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Un'escursione nel Parco del Mont Avic

Canada? Ma no! Siamo in Valle d'Aosta, nel Parco naturale del Mont Avic e vi proponiamo un itinerario in quattro tappe tra marmotte e stambecchi, laghi alpini e foreste di pino uncinato in quello che fu il Paradiso perduto amato da Re Vittorio Emanuele II

  • Silvia Paterlini
  • Marzo 2021
Lunedì, 8 Marzo 2021
Scorci del Parco Monte Avic: nella foto grande, il Rifugio Miserin con il Santuario mariano | Foto S. Paterlini Scorci del Parco Monte Avic: nella foto grande, il Rifugio Miserin con il Santuario mariano | Foto S. Paterlini

Lo specchio d'acqua del Lago Miserin si svela come d'incanto al termine di un verde pianoro, meritato approdo di una lunga e ininterrotta salita. Lo spettacolo del lago color lapislazzulo sullo sfondo di vette aguzze dalle cime innevate, con l'antico santuario della Madonna della Neve e, poco oltre, il rifugio in pietra grezza a chiudere questo inatteso scenario, è il premio della nostra prima giornata di cammino nel Parco naturale del Mont Avic (Valle d'Aosta).

Parco, numeri e confini

Con i suoi 57 chilometri quadrati di territorio compreso tra il Parco nazionale del Gran Paradiso, la Valle di Champorcher e il vallone di Champdepraz, il Parco Naturale Mont Avic è la prima area protetta regionale della Valle d'Aosta, istituita nel 1989 e oggi in odore di ulteriore ampliamento dopo quello del 2003. I suoi ambienti unici così selvaggi e incontaminati, non ancora raggiunti dal turismo di massa, vanno dai 1000 metri del fondovalle fino ai 3185 metri del Mont Glacier. Tra le peculiarità del Parco, oltre alla presenza di ben 30 laghi alpini, spicca la vasta foresta di pino uncinato (Pinus uncinata) che occupa gran parte dell'alta Val Chalamy, in Comune di Champdepraz, meraviglia della natura fortunatamente scampata allo sfruttamento minerario avvenuto tra il 1700 e la metà del 1800.

Cosa fare nel Parco

L'Ente parco propone tantissime attività, anche guidate, e numerosi itinerari per gli amanti dell'escursionismo, della bike, ma anche percorsi tematici storci e naturalistici, tutti ben illustrati sul sito. Un modo per visitare l'area protetta, abbracciando la diversità dei suoi ambienti, può essere un itinerario circolare che consenta di pernottare in tutti e tre rifugi del Parco: dal rifugio Miserin, al rifugio Barbustel fino al rifugio Dondena e rientro a Champorcher. Il percorso, che coincide in parte con l'itinerario azzurro proposto dal Parco, non presenta difficoltà tecniche ed è facilmente accessibile a persone con un buon allenamento.

I tesori del parco

Potrete camminare per giorni accompagnati esclusivamente da marmotte, camosci e stambecchi; lambire nevi perenni e sostare sulle rive di laghi alpini scintillanti gustando scorci amati, tra gli altri, da Primo Levi e Mario Rigoni Stern. Dalla Conca del Dondena vi troverete a ripercorrere gli antichi sentieri di caccia di Re Vittorio Emanuele II, che qui possedeva la sua riserva reale, come quelli battuti dai pellegrini in visita al Santuario delle Nevi del Miserin, benedetto nel 1658 dopo la grande peste e teatro ogni anno di una grande festa il 5 agosto.

Da Champorcher (Chardonney) al Rifugio Miserin

Il rifugio Miserin, con i suoi 2 mila 582 metri di quota, si può raggiungere da Champorcher, in particolare dal Centro visitatori di Château, seguendo il torrente Ayasse fino a Chardonney, borgo in pietra e legno incastonato nel paesaggio incontaminato.

Da Chardonnay si può prendere l'Alta via N. 2 che sale subito nel bosco di larice, abete rosso e pino uncinato, una ripida mulattiera che s'innalza dall'abitato. Servono circa quattro ore e mezzo di cammino per arrivare al Miserin, per un dislivello positivo di 1163 metri su sentieri comodi, accessibili anche a famiglie. Dopo la salita nel bosco, si attraversano spazi ampi, più morbidamente ondulati, con vecchie malghe dismesse; alcuni altri edifici rurali di proprietà pubblica, ci spiega oggi Massimo Bocca dell'Ente Parco, sono stati ristrutturati dal Parco con fondi regionali e statali a testimonianza di quanto siano state e siano importanti le attività antropiche nell'area.

Tutela del Parco e buone pratiche

Di praterie, per la verità, se ne vedono anche a quote superiori ai 2500-2600 metri, dove la presenza di bestiame al pascolo non è ben vista dagli operatori del Parco che hanno a cuore la tutela delle specie selvatiche e del delicato manto erboso alpino e nivale. A proposito, le buone pratiche a salvaguardia di questo tesoro naturale sono tra le priorità dell'Ente che, visto l'incremento di visitatori, ha messo a disposizione nella home page del sito una serie di opuscoli disponibili. Ma è solo una delle attività del Parco, che ha in cantiere diversi studi tra i quali un approfondimento sul passato minerario dell'area in collaborazione con partner svizzeri e italiani e un monitoraggio di alcune specie come la civetta nana, sessanta grammi di rapace arrivato sull'orlo dell'estinzione sulle Alpi occidentali italiane e ora localmente in ripresa.

