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La Nuova Foresta di Belangero

Scopriamo insieme un ambizioso progetto di rinaturalizzazione di un'area posta all'interno della Riserva Naturale degli Stagni di Belangero, in provincia di Asti, che intende ripristinare la naturalità di una zona boscata attualmente invasa da specie alloctone lungo il fiume Tanaro.

  • Alessandra Fassio
  • Dicembre 2022
Mercoledì, 1 Febbraio 2023
Belangero, l'area da rinaturalizzare -  Foto archivio EGAP Parco paleontologico astigiano Belangero, l'area da rinaturalizzare - Foto archivio EGAP Parco paleontologico astigiano

 La Riserva Naturale degli Stagni di Belangero si trova in provincia di Asti, lungo la riva destra del fiume Tanaro e a monte della città, nella piana alluvionale del fiume. Le tipologie di ambiente che insistono nell'area protetta sono principalmente la vegetazione ripariale con stagni e paludi che caratterizzano gli ambienti umidi da tutelare. Tra le specie segnalate e da conservare ci sono la farfalla Lycaena dispar, tra gli anfibi il pelobate fosco, che è a rischio di estinzione, il tritone Triturus carnifex e il rospo Bufo viridis. La zona è per lo più costituita da molti specchi d'acqua, campi incolti, campi di mais e selvicoltura, la restante parte è occupata dall'alveo del Tanaro e dalla vegetazione tipica delle zone umide e fresche: ontano nero, frassino, popolamenti arborei di salice e pioppo bianco. Fortetemente antropizzata, è inoltre un'area golenale del fiume Tanaro con presenza di laghi di cava parzialmente ricanalizzati.

Notevole è anche la rilevanza dal punto di vista paleontologico per l'eccezionale ritrovamento di un delfinide fossile nel 2003. L'eccezionale abbassamento del livello dell'acqua del Fiume Tanaro che si era avuto a ottobre di quell'anno, a causa delle scarse precipitazioni protratte per tutta la stagione estiva, aveva portato alla luce ampie porzioni del fondo dell'alveo e delle sponde formate da sedimenti argillosi, permettendo anche l'emergenza del loro contenuto fossilifero. Tale situazione ha reso possibile il ritrovamento casuale di parti scheletriche di un cetaceo odontoceto (delfino). I sedimenti presenti appartengono alla Formazione delle "Argille azzurre" del Pliocene inferiore (5.4 – 3.2 milioni di anni fa circa).

Le minuziose operazioni di scavo e l'evidenziazione delle ossa hanno permesso una prima determinazione di massima del reperto. Si tratta di un Delfinide adulto che poteva raggiungere in vita i 2-2.5 m circa di lunghezza confrontabile con il genere attuale Hemysintrachelus. Sono state recuperate la parte toracica, quasi completa, costituita dalle coste e varie vertebre e dischi intervertebrali posti in disordine tra loro, vertebre cervicali, la mandibola sinistra, diversi denti e parti frammentarie del cranio. Mancano le parti lombo-caudali probabilmente asportate dalla corrente del fiume. Il reperto è ora esposto nelle sala del museo Paleontolgico di Asti.

Le aree umide come tutela dai cambiamenti climatici

Preservare lo stato di salute dei fiumi e delle aree umide piemontesi per diminuire il rischio di eventi estremi e aumentare la resilienza del territorio ai cambiamenti climatici, è l'obiettivo che la Regione Piemonte intende perseguire con il "bando di riqualificazione dei corpi idrici" che consente la realizzazione di numerosi progetti sul territorio regionale e nelle Aree Protette.

Numerosi progetti approvati dalla riqualificazione degli ecosistemi fluviali al ripristino della vegetazione circostante, dalla creazione di fasce arboree "tampone" alla creazione di nuovi ambienti umidi. Essi sono mirati a riportare l'ambiente fluviale verso il recupero della naturalità, una condizione che insieme al miglioramento degli aspetti paesaggistici e di fruizione, consente la riattivazione di molti servizi ecosistemici necessari per affrontare in modo duraturo l'emergenza ambientale. Un'area umida ben rinaturalizzata può tornare ad avere adeguati processi naturali di ricarica delle falde ed è in grado di assorbire meglio le brusche alterazioni idriche che accompagnano gli eventi piovosi estremi o di contribuire alla ricarica delle falde per superare meglio periodi di siccità.

Il tema dell'acqua è uno dei più importanti e fondamentali per prevenire quanto sta accadendo attualmente anche nella nostra regione, per effetto dei cambiamenti climatici.

Le Aree protette piemontesi si sono mostrate attente nell'usufruire di questa importante opportunità di finanziamento, partecipando ai bandi sia come capofila che come partners di altri enti. Da segnalare anche il progetto presentato dalla Provincia di Asti di cui l'Ente di Gestione del Parco Paleontologico Astigiano è partner, relativo a "La nuova foresta di Belangero".

