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Microrganismi in agguato

  • Claudia Bordese
  • novembre 2009
  • Martedì, 10 Novembre 2009

Turismo, trasporti, immigrazione, cambiamenti climatici, sono le principali cause a cui imputare le invasioni di piante, animali, funghi e microrganismi estranei a una determinata area geografica, ma che una volta arrivati nel nuovo territorio, con l'arroganza di chi non ha ostacoli davanti a sé, spadroneggiano, debilitano, uccidono.

Può sembrare eccessivo imputare loro simili reati, ma basta ricordare la tragedia della Grande Carestia irlandese del 1845, quando un microscopico fungo - la peronospora - distrusse tutti i raccolti di patate, principale fonte di sussistenza dell'allora poverissima isola verde. Morirono oltre un milione di persone, e altrettante furono costrette a emigrare. Volenti o nolenti, spore, semi, larve e microrganismi possono entrare in un paese viaggiando in una zolla di terra in un vaso, nell'acqua di zavorra delle navi, sulle ruote di un'auto o di un aereo, nel fango delle nostre suole o delle zampe di un uccello. Per i potenziali incalcolabili danni e la tragedia che ne conseguirebbe, esistono gruppi di fanatici criminali che progettano di attaccare deliberatamente le colture agricole dei paesi industrializzati, e di farlo utilizzando come armi microrganismi patogeni. Si chiama agroterrorismo, una terribile minaccia che somma alla volontà criminale la facilità di impiego e trasporto delle armi prescelte. Se può essere complesso varcare frontiere con mitra, bombe o valigette nucleari, i microrganismi possono essere nascosti ovunque, giungere indisturbati nelle distese agricole di Europa e Nord America, e distruggere, affamare, uccidere. Alle porte di Torino, nei laboratori di ricerca Agroinnova, sotto la guida scientifica di M. Lodovica Gullino, sono stati coordinati due importanti progetti di ricerca finanziati dall'Unione Europea, proprio per affrontare il rischio dell'agroterrorismo e della biosicurezza. Il primo si è concentrato sulla valutazione delle colture a rischio, dei potenziali patogeni, sulla loro epidemiologia, e sulle più indicate tecniche di eradicazione dei medesimi, essendo praticamente impossibile agire a livello dell'introduzione degli stessi. Il secondo progetto di ricerca, tuttora in corso e che vede la partecipazione di istituzioni accademiche e pubbliche europee e cinesi, affronta il problema dell'introduzione di nuove specie invasive tramite le tratte commerciali tra Europa e Asia. L'obiettivo è individuare i principali parassiti animali e vegetali - delle colture ma anche delle derrate - di cui è temibile l'introduzione, per poterli contenere ed eradicare; ma scopo della ricerca è anche aggiornare i docenti asiatici sui rischi e i problemi legati alla biosicurezza, per incentivare la collaborazione e lo scambio di informazioni, al fine di individuare le vulnerabilità e coordinare gli interventi.

Nel caso qualcuno ancora non se ne fosse accorto, la natura non conosce frontiere, non si piega alla nostra legislazione, ma attende, neanche troppo paziente, che ci si adegui alle sue leggi.

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