla statale, sempre percorrendola, a un certo punto, troviamo il paesino di Pianche, dove spesso è possibile scorgere dei camosci vicinissimi alle case, proprio sopra il tetto di un edificio. Questa struttura, a distanza, può sembrare una cascina, mentre si tratta di un'opera militare; questa somiglianza con un edificio agricolo è dovuta al fatto che è stato mascherato in fase di costruzione mimetizzandolo con il resto delle infrastrutture del paese. Da Pianche ha origine il Vallone di Bagni, il quale, se lo si risale, si divide ulteriormente in altre due valli, il vallone di Collalunga e quello di S. Bernolfo. Risalendo ulteriormente la Valle Stura verso la Francia si incontra Sambuco, dove c'è la Caserma Monte Fiore e non molto distante da questa, nel Vallone della Madonna, è presente la Caverna comando di Sambuco, la più grande opera in caverna di tutta la Valle Stura. Dopodiché c'è Pietraporzio, dove è presente un lago di origine artificiale alimentato dallo Stura. Qui ha origine il Vallone del Piz; con l'auto si può arrivare fino al Pian della Regina, luogo ideale per osservare ed ascoltare i cervi (Cervus elaphus) al bramito nel periodo autunnale. Anche in questa valle, come in tutte quelle viste finora, troviamo bunker che puntano dritti verso il confine. Una valle che sicuramente merita di essere visitata è il Vallone di Pontebernardo, percorribile in gran parte in auto, fino a un pianoro, dove è situata una serie di edifici, un tempo caserme militari, oggi colonie. Sulla destra è anche presente un piccolo rifugio, il Talarico, utile come campo base per lunghe escursioni. Prima di arrivare al pianoro sono già visibili, dalla strada, su entrambi i versanti, due bunker, che puntano dritto verso la Francia: sono le Opere 157 e 158. Da qui si dipartono diversi sentieri, tra i quali uno che finisce nel Vallone del Piz, dove è presente il rifugio Zanotti, e un altro che sale nella parte superiore della vallata fino a raggiungere un rifugio non gestito, un tempo Caserma Difensiva La Lausa. Anche questa valle è dominata dalla natura: sono facilmente visibili camosci (Rupicapra rupicapra) e caprioli e, se si ha un po' di fortuna, nella parte più alta, si possono scorgere gli stambecchi (Capra ibex), per non parlare delle marmotte, che sembrano le vere padrone. Ma, oltre a questi mammiferi, ormai molto conosciuti, ci sono anche due specie di animali, un rettile e un artropode aracnide, molto particolari: sono la lucertola agile (Lacerta agilis) e un ragno lupo, la Vesubia jugorum. La prima (in Piemonte) è presente solo in Alta Valle Stura, per cui necessita di protezione, lo stesso vale per il ragno, il quale vive solo sulle Alpi Marittime e, sembrerebbe, anche sulla parte bassa delle Alpi Cozie, per cui è abbastanza raro. Ritornando a Pontebernardo si possono notare delle immense pareti di roccia sulla destra della strada a salire: sono le barricate. In questo punto la valle si stringe molto, ed è proprio per questo che vennero sfruttate a scopo militare. Il 20° Caposaldo Barricate, così venne chiamata l'area in cui ci troviamo ora, oltre a presentare una casermetta facilmente raggiungibile percorrendo a piedi la vecchia strada, comprende anche due bunker: uno sulla destra, sulla roccia nuda e uno sul versante opposto, appena usciti dalla galleria sulla sinistra. Sempre in questa zona abbiamo diverse altre strutture. Le prime presenti sono quelle relative ai Becchi Rossi, zona rocciosa raggiungibile attraverso due sentieri, uno che parte da Pontebernardo, passando per Murenz e uno invece che nasce da Ferrere (Comune di Argentera). Per poter osservare tutte le strutture conviene prendere il sentiero di Murenz; qui abbiamo la possibilità d'incontrare diverse opere militari ancora aperte, perfettamente incastonate nella natura. Infatti, dalla strada, queste non sono visibili. Le prime che si incontrano sono: il blocco dell'Osservatorio della Cresta di Barel, immerso in un lariceto, poi, salendo fino ai Becchi Rossi, abbiamo l'Opera 14 e la Batteria del Becco Rosso, molto suggestivi già solo dall'esterno per l'area in cui sono stati costruiti, ossia picchi rocciosi con conoidi detritiche giallorosse da cui appunto il nome "Becchi Rossi". La Valle Stura finisce con il Colle della Maddalena, caratterizzato da un lago. Qui è presente un SIC (sito d'interesse comunitario) a ribadire il fatto che si tratta di una zona unica e importante per la conservazione di diverse specie animali e vegetali. La bellezza di questa valle è completata dalla presenza del lupo (Canis lupus). La rivincita della natura Con l'inutilizzo di queste strutture, la natura ha ripreso ciò che era suo. Infatti, molte di queste vengono usate come riparo da parte di diversi mammiferi ungulati, come camosci e caprioli, oppure anche da parte di carnivori come volpi. A volte, dove le condizioni sono ideali, i bunker vengono usati da parte di chirotteri come rifugi estivi e invernali. La presenza di animali come i pipistrelli, i quali sono molto meticolosi nella scelta del rifugio, significa che queste strutture sono ideali per la loro sopravvivenza, grazie ai loro valori di temperatura e umidità molto simili a quelli di una grotta. Questo è confermato dalla presenza di altri animali troglobi, quindi tipicamente di grotta, animali che magari possono passare inosservati a occhi meno esperti, ma che invece hanno un certo significato, come alcuni artropodi, tra cui la Dolichopoda ligustica, un ortottero (famiglia a cui appartengono cavallette e grilli) che si trova solo in questi tipi di ambienti e che, vivendo al buio, ha perso la pigmentazione e presenta antenne molto lunghe per facilitare la percezione di ciò che c'è attorno in ambienti bui. La Meta menardi, un ragno, anch'esso collegato ad ambienti di grotta e infine diverse specie di lepidotteri notturni, le cosiddette falene.

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