Stampa questa pagina

Bric di Montariolo, in autunno è un caleidoscopio di colori

Rapiti dalla magia dei colori. Succede a Pecetto di Valenza, in un percorso tra bric e foss nella Riserva naturale Bric Montariolo. Ve lo abbiamo già raccontato in versione primaverile, con la splendida fioritura di orchidee e qui ve lo propniamo in veste autunnale, con una ricca vegetazione arbustiva. 

 

  • Anna Maria Bruno
  • Ottobre 2020
  • Martedì, 13 Ottobre 2020
Caleidoscopio di colori | Foto Pixabay Caleidoscopio di colori | Foto Pixabay

L'inaspettato incontro tra un sindaco e un fiore, un fiore poco comune, mai osservato a Pecetto di Valenza, cresciuto nelle vicinanze di un magazzino comunale, ha dato avvio ad un visionario e virtuoso progetto: la costituzione di una riserva naturale. Erano gli anni Novanta del Novecento e il protagonista di questa avventura è Flavio De Stefani, che per molti anni è stato sindaco di quella comunità. Per la bellezza del suo fiore, questa pianta dall'aspetto molto vistoso, dovuto anche alla sua altezza (può superare il mezzo metro), certo non passa inosservata. Stiamo parlando della Barlia robertiana che cresce in prati, cespuglieti, boschi termofili, scarpate e bordi di sentieri, ambienti principe di questa riserva, istituita nel 2011, che conta un'estensione di poco più di 65 ettari, divenuta nota proprio per l'estesa fioritura di orchidee, di cui se ne sono contate una dozzina di specie: a loro è dedicato il Festival delle orchidee selvatiche che si svolge – Covid permettendo - ogni anno nel mese di aprile.

Dove si trova

Il Bric Montariolo è una piccola collina del Monferrato, territorialmente sita in gran parte nel Comune di Pecetto, paese che nel suo determinate, 'di Valenza', tradisce la vicinanza con la città dell'oro, città bagnata dal Fiume Po. A gestire la riserva è proprio il Parco del Po, cioè l'Ente di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino.

Peculiarità di questa riserva è la presenza di una fitta vegetazione arbustiva, piccoli alberi e prati aridi, che radicano su di un suolo 'povero': il terreno che ricopre le rocce sedimentarie è poco profondo, argilloso e secco. L'evoluzione del bosco quindi ha ritmi di crescita più lenti. Tant'è che, se è vero che le coltivazioni mancano dalle pendici di questo colle da circa 50 anni, è anche vero che il bosco di invasione che oggi le ricopre non si presenta nell'aspetto come un bosco di quell'età, bensì come vegetazione pioniera.

Il percorso provato

L'itinerario proposto segue un percorso ad anello che ricalca in parte il tracciato CAI n.627 per poi tagliare sul tratto 627/A, un percorso agevole di poco più di 5 chilometri.

Giunti nel centro storico di Pecetto è possibile parcheggiare in piazza Italia, al centro della quale campeggia il monumento dedicato a Giuseppe Borsalino (camera-2112207 960 720), fondatore del noto marchio di cappelli, nativo di Pecetto. Da qui si consiglia di salire alla Rocca, posizionata dietro il Palazzo comunale, per godere di un ampio, ampio panorama (camera-2112207 960 720) che spazia dalle Alpi agli Appennini. Qui vi è un piccolo giardino botanico e un parco astronomico.

Lasciata la Rocca si segue per via Giuseppe Borsalino, giunti all'altezza della chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria, si scende a destra, seguendo la strada provinciale 79 che conduca al campo sportivo del paese, dove sotto un'ampia tettoia vi si trova tavolo e panche utili per un'eventuale sosta pic-nic (camera-2112207 960 720). Poco oltre si trova la segnaletica rossa bianca rossa del percorso 627 che indica di procedere a sinistra, sempre su asfalto. Fatti pochi passi, al primo bivio, si lascia la strada asfaltata che sale decisamente per intraprendere la via che piega lievemente a sinistra nel verde. (camera-2112207 960 720).

