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Interviste impossibili - Quintino Sella

Sella di Mosso 1827 – Biella 1884

 

  • Mariano Salvatore
  • aprile 2010
  • Giovedì, 15 Aprile 2010

Uomo politico, ma anche scienziato, inventore, eccelso umanista e sportivo temerario. Ci accoglie per l'occasione in uno dei tanti rifugi a lui intitolato: quello ai piedi del Monviso.
Egregio onorevole, ministro, o meglio presidente...
Un po' intimidiscono i titoli acquisiti e i prestigiosi incarichi da lei ricoperti.
Come è riuscito a essere Ministro per le Finanze, professore, Presidente dell'Accademia dei Lincei, a inventare strumenti ingegneristici e a trovare il tempo per scalare montagne e fondare il Club Alpino Italiano?
Ai miei tempi non ci si "trastullava" con tante corbellerie elettroniche, e non ci si adagiava nelle mollezze delle comodità moderne. Si era spinti da un senso del dovere verso l'Italia, da poco unificata, e dall'ambizione a eccellere. C'era tanto da fare e da migliorare e lo si faceva, senza inutili tentennamenti... Lei, ad esempio, a che ora si è svegliato questa mattina?
A dire il vero: presto. Verso le sette, minuto più minuto meno.
E per lei alzarsi alle sette è presto! Male, anzi malissimo!
Io la mattina mi svegliavo alle quattro, una colazione frugale e poi dritto al lavoro.
Ammirevole, come d'altronde la sua carriera. Un ministro amante della montagna e delle imprese sportive. Lei è stato il primo italiano a raggiungere la vetta del Monviso a quota 3.841. Non credo che in Italia ci siano molti uomini politici in grado di imitarla.
Si capisce: gente senza spina dorsale, capaci di cimentarsi solo in scalate politiche! Non sanno quel che si perdono. Per me la montagna è sempre stata una grande fonte di ispirazione, anche politica. Nell'immensa tranquillità dei panorami alpini si recupera una visione più ampia e lungimirante dei problemi sociali.
Ha infatti ribadito in più occasioni l'importanza della natura e la sua personale passione per le Alpi affermando che: «Il forte sentire agisce sull'intelletto, sorge la curiosità, il desiderio di sapere. L'abitudine crea l'indifferenza... mentre le montagne producono l'effetto dei lunghi viaggi...». Un'autentica dichiarazione d'amore per la montagna. Com'è nato il suo legame con le vette?
Sono cresciuto ai piedi delle Alpi da una ricca famiglia di industriali lanieri. Nella mia famiglia le escursioni erano una consuetudine, le vacanze estive si trascorrevano in montagna. Poi gli studi di mineralogia e ingegneria idraulica hanno rafforzato questo interesse. In montagna è emerso il piacere per lo studio, l'indagine, il desiderio di conoscenza.
Lei è stato un instancabile promotore del pensiero scientifico, considerando la scienza un veicolo di comunicazione tra i popoli. Come valuta la crisi delle vocazioni scientifiche tra le nuove generazioni?
Un paese sano deve sviluppare e promuovere tutti i campi del sapere, umanistici e scientifici, incoraggiando le menti più dotate e portandole a modello della società, e non nascondendole in anonimi laboratori.

 

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