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Il piacere di rivivere tempi passati

  • Enzo Gino
  • novembre 2012
  • Lunedì, 5 Novembre 2012

Se vi capita di andare in Val Sangone magari in compagnia dei figlioli per una escursione, vi suggeriamo di recarvi al rifugio che sorge presso la Palazzina Sertorio. Si trova oltre Forno di Coazze e ci si arriva facilmente. Lasciate l'auto all'imbocco della pista agro-silvo-pastorale degli alpeggi del Sellery al colle della Roussa, poi proseguite a piedi lungo una strada dapprima asfaltata e che dal bivio per Pian Neiretto diventa sterrata, superate l'oasi di Leuja Scura fino ad arrivare al bivio per la Palazzina appena fuori dai confini del Parco del Rocciavrè. Una piccola bacheca in prossimità del guado sul rio Arpone vi indicherà sulla sinistra una strada privata (ex mulattiera) che vi accompagnerà per circa 300 m alla Palazzina Sertorio, che sorge a 1454 m s.l.m. e a circa un'ora, un'ora e mezza di cammino tranquillo per 30 metri di dislivello. Tutto il percorso, fatto spesso anche mountain bikers, attraversa un bel bosco di faggi ed altre essenze a mezza costa della montagna con il rio che scorre sul fondovalle. Se siete fortunati vi imbatterete anche in qualche gregge di capre. Più difficile invece incontrare la numerosa fauna selvatica che vive su queste montagne, primo fra tutti il Gallo Forcello, specie endemica. Lungo il ciglio dello sterrato, nella stagione giusta, troverete numerose piante di lamponi e proseguendo a poca distanza dal citato bivio sul rio Arpone, potete trovare la baita di un margaro dal quale acquistare dell'ottimo formaggio. La Palazzina, un'imponente e signorile caseggiato, oggi è stata trasformata in Osservatorio per l'Ambiente dalla Comunità Montana Val Sangone e adibito a struttura ricettiva, con possibilità di soggiornare, anche in gruppi. Periodicamente si tengono manifestazioni incentrate sulle attività ludiche destinate ai bambini, come percorsi di educazione ambientale, o nell'ambito dell'iniziativa "Una notte al rifugio", serata dedicata a riflessioni sulla sostenibilità ambientale. Il luogo si presta particolarmente, infatti qui non arriva la corrente elettrica, né si accede a telefoni o telefonini e non è disponibile nemmeno un televisore. L'illuminazione serale e notturna avviene con... candele, che creano – specialmente se accompagnate da fuoco di stufe o camini – una atmosfera unica e bellissima. Non c'è acqua calda e le stanze non sono riscaldate e chi volesse trascorrere una o più notti si dovrà portare lenzuola e sacchi a pelo, che non sono inclusi nel servizio. In caso di emergenza è comunque disponibile un automezzo. Solo questa estate la Comunità Montana ha dotato di alcune attrezzature la Palazzina: un videoproiettore con computer portatile e schermo collegati al citato generatore di corrente, e finanziati con il programma Interreg nell'ambito della "Valorizzazione delle risorse forestali delle Alte valli". Questa estate abbiamo visitato il rifugio gestito da Christian e Sara, che ci hanno raccontato un po' della sua storia. La Palazzina fu realizzata agli inizi del '900 dai nobili proprietari delle cartiere di Coazze ed era destinata a palazzina di caccia. A seguito di una valanga venne ricostruita unitamente alle strutture paravalanghe durante il periodo della Grande guerra, durante la resistenza costituì rifugio per i partigiani che qui ebbero anche uno scontro con le truppe di occupazione. In seguito venne rilevata dalla comunità Montana e dopo dieci anni di lavori nel 2009 si è conclusa la ristrutturazione che le ha dato l'aspetto e la destinazione odierna. Dispone di 22 posti letto ed è aperta tutto l'anno: a luglio e agosto tutti i giorni, nel resto dell'anno dal venerdì al lunedì. Coerentemente con i principi insegnati ai bimbi che la frequentano, i gestori dedicano particolare attenzione al territorio, in cucina si servono prodotti locali o a km 0 o se di importazione (caffè, cacao, tè ecc.) provenienti dal commercio equo e solidale. Così i formaggi serviti sono prodotti a Sellery inferiore, i salumi sono di Coazze, i piccoli frutti della coop. Val Sangone, la farina del mulino della Bernardina di Giaveno. Anche il servizio è improntato alla sobrietà. Il menù varia in funzione delle stagioni e dell'orto che i gestori coltivano a Coazze e anche alla fantasia, ma è sempre legato a materie prime di stagione oltre che locali. Quando lo abbiamo visitato venivano serviti tagliolini al ragù, brasato al Nebbiolo, crostata di albicocche o pere, tutti piatti "fatti in casa", e si sentiva.

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