Stampa questa pagina

Fiera del bestiame delle antiche razze locali a Capanne di Marcarolo

L'Ente di Gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese e l'Ecomuseo di Cascina Moglioni, in collaborazione con il Settore Tecnico Regionale AL-AT, i Comuni e le Unioni Montane locali, organizzano la XVII edizione della Fiera del bestiame delle antiche razze locali domenica 22 luglio 2018 a Capanne di Marcarolo – Bosio (AL)

  • Lorenzo Vay
Lunedì, 9 Luglio 2018
Fiera del bestiame delle antiche razze locali a Capanne di Marcarolo

Avrà luogo domenica 22 luglio 2018, a Capanne di Marcarolo (Bosio AL), la fiera riconosciuta, nel 2009 dalla Regione Piemonte, come fiera regionale specializzata per l'attività di promozione delle razze bovine dell'Appennino chiamato delle quattro provincie (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza) e più in generale delle razze locali in pericolo di abbandono inserite nel PSR 2014-2020 (Piano di Sviluppo Rurale) della Regione Piemonte.

Il programma:

Ore 9.00 Inizio fiera con particolare attenzione alle razze tipiche dell'Appennino delle quattro provincie e le razze a rischio di abbandono
Ore 15.00 Messa nella chiesa di Capanne di Marcarolo
Ore 16.00 Presentazione e premiazione dei migliori soggetti delle esposizione

Nel corso della giornata ci saranno inoltre la sfilata dei carrettieri con buoi, muli, cavalli e asini; dimostrazioni di antichi macchinari agricoli del Gruppo Trattori d'Epoca delle Dolci Terre;dimostrazioni dei boscaioli di Tiglieto - 5 volte campioni nazionali.

UN PO' DI STORIA

La Fiera di Sant'Isidoro – come veniva chiamata un tempo - a Capanne di Marcarolo era organizzata tradizionalmente il 24 Luglio e rappresentava, per questo lembo di territorio appenninico, in cui le attività commerciali hanno radici storiche, l'evento annuale più importante.
Fino agli anni '80, infatti, nel territorio di Marcarolo, le cascine erano tutte abitate e nelle stalle non mancavano le bestie: pecore, capre, ma soprattutto buoi e vacche, che fornivano latte, carne e forza lavoro, costituendo una importante risorsa per l'economia della famiglia contadina.

LE RAZZE BOVINE LOCALI

Le razze bovine più diffuse erano la Montagnina (Tortonese – Varzese) e la Cabannina, due razze con attitudini diverse ma con peculiarità di rusticità e di adattamento simili.
La Montagnina, diffusa su tutto l'arco appenninico di Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, è una razza che, a seconda dei diversi areali di diffusione, si è differenziata con ecotipi diversi, ognuno con proprie attitudini, da carne, da latte o da lavoro. Un tempo invece la razza era a triplice attitudine, come gran parte delle antiche razze: fino a non molti anni fa veniva infatti utilizzata per la produzione del latte (anche se non in grandi quantità, ma sufficiente per il consumo quotidiano e la piccola produzione di formaggio), per il lavoro (anche le vacche e non solo i buoi) e, a fine carriera o i maschi non diversamente utilizzabili, da carne.
La Cabannina, storicamente allevata sul versante ligure dell'Appennino, ma diffusa anche in Piemonte, ha principalmente un'attitudine da latte, con una produzione non molto elevata compensata però dalla qualità e dalle proprietà organolettiche superiori a quelle di altre razze, che si presta facilmente alla produzione di formaggio.
Queste due razze, come conseguenza dell'industrializzazione anche della zootecnia a partire dagli anni '60, sono state col passare degli anni sostituite con razze indubbiamente più specializzate e produttive ma che si sono dimostrate inadatte all'utilizzo dei pascoli collinari e montani e al tipo di allevamento estensivo fino ad allora praticato nelle aree marginali; oggi quindi molte razze di bestiame locali sono in via di estinzione con il rischio di una perdita di variabilità genetica ma anche di un valore storico-culturale- tradizionale, del mondo rurale, importante.

 

IL RECUPERO DELLA BIODIVERSITA' AGRICOLA

Questo è il motivo per il quale negli ultimi anni, grazie anche ai finanziamenti della Comunità Europea, si sta cercando di invertire questa tendenza, recuperando e valorizzando il più possibile anche la biodiversità agricola, sia vegetale che animale. I motivi sono semplici: innanzitutto, per incentivare un'economia locale alternativa in grado di competere sul mercato con l'alta qualità e la tipicità; in secondo luogo i prodotti locali sono a pieno titolo "sostenibili" ossia rispettosi dell'Ambiente e del territorio di provenienza; infine non si può trascurare il grande valore storico, culturale e folcloristico che rappresentano le varietà agricole e le razze zootecniche locali che possono contribuire alla valorizzazione e alla promozione del territorio dell'Appennino Settentrionale.

LA FIERA DEL BESTIAME DELLE ANTICHE RAZZE LOCALI

La Fiera del bestiame delle antiche razze locali intende principalmente promuovere razze bovine del territorio appenninico delle quattro provincie e, più in generale, le razze locali in pericolo di abbandono inserite nel PSR 2014 – 2020 (Piano di Sviluppo Rurale) della Regione Piemonte.

