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Un piemontese in Algeria. Il giardino Marengo

Era piemontese il colonnello Marengo. Valoroso ufficiale napoleonico e pioniere della colonizzazione francese nell'Africa mediterranea, realizzò un originale orto-giardino nel centro di Algeri. A ricordo di quell'impresa, resta il nome di una varietà di edera dalle foglie screziate, ancor oggi conosciuta come "Gloria di Marengo".

  • Enrico Massone
  • novembre 2013
  • Mercoledì, 13 Marzo 2013
Un piemontese in Algeria. Il giardino Marengo

L'incipit del romanzo 'Lo straniero' di Albert Camus fa riferimento a Marengo, cittadina poco lontana da Algeri. Il toponimo non ricorda la storica vittoria di Napoleone alla periferia di Alessandria, ma celebra l'uomo che portava quel nome: il colonnello Marengo. Nativo di Casale Monferrato, si arruolò volontario nell'esercito francese, distinguendosi per coraggio e abnegazione nelle varie campagne napoleoniche a cui prese parte. Fu lo stesso Napoleone a ribattezzarlo Marengo, cambiandogli il suo cognome originale Cappone "inadatto a un bravo soldato quale tu sei".
Nei primi anni della colonizzazione francese del Maghreb, Marengo fu inviato al comando del carcere di Algeri. Si trovò di fronte a una dura realtà che seppe affrontare con impegno e determinazione, migliorando le strutture della prigione in cui erano rinchiusi più di mille detenuti militari e civili, e cercando una soluzione al problema alimentare. Il cibo per i carcerati che arrivava via nave era sempre scarso e spesso deteriorato. Impiegando i prigionieri militari, Marengo trasformò l'ampia collina a ridosso del carcere, che fino a quel momento ospitava un cimitero musulmano, in un prospero orto/giardino. Nella metà superiore realizzò un ampio spazio a verde pubblico con palme e pini, viali e sentieri, destinando l'altra parte alla coltivazione di frutta e verdura. Voleva risolvere la carenza alimentare con prodotti freschi e nello stesso tempo intendeva sostenere il morale dei prigionieri, dando dignità al loro lavoro. Ai lati dell'ingresso principale pose due tavole di bronzo con le scritte "Privazione della vergogna" e "Sollievo alla sventura". I prodotti coltivati erano consumati dai soli detenuti militari, ma il raccolto aumentò al punto che l'eccedenza veniva venduta al mercato.
Nonostante il successo l'iniziativa terminò e quando trasferirono altrove i carcerati militari, l'orto fu abbandonato. Marengo, diventato nel frattempo comandante della piazzaforte di Algeri, ottenne dal Comune l'impegno a mantenere il giardino, con una spesa annua di 5000 franchi. Sulla tomba di Marengo furono raffigurati un melograno, quattro cannoni e fini decorazioni prese dal camino del Comune di Douéra, di cui fu sindaco. Negli anni Trenta del Novecento, l'area del boschetto fu destinata ad asilo d'infanzia, cancellando così l'impronta originale del primo giardino pubblico di Algeri. Le targhe in bronzo non furono mai ritrovate; i nomi dei sentieri che s'intrecciano nella vegetazione caddero in disuso, ad eccezione del Viale della Regina, che porta al mausoleo di Amélie, moglie di Luigi Filippo d'Orléans.
La cittadina di Marengo citata nel romanzo di Camus, mantenne quel nome fino al 1962; in seguito all'indipendenza algerina fu cambiato nell'odierno Hadjout, mentre il giardino Marengo è ora chiamato giardino di Praga. Il ricordo del colonnello-botanico permane ancora oggi nel nome comune dell'Hedera canariensis var. algeriensis, nota come "Gloria di Marengo".

Fonti fotografiche
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5628833m
http://genearo.chez.com/03_menus/mnu_histoire/histoire/marengo/histmar/dec1851.html#haut
http://it.wikipedia.org/wiki/Palma_da_datteri
http://it.wikipedia.org/wiki/Pinus_pinaster
http://en.wikipedia.org/wiki/Hedera_algeriensis

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