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Fuerteventura, la bellezza discreta della madre delle Canarie

Dove c'è solitudine, fascino, eleganza. Essenza delle caratteristiche fisiche di una posizione geografica che non è Africa e non è Europa, anzi è sia Africa che Europa.

  • Claudia Patrone
  • Maggio 2023
Mercoledì, 17 Maggio 2023
Un Ubara o uccello del deserto  - Foto F. Vassen - flickr creative commons Un Ubara o uccello del deserto - Foto F. Vassen - flickr creative commons

La solitudine e il fascino di un'isola. Le caratteristiche geografiche: non Africa, non Europa, anzi sia Africa sia Europa. Fuerteventura è come le madri: la più vecchia delle Canarie, la più arida e la meno popolata, la meta di chi cerca la natura, i ritmi lenti e rassicuranti, il calore del sole e le spiagge lunghissime, lo sport e le passeggiate, in un ambiente – ancora, in parte – lontano dall'industria turistica.

Grazie all'influenza di una personalità che si percepisce al primo approdo, guidiamo il nostro percorso alla scoperta del luogo in mobilità dolce. La bicicletta è il mezzo di trasporto ideale: le piste ciclabili affiancano di frequente le strade, il noleggio è diffuso e organizzato; in assenza di tracciati dedicati, il traffico automobilistico è in genere rispettoso e la segnaletica invita esplicitamente a garantire lo spazio di un metro e mezzo durante i sorpassi. Gli uffici del turismo dispongono di itinerari tecnici dettagliati. Gradevole quasi sempre, costante e onnipresente, talora intenso e fastidioso è il vento, che non manca mai.

Zona subtropicale nell'oceano, l'arcipelago è un piccolo paradiso europeo

Zona privilegiata, Fuerteventura: parte dello Stato spagnolo, si trova nella fascia subtropicale dell'Oceano Atlantico verso la costa nordafricana – lontana un centinaio di chilometri, alla latitudine di Florida e Messico. Un piccolo paradiso europeo, a 28° 20' Nord 14° 1' Ovest: insieme alla Gran Canaria, La Gomera, Lanzarote, El Hierro e Tenerife compone l'arcipelago delle Canarie, parte dell'ecoregione della Macaronesia che comprende anche le Azzorre, Capo Verde e Madeira. Origine vulcanica, clima regolato dagli alisei in estate: mai meno di 18°, né oltre 24°, un caldo piacevole con brezza costante, che permette di indossare (tutto l'anno!) bermuda e infradito, canotte e abiti leggeri. Più di centocinquanta spiagge litoranee, una cinquantina di chilometri di sabbia bianca fine, venticinque di sottile ghiaia.

Le dune non sono lontane, su un isolotto poco più di un miglio a nord-est, nello stretto della Bocaina: l'islote de Lobos. Il braccio di mare che lo separa da Fuerteventura è il Rio, la profondità non supera i dieci metri: un tempo rifugio della foca monaca, oggi conta circa centotrenta specie animali e vegetali, meravigliosi fondali e saline naturali lungo la costa, ricche di uccelli nidificanti sul rilievo della Caldera.

Condizioni naturali e fortunata collocazione consentono vela e surf tra Lanzarote, Gran Canaria e La Palma, così come vari sport d'acqua. Correnti calme e ricca biodiversità favoriscono immersioni e fotografia subacquea. Attività a contatto con l'ambiente sono agevolate da scuole e guide specializzate. Canarie è anche sinonimo di windsurf e kitesurf: contesto unico in Europa per il surf estremo – che ricerca cioè l'onda perfetta, tipica delle coste del Pacifico.

In agriturismi e in costruzioni rurali maiorchine si alloggia in sintonia con l'identità locale. I pianori che insistono sull'isola, infatti, sono una caratteristica che non ha eguali nell'arcipelago e ha permesso di sviluppare nell'entroterra agricoltura e pastorizia.

