Stampa questa pagina

Rocchetta Tanaro, la lotta al deperimento dei querceti collinari

Monitoraggio, trattamenti naturali, contenimento della vegetazione invasiva: così il Parco naturale sperimenta nuove cure

  • Graziano Delmastro
  • ottobre 2015
  • Martedì, 27 Ottobre 2015

Nel corso dell'ultimo decennio i querceti presenti nel Parco Naturale di Rocchetta Tanaro hanno mostrato segni di "deperimento", un fenomeno complesso, diffuso in tutto il continente, causato dall'interazione di diversi fattori sia abiotici che biotici: le piante colpite presentano disseccamenti della chioma, perdita di vigore e defogliazioni fino alla morte.

Per garantire la conservazione delle preziose foreste a querce, tipicamente: farnia (Quercus robur) nei freschi fondovalle, rovere (Q. petraea) roverella (Q. pubescens) e cerro (Q. cerris) sui versanti, il Parco ha avviato interventi di monitoraggio e cure sperimentali per favorire la rinnovazione naturale e la struttura disetanea dei popolamenti forestali.

È stata condotta un'analisi accurata delle piante individuando i sintomi con particolare attenzione al livello di trasparenza delle chiome: questo è infatti un buon indicatore del grado di stress a cui è sottoposta la pianta.

Sono stati individuati 10 transetti lineari, dislocati su tutta l'area del Parco, per avere un quadro complessivo dello stato di salute dei popolamenti. Le piante scelte appartengono principalmente al piano dominante, sono cioè gli individui favoriti dalla selezione naturale; su ciascuna di esse è stata apposta un'etichetta identificativa per permetterne il ritrovamento ed il controllo in tempi successivi.

Dai dati finora raccolti risulta che i boschi situati sul versante esposto a ovest (pomeriggio), più secco ed assolato sono, come era prevedibile, quelli colpiti dal deperimento più marcato. Anche gli alberi più sani però presentano una forma filata e chioma poco espansa a causa della struttura monoplana e coetanea dei popolamenti, conseguenza dell'insufficiente intensità degli interventi di diradamento nei decenni passati.

Nei popolamenti presenti a Rocchetta, a fronte di una periodica abbondante produzione di ghiande (annate di pasciona) e del conseguente sviluppo di migliaia di semenzali, si assiste inesorabilmente alla moria delle piantine a causa di un parassita fungino (Mycrosphaera alphitoides), detto oidio, causa del cosiddetto "mal bianco", o per soffocamento da parte della vegetazione avventizia.
I nuclei di semenzali di quercia più promettenti sono stati sottoposti ai seguenti trattamenti per favorirne lo sviluppo e l'affermazione:
• Contenimento della vegetazione invasiva che soffoca i piccoli semenzali,
• Trattamenti ripetuti con zolfo, fungicida di origine naturale,
• Diradamento degli alberi circostanti per aumentare la luce che riscalda il suolo e permette la fotosintesi clorofilliana nelle piantine.

Le querce sono alberi longevi: possono crescere per alcuni secoli ma sono estremamente fragili nei primi anni di vita, anni in cui l'uomo può fare molto per aiutare la natura a fare il suo corso!

Potrebbe interessarti anche...

La cronaca della giornata tipo di una ricercatrice, in giro nei prati a "caccia" di rare farfalle ...
Dai plantoidi alla robotica soft, dal polpo agli endoscopi, dalle foglie di loto ai materiali aut ...
Dal nostro archivio online, nel 2020 in piena Pandemia, spiegavamo come solo con un approccio nat ...
Mantenere il dinamismo dei corsi d'acqua vuol dire preservare la biodiversità del Pianeta e prop ...