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L'invenzione della "Nuova Gerusalemme"

Genesi e origine del Sacro Monte di Varallo

  • Sebastiano Vassali
  • Agosto/Settembre 2012
Venerdì, 31 Agosto 2012
L'invenzione della "Nuova Gerusalemme"

Dalle pagine dell'ultimo libro di un grande scrittore contemporaneo, emerge il racconto dell'ideazione del primo Sacro Monte della storia, quello di Varallo. Fu la scintilla che in seguito darà origine a un vero e proprio fenomeno imitativo, diffuso in buona parte dell'Europa cattolica. I nomi dei luoghi indicati nel romanzo non corrispondono a quelli geografici per esplicita volontà dell'autore, che avverte: "Chi vorrà scoprire i nomi della realtà non farà fatica a trovarli; ma poi, forse capirà che lo spazio in cui si svolgono le storie non è lo stesso della nostra vita quotidiana, e che volendo cercare sugli atlanti, qualcosa, se non proprio tutto, finisce sempre per perdersi". Il brano è tratto dal quarto capitolo del libro "Le due chiese" di Sebastiano Vassali, ed. Einaudi, 2010, pp. 46-50, € 20. Si ringrazia la casa editrice Einaudi per aver gentilmente acconsentito alla pubblicazione.

LE DUE CHIESE DI VASSALLI Una grande guerra e una grande montagna. Un inno che per più di un secolo ha rappresentato i sogni e le speranze di miliardi di uomini, e che sta per essere dimenticato. Un intrecciarsi di destini e di vicende sullo sfondo di un continente, l'Europa, e di un secolo, il Novecento. A Rocca di Sasso - un paese di fantasia "imitato dal vero" sulla base dei tanti villaggi delle nostre Alpi - il tempo sembra non passare mai. La montagna, immobile, domina, rispettata e temuta, con le sue leggende e le magiche entità che si racconta dimorino qui. In primavera, sulle pendici, fioriscono genziane e ciclamini, e più in alto, verso gli alpeggi, lo strano giglio martagone, bianco e screziato di sangue. Nei prati a fondovalle, si spande il profumo carnale dei narcisi. All'ombra del Macigno Bianco formicola la vita degli abitanti del villaggio, con i suoi piccoli e grandi andirivieni, dalla Prima guerra mondiale ai giorni nostri... (dalla presentazione).