Il progetto della "Nuova foresta di Belangero"

Il progetto, inserito nell'ambito degli interventi previsti dal bando pubblico sulla riqualificazione dei corpi idrici piemontesi, riguarda un intervento di rinaturalizzazione, creazione e ripristino di aree boscate perifluviali nella Piana del Tanaro.

L'obiettivo è quello di migliorare lo stato ecologico di questo tratto del fiume Tanaro e delle sue aree perifluviali attraverso interventi ambientali specifici e di portarlo ad un buon stato di conservazione. Gli interventi interesseranno alcune piccole aree lungo il fiume Tanaro, nel territorio dei comuni di Asti, Isola d'Asti e di Revigliasco, in particolare nella zona tra la località Molini di Isola e Belangero appena a monte della città di Asti. Questi siti ricadono in buona parte all'interno di aree protette e della ZSC (Zona Speciale di Conservazione), aree demaniali in disponibilità dell'Ente Parco titolare di concessioni. Inoltre il progetto è pienamente concorde con il Piano di Gestione della ZSC, allineato con le misure di Conservazione Sito Specifiche per l'aumento delle superfici forestali.

Le scelte progettuali si integrano totalmente, poi, con il progetto Life Insubricus legato alla conservazione del Pelobate fuscus insubricus e al mantenimento della popolazione in modo da scongiurare rischi di estinzione. In particolare si tutelerà la vita del piccolo rospo attraverso interventi di ripristino delle aree boscate nei pressi delle zone umide, esclusi i siti già interessati da interventi del progetto Life. Il pelobate ha infatti abitudini "fossorie" ed occorre quindi mantenere libere dalla vegetazione alcune zone per consentire l'espletamento delle sue fasi vitali.

Gli interventi

Il progetto consiste nell'imboschimento della piana esondabile del Tanaro e nel ripristino di superfici boscate degradate o che necessitano di un miglioramento boschivo consistenti anche nella rinaturalizzazione di aree colonizzate da specie esotiche invasive come l'ailanto, l'Amorpha fruticosa e la Solidago gigantea. Dato che queste ultime hanno colonizzato gran parte dell'area, gli interventi quindi assumono particolare importanza dove la superficie boscata perifluviale risulta poco presente, frammentata e spesso degradata.

Sarà creato, ove possibile, un popolamento a prevalenza di Ontano nero (Alnus glutinosa), specie tipica delle zone umide che svolge una funzione ecologica nel mantenimento degli ecosistemi fluviali, molto utile per il consolidamento delle sponde dei corsi d'acqua e che ricopre un ruolo collaterale di tutela dell'ambiente contro i dissesti idrogeologici. La scelta e la progettazione degli interventi, basata sulla cartografia degli habitat e su studi puntuali ha permesso, inoltre, di escludere aree prative o radure e di garantire l'aumento di biodiversità.

Una piccola area per un grande obiettivo

Anche se l'area interessata dal progetto non è molto estesa, parliamo di circa 32 ettari, l'obiettivo è nobile: invertire il processo di perdita di biodiversità, mitigando i cambiamenti climatici e aiutando l'adattamento al riscaldamento globale. Non si tratta solo di piantare alberi: è indispensabile farlo con cognizione di causa e nel modo giusto, nel pieno rispetto dei principi ecologici.  In particolare gli alberi, attraverso la fotosintesi, assorbono e accumulano grandi quantità di CO2 presente in atmosfera, aiutandoci nella lotta ai cambiamenti climatici. È necessario un grande lavoro, molta cura e dedizione per trasformare un seme in un virgulto, evitando di piantare nel terreno un germoglio che poi sia destinato a morire.

Occorre studiare l'area per piantare gli alberi giusti, nel posto giusto, per il motivo giusto. L'area in oggetto è ormai popolata, come detto, da numerosissime specie invasive che hanno portato un grave impatto sulla biodiversità nell'area.

Un'attività non in secondo piano dell'Ente Parco è quella di proteggere i boschi già esistenti, così come di favorire la rigenerazione naturale, attraverso la vigilanza nelle aree protette da parte dei Guardiaparco e del servizio di Sportello Forestale per la consulenza specifica sui tagli boschivi.

È sotto gli occhi di tutti che la crisi climatica sta affliggendo il nostro Paese e il nostro territorio in modo evidente, con l'aumento di eventi estremi: alluvioni, esondazioni, trombe d'aria, tempeste distruttive e temperature eccezionalmente alte. Anche per questo fa parte degli obiettivi di un Parco combattere il cambiamento climatico e fermare la perdita di biodiversità in ogni modo.

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