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Parchi, la biodiversità abita qui

Oggi la gente ha bisogno di sensazioni forti. Un parco naturale è quanto di più lontano ci sia, nell'immaginario collettivo, da simili stati d'animo.

  • Claudia Bordese
  • marzo 2010
  • Martedì, 30 Marzo 2010

È quiete, riposo, silenzio, immobilità. Nessuno mette in dubbio che questa sia la loro realtà apparente, ma basta affondare i sensi sotto quella immota superficie per scoprire un universo pulsante, vitale, combattivo e salvifico. È bene ricordare che il termine parco va qui inteso nella sua accezione più ampia, di riserva naturale protetta mediante accordi onorevoli dall'invadenza della nostra specie e delle nostre sovrastrutture, anche e proprio perché sovente i suoi confini non sono barriere tangibili, ma necessitano del nostro rispetto per essere preservati. Negli ultimi decenni i parchi naturali italiani hanno recuperato dal rischio di estinzione innumerevoli specie: lo stambecco, il lupo, l'orso bruno, il gipeto, sono tra i più noti esempi; sulle Alpi, l'orso marsicano, la lontra, il grifone sull'Appennino, e ancora il gabbiano corso e il cervo sardo nei parchi insulari, e la lista prosegue con decine di altre specie. Gli stessi cavalli da tiro e bardigiani della Mandria di Torino rappresentano un valido esempio del recupero operato da un parco. Anche molte piante sarebbero scomparse senza la vitale protezione dei parchi, e tra esse ricordiamo l'abete dei Nebrodi e il pino loricato, le preziose e uniche adonide gialla e primula di Palinuro.
Ma non nascondiamoci dietro a un dito. A una buona fetta della popolazione di tutto ciò non importa niente. Ignoranza e disinformazione nutrono la loro indifferenza verso il recupero di specie rare, nel quale non vedono alcun beneficio. Oggi la gente vive di cifre, ha bisogno di quantificare i vantaggi, e che siano pecuniari e a breve termine. La ricerca operata nei parchi, se adeguatamente divulgata, può servire a sradicare almeno in parte questa indifferenza. Essa infatti dimostra il ruolo di primo piano di queste istituzioni virtuose non solo nel favorire la conservazione della biodiversità ma anche nel permettere indagini sperimentali in situ, le cui ricadute sovente vanno ben oltre i confini del parco. Ripulire le acque dei Laghi d'Avigliana grazie all'impiego di mitili lacustri, sperimentazione in corso da alcuni anni nel parco omonimo, significa recuperare alla balneabilità e al turismo l'area, con le ovvie ricadute economiche e commerciali. Le ricerche effettuate grazie alla Banca del Germoplasma vegetale del Parco di Chiusa Pesio permettono la salvaguardia e il potenziamento anche di specie di interesse alimentare e farmaceutico, con evidenti vantaggi economici.
E sono solo due esempi locali tra le centinaia nel mondo. Insegniamo alla gente che i parchi sono anche fruttuosi laboratori di ricerca, facciamo toccar loro con mano i vantaggi; forse apriranno gli occhi e impareranno a leggere sotto la superficie delle cose.

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