Dal 2012 la fiera promuove inoltre l'utilizzo degli animali per il lavoro agricolo (buoi, muli, cavalli e asini), convinti che anche il recupero dei tradizionali lavori agro-forestali a trazione animale non sia per nulla anacronistico ma possa invece essere una valida prospettiva di sviluppo di attività economiche rurali rispettose dell'Ambiente e della dignità di quegli animali che per tanti anni hanno condiviso la vita di fatica e duro lavoro dei contadini.

All'edizione 2018 parteciperanno allevatori delle seguenti razze:


• bovini razza Montagnina (Tortonese – Varzese); (razza in pericolo di abbandono)
• bovini razza Cabannina; (razza in pericolo di abbandono)
• bovini razza piemontese (nostrani);
• asini razza Crociata dell'Amiata; (razza in pericolo di abbandono)
• asini razza Ragusano; (razza da lavoro agricolo)
• cavalli razza Bardigiana; (razza in pericolo di abbandono)
• cavalli da tiro razza Tiro Pesante Rapido (TPR); (razza da lavoro agricolo)
• cavalli da tiro razza Comtois; (razza da lavoro agricolo)
• muli da lavoro;
• buoi da lavoro razze Montagnine, Cabannine, Piemontesi, Grigio Alpino ;
• capre razza Roccaverano; (razza in pericolo di abbandono)
• capre razza Frisia; (razza in pericolo di abbandono)
• pecore razza delle Langhe; (razza in pericolo di abbandono)
• pecore razza Bergamasche;
• conigli razza Grigio di Carmagnola; (razza in pericolo di abbandono)
• galline bionde piemontesi; (razza in pericolo di abbandono)
• galline bianche di Saluzzo; (razza in pericolo di abbandono)

Nell'ambito della Fiera saranno attivi i ristoranti di Capanne di Marcarolo, la Trattoria degli Olmi e il Rifugio dei Foi, oltre ai punti di ristoro organizzati appositamente per la manifestazione.

Lungo la strada provinciale delle Capanne di Marcarolo, dalla Chiesa delle Capanne fino a località Foi, saranno allestiti numerosi stand con prodotti locali, prodotti biologici, artigianato, attrezzatura agricola e tempo libero.

PIANIFICAZIONE E GESTIONE DELLE ATTIVITA' AGRO-SILVO PASTORALI

L'Ente di gestione delle Aree Protette dell'Appennino Piemontese tra le proprie finalità istituzionali si occupa della pianificazione e gestione degli habitat naturali e di incentivazione e valorizzare le pratiche agro-silvo-pastorali tradizionali, anche attraverso il recupero diretto di prati pascolo e prati da sfalcio.
Le aree prative sono state create dall'attività dell'uomo e sono state mantenute nel tempo grazie all'attività agricola e al pascolo. La creazione delle aree prative ha portato molte specie vegetali e animali ad adattarsi a questo habitat. Nel corso della coevoluzione molte specie sono diventate intrinsecamente unite a questo habitat diventando esclusive. Un complesso mosaico di ecosistemi e specie associate si è formato e stabilizzato. Questo agroecosistema è stato stravolto negli ultimi decenni dalla eccessiva meccanizzazione dell'agricoltura, dal sovrapascolo, dall'urbanizzazione oppure dall'abbandono delle aree agricole meno redditizie. I prati da sfalcio e i pascoli, se non utilizzati dall'uomo, tendono in maniera naturale a essere ricolonizzate dal bosco. In questo modo una grande parte di biodiversità viene persa e il territorio diviene più omogeneo ed uniforme. La banalizzazione lo rende anche più sensibile, ad esempio, ai cambiamenti climatici e alle invasioni da parte di specie aliene, soggetto ad estinzioni locali, meno fruibile e meno redditizio. Questa porzione di biodiversità è pertanto tutelata dalle normative europee ed è considerata "man-dependent" (la cui sopravvivenza dipende dall'attività dell'uomo).
L'Ente di Gestione ha tra i suoi doveri quello di salvare e conservare a lungo termine gli habitat e le specie minacciati di estinzione e protetti a livello comunitario.
In questo caso conservare significa agire per mantenere le aree di prato pascolo e le specie che ne dipendono.
Un'agricoltura sostenibile e il pascolo opportunamente gestito sono elementi chiave, che consentono il mantenimento della maggior parte degli habitat semi-naturali.
Tra le specie animali strettamente legate ai prati vi sono molti invertebrati tra i quali i più noti sono le farfalle. Il Piemonte ospita oltre 1/3 delle specie Europee e tra le specie più minacciate di estinzione troviamo in Europa le specie legate alle praterie. 16 specie italiane sono rigorosamente protette dalla Comunità Europea.
L'abbandono delle aree rurali o il loro degrado non genera quindi solo una perdita economica e culturale ma anche la perdita di una grossa fetta del nostro patrimonio naturale.

Per informazioni:
Aree Protette dell'Appennino Piemontese
Tel 0143-877825 e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Potrebbe interessarti anche...

In questa primavera dal caldo anomalo, si va alla ricerca di luoghi in cui trovare un po' di ombr ...
Come ogni anno, nel mese di gennaio, nelle Aree protette del Po piemontese si è svolto il censim ...
Il paesaggio è dominato dalla presenza del complesso monumentale della Basilica di Superga, capo ...