Dalla conca del Dondena al Rifugio e Santuario mariano del Miserin sulle tracce dei Pellegrini

Dal rifugio Dondena, situato in una conca verdeggiante di pascoli a 2.186 metri, si prende il sentiero numero 7 che sale fino al Miserin in circa un'oretta di cammino su sentiero in salita ma facile, a mezza costa. Purtroppo, questo pezzo passa proprio sotto i tralicci dell'alta tensione ed è forse il meno spettacolare del giro. Tutti i sentieri sono segnati sulle rocce e spesso si dividono in più varianti con una successione alfabetica (7a, 7b, etc): occorre fare attenzione. Arrivati al Lago Miserin, visitate il Santuario Mariano, ex voto degli abitanti della zona per essere stati risparmiati dalla grande peste che decimò la popolazione di Aosta tra il 1630 e il 1636. Le pareti interne della chiesetta, ricostruita più volte fino al 1881, sono tappezzate di foglietti rosa e azzurri con i nomi dei nuovi nati della zona che vibrano alle luci tremolanti delle candele.

Dal Rifugio Miserin al Rifugio Barbustel

La seconda tappa, circa sei ore di cammino con un dislivello in salita di 1326 metri, è quella più spettacolare: una lunga successione di laghi vi porterà in serata fino al rifugio Barbustel. Dal Miserin si muove verso Col Fussy (2.910 metri), proprio sotto il picco del Mont Glacier (3.186 metri) Qui occorre fare attenzione: la direzione da prendere è quella opposta all'indicazione per Fenêtre de Champorcher, prima lungo un breve tratto del sentiero 7c e poi sul sentiero 8c, che a un certo punto sale con numerosi tornanti lungo pendici erbose fino al Col Fussy da cui la vista spazia sugli antichi sentieri di caccia del Re Vittorio Emanuele II. In questo tratto, oltre i 2.500 metri, lo spettacolo è lunare: un paesaggio brullo popolato da vette aspre e scoscese attraverso il quale corre il sentiero 4a che scende prima al Lac de Mézove e poi, attraverso ampie praterie alpine costellate di torbiere, arriva al Colle Mézove. Il sentiero 5c vi guiderà fino al Rifugio Barbustel passando prima dal Gran Lac, che si costeggia per intero, e poi dopo una lunga discesa, fino al trittico di laghi che circonda il rifugio immerso nel bosco. Da lì, anche grazie alla disponibilità del gestore Naldo Finco, potrete sognare la salita al picco del Monte Avic che si staglia sullo sfondo.

Dal rifugio Barbustel al rifugio Dondena e ritorno a Champorcher

Le ultime due tappe, che i camminatori forti possono unire, portano dal rifugio Barbustel al Dondena (circa tre ore e mezzo di cammino con un dislivello positivo di 630 metri) e dal Dondena a Champorcher (circa quattro ore di cammino e 750 metri di dislivello positivo). Dal Barbustel, su cui campeggia una targa a ricordo dell'alpinista e scrittore Mario Rigoni Stern, occorre seguire il sentiero n. 10 che si snoda in spazi ampi e ondulati passando dal Ristoro Muffé e relativo lago da cui parte il sentiero 9c fino al Dondena, segnato da tre laghi in successione Lac de Vernoille, Lac de Raty, Lac Giasset. Poco oltre il Col de Lac Blanc i volenterosi possono deviare e salire ai 2.511 metri di Cima Piana per godersi ancora una vista spettacolare sull'ambiente circostante. Per il rientro a Champorcher, ci sono diverse possibilità, una delle quali se avete poco tempo, segue la strada sterrata che conduce al rifugio e porta in poche ore all'abitato.

Identikit del Parco

Anno di nascita dell'ente parco: 1989 poi ampliato nel 2003

Regione: Valle D'Aosta

Provincia: Aosta

Comuni: Champdepraz, Champorcher, Issogne, Verrès

Confini: è compreso tra il vallone di Champdepraz, la Valle di Champorcher e il Parco Nazionale del Gran Paradiso

Estensione: circa 57 chilometri quadrati

Altitudine massima: Mont Glacier, 3186

Centri di visita: centro visite di Champorcher, in località Château, e centro visite di Champdepraz, in località Chevrère, nel villaggio di Covarey. Le Portes d'entrée" forniscono invece informazioni sintetiche ai visitatori in corrispondenza dei punti di partenza dei principali itinerari escursionistici. Una si trova presso la stazione ferroviaria di Hône.

Punti panoramici attrezzati: pannelli di interpretazione del paesaggio e binocoli fissi sono situati in località Pra Oursie e Lac Blanc a Champdepraz e in località Lac Muffé, Cimetta Rossa, Dondena e Miserin a Champorcher.

Sito: https://www.montavic.it/

SCAFFALE

Suggestioni

Giuseppe Caffulli, Il bosco dei centenari (Edizioni Terrasanta)

Enrico Cammanni, La sciatrice (CDA & VIVALDA)

Primo Levi, Sistema Periodico (Einaudi)

Pista nera, Non è stagione (Sellerio)

Mario Rigoni Stern, L'ultima partita a carte (Einaudi)

Sul Parco

Massimo Bocca, Gli uccelli del Parco Naturale Mont Avic (Ente Parco Naturale Mont Avic).

Massimo Bocca e Maurizio Broglio, La flora del Parco Naturale Mont Avic (Ente Parco Naturale Mont Avic)

Luca Zavatta e Naldo Finco, Parco naturale Mont Avic e dintorni (L'Escursionista Editore)

 

 

 

 

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