Dall'ambiente semidesertico, dune e ricchezze geologiche e naturalistiche

Fuerteventura oggi ha un ambiente semidesertico. Famosi i formaggi caprini, quesos majoreros: gli ovini, infatti, sono parte integrante dell'isola. Gli allevatori – si dice – hanno formulato un linguaggio in grado di identificare ciascun animale in base al colore del vello, alla disposizione delle macchie e alle caratteristiche delle corna, delle orecchie o delle zampe.

Bellezza da cartolina in paesaggi e natura: chilometri di dune a Corralejo e la caratteristica montagna sacra di Tindaya, due su tutti. Dalla Caldera, sull'islote de Lobos, si vede bene il parco naturale di Corralejo, nella parte settentrionale dell'isola. Area protetta di valore, comprende campi di sabbia, malpaìs di origine vulcanica – terra cattiva, arida – e l'antico cono eruttivo della Montaña Roja, ricoperta di piante tipiche come lo Zygophyllum fontanesii, la Suaeda vera e il Traganum moquinii; habitat della maggiore colonia di ubara, uccello del deserto, nella sottospecie Chlamydotis undulata fuerteventuræ.

Grandi emergenze di pregio e rischio ecologico degli eccessi del turismo

Giusto in tema, non lontano è il vulcano de la Arena, dove diecimila anni fa ebbe luogo una delle ultime eruzioni. Inalterato dall'uomo, ospita uno dei più grandi gruppi dell'arcipelago di saltimpalo, uccellino della famiglia dei Muscicapidi in grave pericolo di estinzione. Domina Tindaya, testimonianza peculiare della geomorfologia locale: perfetta piramide e suggestiva, conserva in cima incisioni podomorfi aborigene di probabile significato religioso.

Considerazione meritano numerosi altri spot naturalistici protetti che sono disseminati ovunque, citati di seguito in un casuale elenco. Il Cuchillo de Vigàn, sulla costa a sudest: caratterizzato da forte erosione nei secoli, regala oggi un paesaggio di ripetuti versanti a forma di coltello, paralleli fra loro e perpendicolari al litorale, alternati ad ampie e ricche vallate. Di contro, nella lingua di terra che costituisce l'estremo sudovest dell'isola, la spiaggia del Matorral – compromessa purtroppo dall'attività turistica – cattura la riflessione sui concetti di ecologia e sostenibilità, concentrando il suo valore nelle saline naturali o saladar, habitat di particolari specie vegetali. Con il parco di Jandìa non manca varietà di scorci: davanti a Playa La Barca, a lezione di windsurf; ma anche sul rilievo più alto, il Picco della Zarza ad ottocentosette metri sul livello del mare, dove cresce il cardo selvatico di Jandìa, endemico e simbolo vegetale di Fuerteventura; ancora, presso la formazione rocciosa dell'Arco di Cofete.

Il massiccio di Betancurìa, gioiello geologico e rurale sotto tutela istituzionale, è ad una settantina di chilometri in direzione centro-occidentale: profondamente eroso, con graffi lineari, di impatto monumentale. Il suo tradizionale sviluppo economico di agricoltura e pastorizia è testimoniato dalle strutture presenti nel paese omonimo, come la Granja de Pepe per la lavorazione del formaggio. O ad Antigua, all'incirca a quaranta chilometri verso levante, dove si trova il Molino de Tiscamanita per la produzione del gofio, la farina di grano o di mais tostata tipica, che i canari impiegano in innumerevoli ricette – con il latte caldo a colazione o per amalgamare il brodo di pesce, carne o verdure, oppure per la cottura del gofio amasado, il pane speciale locale.

Habitat importanti e preistoria geologica, antichissime testimonianze nelle grotte

Obbligatoria, a sud, la visita della Cueva de Ajuy e dei suoi dintorni: questa formazione rocciosa, la più antica dell'arcipelago, risale all'epoca in cui l'Africa e l'America iniziavano a separarsi e i dinosauri popolavano il pianeta; è costituita da sedimenti marini. Lasciando la parte meridionale dell'isola e risalendone il profilo orientale, ottimo riferimento – nuovamente ad Antigua – è il Museo del Sal, nelle saline del Carmen. Così come – verso l'estremo nord, a Villaverde – merita l'osservazione speleologica un'altra grotta, la Cueva del Llano.

 

 

 

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