Stampa questa pagina

Gli "spiantati" di Castelletto

A Castelletto Stura nel pianalto cuneese, dove sopravvive ancora l'antica tradizione del ballo delle spade, dopo mezzo secolo è tornato anche il "Reggimento degli spiantati"

  • Loredana Matonti, Aldo Molino
  • Aprile 2011
  • Venerdì, 27 Maggio 2011

Nel luglio 1363 la Compagnia Bianca del Falco lascia il Cuneese per dirigersi a Pisa, e con essa il suo condottiero John Hawkwood, Giovanni Acuto per dirla col Macchiavelli che forse l'inglese non conosceva. Secondo le cronache medievali l'Acuto, reduce dalla guerra dei cento anni, al comando di una compagnia di ventura assoldata dai marchesi del Monferrato per combattere e contenere le mire dei milanesi Visconti, occupò Castelletto Stura e il suo maniero per usarlo come base di scorrerie.
Centocinquant'anni dopo il brigante saraceno Selim, un turco facente parte della flotta del corsaro Cajireddin Barbarossa, al servizio del sultano Solimano II, sbarcò a Savona per far bottino e schiavi.
Tragici avvenimenti che hanno lasciato il ricordo tra gli abitanti di Castelletto. Castelletto Stura, poco più di mille abitanti, a 10 km da Cuneo in destra della Stura di Demonte, è piccolo paese agricolo conosciuto soprattutto per i suoi fagioli, cibo un tempo povero e oggi rivalutato per le qualità nutrizionali (alto contenuto di proteine e di ferro). Introdotti in provincia di Cuneo agli inizi dell'800, furono coltivati con successo in tutto il pianalto, tanto da originare una particolare varietà molto apprezzata e dal 1989 tutelata da un apposito Consorzio con sede alla Camera di Commercio di Cuneo.
Se dal punto di vista artistico e ambientale Castelletto non si distingue particolarmente (da vedere comunque la cappella di San Bernardo, del XV sec., con affreschi quattrocenteschi di Giovanni Mazzucco) così non è per le sue tradizioni.
Due antichissime manifestazioni popolari, ancora attive ai giorni nostri, rivestono particolare interesse e fascino per il viaggiatore.

Il "Regiment di Spiantà"