Il sentiero qui coincide con un altro itinerario segnato come 603, dunque non ci si allarmi nel vedere la segnaletica che reca un numero diverso. Già da questo punto si iniziano a incontrare le tabelle dei percorsi dedicati alle mountain bike, che disegnano numerose varianti che intrecciano il percorso principale. Si prosegue per salire al secondo sentiero che si trova a destra, dal fondo piuttosto ciottoloso e con gli arbusti che iniziano ad accompagnare il nostro passo. Al termine si giunge su una strada sterrata dove si trova un riattato casotto di campagna (baracon d'la vigna), affiancato da due belle querce e cinto da una siepe di lauroceraso.

Al termine di questa strada si apre la vista da un lato sull'abitato di Pecetto e dall'altro sulla distesa pianeggiante, dove si intravede anche il Po. Siamo sul Bricco Montariolo. Si prosegue diritto, si troverà una bacheca del parco (camera-2112207 960 720) e si segue ancora diritto, una moderna antenna che sfregia il paesaggio guida la direzione. Si transita affiancando prati, coltivi, poi ancora arbusti di prugnolo, sanguinello, rosa canina, fino a giungere all'accesso di una proprietà privata, dove un cancello ferma il passo: ovvio dunque che si debba scendere, intraprendendo il sentiero che si trova sulla destra, che ha quale 'porta' d'accesso ciuffi di canne su cui si arruffano tralci di vite inselvatichita (camera-2112207 960 720). Ad accompagnare il passo ora è una fitta e compatta galleria di olmi, il sentiero prosegue consentendo qua e là la vista su Pecetto con gli Appennini alle sue spalle, ancora arbusti di rosa canina, fusaggine, biancospino che in questa stagione primeggiano per la presenza dei rossi suoi frutti (camera-2112207 960 720). Al bivio successivo si continua diritto (trascurando il tracciato che piega a destra segnato come 627 B), affiancando ora via spazi aperti dove il gerbido – (camera-2112207 960 720) impera, ora aree ombreggiate da esemplari di roverella, cespugli di sanguinello che colorano di rosso scuro le sponde di questo sentiero calcareo che che pare serpeggiare tra la vegetazione.

Si giungerà ad un punto dove la via è stata occlusa da rami e sterpaglie (camera-2112207 960 720), obbligando così il camminatore a piegare sulla sinistra e scendere in una strada inghiaiata dove si trovano alcune costruzioni e abitazioni, circondate dal proprio verde giardino. Si scende per un breve tratto per ritornare, piegando decisamente a destra, proprio nel punto dove si trova la bacheca del parco (camera-2112207 960 720 camera-2112207 960 720): qui si rientra nel sentiero che sale tra la vegetazione che diventa sempre più fitta. Si incontrano tratti in cui le canne crescono rigogliose, disegnando con i loro rizomi il fondo del sentiero. Si arriverà in un punto in punto in cui sulla destra si trova un trogolo (in dialetto chiamato tró), recipiente cilindrico in cemento usato nelle vigne quale contenitore dell'acqua per la preparazione del solfato di rame (camera-2112207 960 720). Il ricordo della coltivazione della vite nei versanti di questo colle non è solo nei ricordi e nei racconti di chi abita Pecetto, ma si ritrova direttamente in loco: oltre ai tralci selvatici di questa pianta, che la mitologia narra come amata dal satiro Ampelo, si trova anche un piccolo aratro arrugginito, ormai nascosto tra la vegetazione.

E si va oltre, trascurando le vie solcate della biciclette che attraversano il percorso di questo tratto che ormai è segnato come 627 A (camera-2112207 960 720).

Si torna così al campo sportivo, affiancando l'unica vigna osservabile lungo questo tragitto, affiancata da un bel frutteto (camera-2112207 960 720), giungendo dal lato opposto del sentiero 627 da cui eravamo partiti. Da questo punto 550 metri ci separano dal centro del paese, dove si è parcheggiata l'automobile.