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Avigliana, depurare a costo zero

  • Claudia Bordese
  • Giugno 2011
  • Giovedì, 9 Giugno 2011

Un lago è un gioiello naturale, una perla d'acqua incastonata in una valle glaciale o nel cratere di un vulcano spento. Non è eterno. I detriti trasportati dai suoi immissari e il percolamento naturale lungo le sue rive, con il tempo ne riempiono il fondo, cambiandone aspetto ed ecologia. Certo non sono tempi umani, ma come sempre l'uomo ha premuto sull'acceleratore della natura, riempiendo i laghi di scarichi e rifiuti, sopraffacendone la naturale capacità di smaltimento e condannandoli all'eutrofizzazione. In pratica, scarichi eccessivamente ricchi in nutrienti - fosforo e azoto - favoriscono la proliferazione di alghe e fitoplancton. Ciò costringe a un super lavoro i batteri decompositori aerobi del fondo che, consumando l'ossigeno disciolto, aprono le porte all'anossia e ai batteri anaerobi, nonché alla produzione di sostanze tossiche. Lo scenario finale è un lago il cui fondale è privo di ossigeno per diversi metri, le acque di superficie sono torbide e le reti alimentari pesantemente compromesse. Il danno è attestato dalla crescente concentrazione di fosforo nell'acqua, a partire dai fondali, e potenziato dalla stratificazione termica, che impedisce il rimescolamento delle acque. Giacché dagli emissari esce unicamente acqua di superficie, la meno compromessa, il danno si accumula e peggiora in un drammatico circolo vizioso. Il quadro calza a pennello al lago grande di Avigliana, o meglio calzava fino al 2005, quando si è messa in pratica la felice intuizione - un vero uovo di Colombo - di Fabrizio Merati, idrobiologo, ovvero esperto conoscitore delle relazioni tra le variabili fisico-chimiche e la biologia degli ecosistemi acquatici. L'uovo di Colombo è una tubatura dal diametro di mezzo metro appoggiata sul fondo del lago, e terminante in superficie nella chiusa che regola la fuoriuscita delle acque del lago nell'emissario. Se questa viene parzialmente o totalmente bloccata, il livello del lago salirà rispetto a quello dell'emissario e di conseguenza, per il semplice principio dei vasi comunicanti, l'acqua fuoriuscirà dalla tubazione che pesca dal fondo del lago, ovvero dove maggiore è la concentrazione di fosforo. Nell'arco di tre soli anni, dal 2005 al 2007, questa è drasticamente diminuita, avvicinandosi ai valori ottimali di un lago naturale. Lavori lungo il canale scolmatore hanno bloccato il dispositivo dal 2008 al 2010, causando la risalita dei valori del fosforo e contemporaneamente dimostrando la validità del metodo, tornato operativo a fine 2010 grazie al sostegno finanziario del Comune di Avigliana. A tale riguardo va sottolineato il costo energetico zero di questo innovativo sistema di depurazione delle acque, giacché l'acqua esce senza la necessità di usare pompe di prelievo, ma unicamente sfruttando un elementare principio fisico. Gli unici costi sono legati ai prelievi eseguiti in otto differenti stazioni di campionamento, necessari non solo per verificare il miglioramento delle acque, ma anche per testimoniare l'efficacia e la validità del dispositivo ideato e realizzato da Merati, e proporlo ad altre strutture nazionali e internazionali attive nella lotta all'eutrofizzazione. E in questi tempi di magra, sapere che c'è chi non solo restituisce i laghi al corretto equilibrio ecologico, ma lo fa a costo zero, è una piacevole notizia.

Claudia Bordese
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