Un po' di storia, spettacolo e un pizzico di fantasia, il tutto condito con abbondante divertimento e coinvolgimento emozionale. Agitare e servire.
È il cocktail che Castelletto Stura propone agli appassionati delle manifestazioni popolari, a metà tra la rievocazione storica e la favola, dove personaggi disparati per epoche e provenienza si mescolano e si sovrappongono in una curiosa rappresentazione, il "Reggimento degli Spiantati".
Rievocazione fantasiosa di due distinte invasioni, avvenute a distanza di secoli fra loro, ma dai castellettesi accomunate, e delle coraggiose battaglie per conquistare di nuovo la libertà. C'è John Hawkwood, condottiero di ventura inglese, meglio conosciuto in Italia come Giovanni Acuto (che a Firenze ha addirittura un monumento) che lascia finalmente il Cuneese (più che cacciato) perché chiamato a Pisa. E c'è il pirata Selim, giunto in paese al comando di una colonna di 200 turchi per depredarlo e metterlo a ferro e fuoco.
La rappresentazione verte sulle trattative tra gli invasori e gli abitanti di Castel­letto circa la taglia richiesta per evitare la distruzione del paese.
Gli assedianti sul palco nell'attesa bivaccano sicuri, mentre i capi giocano a dadi. Finalmente si giunge a un accordo: viene concessa la libertà al paese in cambio di tremila ducati e dodici fanciulle.
Al momento di pagare il "pizzo", un contadino, tal Revello, le cui figlie sono state malauguratamente sorteggiate a far parte del bottino, non ci sta e aggredisce a colpi di zappa il turco Selim. È la scintilla che fa esplodere la rivolta.
"Porch d'un Turch, /brut Maomet, /n'devne fòra del Castlet./ Noi soma ij fer soldà/ del regiment dij Spiantà, noi soma del Castlet, beivoma d'bon dosset", grida il popolo, brandendo badili e picconi, in mancanza di armi (da cui il nome di "Regiment ëd je Spiantà"). E si mandano a chiamare rinforzi. Poveri Saraceni! Che poi, secondo alcuni, non rappresentavano altro che lo spirito cattivo da scacciare dalla comunità.
A dar manforte ai rivoltosi di Castelletto arriva in soccorso anche la fantasia, ed ecco i "nostri" con Garibaldi e le Camicie Rosse e gli immancabili Alpini, che costringono gli invasori ad asserragliarsi nel fortilizio presto anch'esso assalito e conquistato.
I Saraceni in parte sono catturati, altri fuggono verso la Stura. Selim viene scovato in un porcile e tradotto in catene con gli altri prigionieri al cospetto del principe e dello Stato maggiore dei vittoriosi.
Volendo cercare analogie, qualcosa di molto simile (ma qui i turchi curiosamente sono dalla parte dei rivoltosi) va in scena ogni quattro anni a Breil (Breglio) in Valle Roja. Si tratta della "Stacada", manifestazione che un tempo come a Castelletto avveniva nel periodo carnevalesco e che adesso è stata spostata in estate.
Le cariche più importanti della rappresentazione furono per molto tempo un retaggio di famiglia. Il titolo di re del Reggimento era della famiglia Garella, alla quale suc­cesse la famiglia Endici; Selim era interpretato da un membro della famiglia Rosso, mentre il Governatore era un discendente proprio di quel Revello propugnatore della rivolta.
L'ultima edizione del Reggimento, prima della lunghissima interruzione, è avvenuta nel 1960 (la tradizione dice che è stata la 44° rievocazionene a partire dalla prima del 1382), con la partecipazione di quasi 500 figuranti: turchi, garibaldini, alpini e "spiantati" con cannoni di legno che parlamentano, sfilano, si combattono. Per la sua difficoltà e complessità di rappresentazione lo spettacolo anche in passato era proposto solo saltuariamente nel periodo carnevalesco. Grazie all'associazione culturale "Per-corsi" e all'amministrazione comunale, che sono riuscite ad organizzare un evento d'importanza storica, culturale e affettiva coinvolgendo tutta la cittadinanza castellettese e dei centri vicini, domenica 5 settembre 2010, dopo cinquant'anni il Reggimento degli Spiantati è ritornato in piazza per la 45° volta.
I figuranti questa volta erano quasi 250, suddivisi fra i diversi "eserciti"che si sono fronteggiati.
Proprio le trattative fra il re di Castelletto e Selim hanno rappresentano il clou della parte recitata, ove i contendenti se le sono cantate di santa ragione, regalando divertenti battute al pubblico. A far da filo conduttore è stato il commento recitato dal regista Paolo Monasterolo, il quale man mano ha spiegato al pubblico le fasi salienti dello spettacolo inquadrandole nel contesto storico. Il "clou" è comunque la gran sarabanda della "battaglia" con i mercenari di Giovanni Acuto e i saraceni di Selim da una parte, e dall'altra le truppe alleate del Reggimento composto dalle milizie di Castelletto, di Riforano, della Motta, di Tetti Pesio e dai garibaldini con alla testa l'eroe dei due mondi in compagnia della bella Anita.
E per i feriti e i caduti sul campo di battaglia ecco la solerte assistenza degli improbabili medici e delle crocerossine del reparto infermeria. Al termine la sfilata dei vincitori da piazza Italia in piazza Nuova sancisce la definitiva cacciata degli invasori.
Un'iniziativa organizzata affinché, come ricorda la Presidente dell'Associazione "Per-corsi", Mariella Castellino, possa servire da monito per difendere la libertà e la pace.

Il ballo delle spade

Ballato secondo la tradizione almeno dal 1632, il "Bal del Saber" di Castelletto Stura fa parte con Bagnasco, Fenestrelle, Vicoforte e Briaglia di quel gruppo di danze armate tutt'oggi ancora attive sul territorio piemontese. In quanto rito e festa propiziatoria per la nuova annata agraria, veniva eseguita un tempo in periodo carnevalesco. Dopo il lungo periodo di interruzione è stata ripresa e riproposta principalmente in occasione della festa patronale di San Magno e talvolta in altre manifestazioni folcloriche (ha concluso anche la 45° edizione del Reggimento).
I ballerini, dodici in costume orientalizzante, disegnano varie figure di danza formando con le spade una catena continua, che si svolge e si riavvolge su se stessa. Disposti su due file parallele e sempre uniti dalle spade, attraversano un grande circolo adorno di nastri colorati, infine incrociano le spade formando un cerchio su cui viene innalzato uno di loro. Nella seconda parte del rito gli spadonari con passi in direzioni alternate al ritmo del tamburo intrecciano i lunghi nastri colorati che pendono dall'estremità di un palo creando un intreccio che girando in senso contrario è nuovamente sciolto.

Per saperne di più

• Gallo Pecca L., Le maschere, il carnevale e le feste per l'avvento della primavera in Piemonte e nella Valle d'Aosta, Gribaudo 1987
• Grimaldi P. (a cura di), Le spade della vita e della morte, Omega 2001

Potrebbe interessarti anche...

A Esio, minuscolo paesino di montagna del Verbano Cusio Ossola, un manipolo di ragazze e ragazzi ...
Fu l'egittologo piemontese, Ernesto Schiaparelli, a ritrovare nel 1906, la tomba di Kha e tremila ...
Il Carnevale è una festa comunitaria di purificazione e propiziazione dai significati an ...