Di tutt'altro genere è la storia del Beato. Che è un prete e un frate francescano: un frate trafficone e impiccione come ce ne sono sempre stati nelle epoche passate, e come forse ce ne sono ancora nel mondo di oggi. Fra Bernardino (questo è il suo nome) non è nato nelle valli sottostanti al Macigno Bianco, ma ci è arrivato in uno dei suoi tanti viaggi. A differenza dell'Eretico è piccolo di statura e brutto, con una corona di capelli che sembrano setole intorno al cranio rasato per via della tonsura. È però fornito di un'energia prorompente e inesauribile, che lo porta a scorrazzare nei palazzi dei potenti dell'epoca dove confessa nobildonne, consiglia nobiluomini, prepara gli anziani a morire e i bambini a vivere, compie ambascerie per conto di vescovi e di cardinali, bacia la santa pantofola di un papa che alla fine, per toglierselo di torno, lo manda a Gerusalemme in Terrasanta, con l'incarico e il titolo ufficiale di "Rettore dei Luoghi Santi". Forse spera che affoghi durante la traversata del Mediterraneo, o che cada in mano ai pirati; ma lui, naturalmente, riesce a cavarsela. Arriva a Gerusalemme e scopre che nei cosiddetti Luoghi Santi (nei luoghi, cioè, che assistettero alla predicazione e alla morte di nostro signore Gesù Cristo) non c'è più niente da reggere. Ci sono i funzionari del Sultano e reggono tutto loro. In quanto ai pellegrini cristiani, che in passato venivano a migliaia da ogni parte d'Europa per visitare il Santo Sepolcro, non ce n'è più nemmeno l'ombra. Il Santo Sepolcro è sempre lì, ma non lo visita più nessuno perché arrivarci è diventato difficile. Il viaggio per mare è pericoloso a causa delle tempeste e dei pirati. Il viaggio per terra è lungo e quasi impossibile, perché per compierlo bisogna attraversare il paese dei Turchi. Chiunque al mondo si scoraggerebbe: non fra Bernardino. A differenza dell'Eretico [fra Dolcino n.d.r.], il nostro futuro Beato non crede nella ragione umana e non crede che i contrari siano davvero contrari: che la luce sia il contrario delle tenebre, che il bene sia il contrario del male... Figuriamoci! Pensa che tutto sia relativo: ciò che è vero, in una prospettiva diversa, può diventare falso, e ciò che appare falso, può essere più vero del vero. E poi non crede nella geografia. Pensa: se i pellegrini non possono più visitare i Luoghi Santi, basterà trasferire i Luoghi Santi in un'altra parte del mondo, con strade e locande e alberghi e, insomma, con tutti i santi commerci e i santi traffici che devono prosperare nel nome di Nostro Signore. "Non facciamoci spaventare dalle apparenze, e non diamo alla geografia più importanza di quanta ne abbia davvero". Gerusalemme è dovunque; Dio è dovunque, e la passione e morte di Gesù si ripetono ogni giorno con la santa Messa, in ogni luogo dove c'è un sacerdote. Se la fede, come dicono i Vangeli, può muovere le montagne, potrà anche spostare i quattro sassi di cui è fatta Gerusalemme. Il problema vero non sono i Luoghi Santi. Il problema, e la soluzione del problema, è la fede. Con la fede si risolve tutto. "Bisogna trasferire Gerusalemme - pensa il frate - in un paese cristiano. Bisogna trovare, tra le nostre tante montagne, un Monte Santo: un luogo che per la sua collocazione geografica e per le sue caratteristiche, si presti a ricreare il Santo Sepolcro e gli altri ambienti, dove si svolsero la predicazione e la morte di Gesù". Ritornato in Europa, fra Bernardino ricomincia a scorrazzare nei palazzi dei potenti dell'epoca ricevendo somme di denaro, celebrando Messe di suffragio, combinando matrimoni, sollecitando eredità e insomma dedicandosi ai suoi traffici di sempre; ma, tra un traffico e l'altro, tra un viaggio e l'altro, non smette di coltivare il suo progetto e continua a cercare, tra tutte le montagne che vede, quella che diventerà la meta dei pellegrini del mondo cristiano. La montagna santa di Gesù. La nuova Gerusalemme, destinata a prendere il posto di quella diventata inservibile, di là dal mare nel paese dei Turchi. Un giorno, il nostro frate non ancora Beato arriva in valle Maggiore, nella piccola città di Roccapiana sovrastata da un promontorio roccioso che gli abitanti del luogo chiamano "la Parete". Chiede di chi è quella montagna e scopre che appartiene a un benefattore della chiesa locale; va a parlargli, e lo trova disposto a donare la Parete ai frati: "Se la volete, prendetela. Tanto per quello che mi rende... Ci sono soltanto pietre lassù!" A partire da questo momento, l'attività di fra Bernardino diventa davvero frenetica. Corre a baciare la santa pantofola: spiega al papa il suo progetto di far rinascere Gerusalemme in un paese cristiano, perché i pellegrini possano tornare a visitarla. Ne ottiene, con una generica approvazione del progetto, qualche parola di incoraggiamento e di lode. Chiede soldi, non per le solite opere di beneficenza ma per un'impresa, dice, ancora più importante: quella di far rivivere i Luoghi Santi tra le nostre montagne. Domanda ai benefattori: "Volete che il Sepolcro di Gesù rimanga dov'è ora, trascurato e dimenticato in mano al Sultano, oppure volete che venga restituito alla devozione e alla pietà dei fedeli?". E ancora: "Volete negare al popolo dei credenti ciò che soltanto la fede può restituirgli, se voi l'aiuterete con la vostra generosità? In cambio di un piccolo sacrificio, Dio vi perdonerà tutti i peccati e vi darà il paradiso. Rifletteteci!" Tra un viaggio e l'altro, tra una genuflessione e l'altra, tra un'elemosina e l'altra il nostro frate trova anche il tempo di ritornare a Roccapiana, a ispezionare i lavori in cima alla Parete. Ci arriva a dorso di mulo, giusto in tempo per gridare al miracolo. Dagli scavi, dice, stanno affiorando delle pietre assolutamente simili a quelle che compongono, a Gerusalemme, il Santo Sepolcro; e sono anche venuti alla luce tre grossi chiodi arrugginiti, uguali in tutto ai chiodi autentici della croce. Si infervora e diventa paonazzo, dopo avere costretto gli operai a interrompere i lavori per ascoltarlo. "Queste Sante Pietre - grida mostrandogli un cumulo di sassi che loro hanno appena ammucchiato senza rendersi conto di cosa maneggiavano - e questi Santi Chiodi sono la prova evidente della volontà di nostro signore Gesù Cristo, di trasferire i luoghi dove lui è vissuto su questa montagna!" [...] Passano alcuni mesi. Una mattina, fra Bernardino è più rosso in viso del solito ed è costretto a interrompersi mentre sta parlando con un benefattore. Si mette tutt'e due le mani sul petto. Dice: "Non riesco più a respirare. Muoio, muoio!" Viene sepolto a Roccapiana con una grande cerimonia a cui assistono migliaia di persone. Durante i funerali, si sparge la voce che era un santo: da allora, gli abitanti delle valli intorno al Macigno Bianco lo chiamano "il Beato". Dopo la sua morte, i lavori sulla Parete continueranno per più di tre secoli e però alla fine non produrranno quella Nuova Gerusalemme che lui avrebbe voluto, ricostruita sul modello della vecchia Gerusalemme con il Santo Sepolcro di qua, il Calvario di là e il palazzo di Ponzio Pilato in mezzo; ma daranno vita a un monumento unico al mondo, all'epoca della sua costruzione (un monumento che cercheranno di imitare in molti luoghi, e che rimarrà inimitabile). Il Monte Santo, con le sue cinquanta cappelle e le sue ottocento statue, racconterà al mondo la vita, la passione e la morte di nostro signore Gesù Cristo; e racconterà anche la vita, la passione e la morte degli uomini e delle donne che sono vissuti fuori dalla storia, tra queste montagne. Sarà il loro passato e la loro storia (ma di questo aspetto della vicenda, e del Monte Santo, torneremo a occuparci più avanti).

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