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Gli alieni verdi sono tra noi…

Nei laghi, nei fiumi, lungo le strade, nei mari e nelle città la vegetazione alloctona è invasiva. assume il controllo del territorio eliminando i rivali, resiste alle malattie e sopravvive in ambienti ostili

  • Loredana Matonti
  • novembre 2009
  • Martedì, 10 Novembre 2009

Sono arrivati gli "aliens"! Emigrati clandestinamente da altri Paesi, a bordo di navi, treni o camion, non hanno passaporto né permesso di soggiorno. Giorno dopo giorno, si insinuano subdolamente nel nostro Paese, spesso "sfrattando" opportunisticamente dal territorio i legittimi proprietari. Quando ce ne accorgiamo, spesso è già troppo tardi. Se non ci crediamo basta guardarci attorno. Sono ovunque: nei laghi, nei fiumi, lungo le strade, nei mari e nelle nostre città. Proprio come capita nei film di fantascienza sono pericolosi, cercano di assumere il controllo del territorio, eliminando i rivali e i potenziali concorrenti. Sono resistenti alle malattie e sanno come sopravvivere anche in ambienti ostili. Ne bastano pochi per cominciare l'invasione. Ma niente paura. In realtà il termine inquietante "aliens" è la traduzione anglosassone di "specie alloctone", ovvero esotiche o aliene, intenzionalmente o accidentalmente trasportate dall'uomo al di fuori del loro areale biogeografico. Oggi, l'introduzione e l'invasione biologica degli ecosistemi da parte di specie esotiche invasive, animali e vegetali, è riconosciuta a livello mondiale come una delle principali cause di estinzione di molte specie native e di grave minaccia alla biodiversità, seconda solo alla perdita e frammentazione degli habitat. Il fenomeno è legato alla globalizzazione, per cui è in progressivo aumento in tutte le zone del mondo. I cambiamenti climatici poi, confacenti a molte specie, fanno il resto.

Per le specie vegetali, le stime complessive più recenti, ottenute dalla banca dati della flora vascolare italiana, indicano la presenza di circa 1.000 specie alloctone, che rappresentano il 13% della flora d'Italia. Di queste, per fortuna, poche quelle decisamente invasive. Il termine "alloctone" infatti, include nella sua accezione generale anche le specie importate volontariamente dall'uomo, molte di esse di grande utilità, come le piante che arrivano sulla nostra tavola come ottimi prodotti alimentari o allietano la nostra vista come bellissime ornamentali. Principali fattori di tali introduzioni, per quanto intenzionali o accidentali, sono riconducibili al turismo e al commercio internazionale e ad attività produttive quali l'agricoltura e l'allevamento.

Le specie "invadenti" danneggiano a volte anche l'economia. Il sorgo selvatico (Sorghum halepense) ad esempio, specie geneticamente affine al sorgo coltivato, è invasiva in tutta l'Italia e negli Stati Uniti. Non meno importante il risvolto sulla salute umana. Una fonte di problemi recenti è rappresentata dall'Ambrosia (Ambrosia artemisiifolia), una specie Nord-Americana che produce in agosto e settembre polline fortemente allergenico, come ben sanno coloro che soffrono di raffreddore da fieno. Considerando inoltre il lungo periodo di fioritura è possibile farsi un'idea della rilevanza del fenomeno e dei suoi eventuali sviluppi futuri in termini di salute pubblica.
Neppure il mare è al riparo dall'invasione. Un esempio largamente conosciuto è rappresentato dalle alghe verdi alloctone appartenenti al genere Caulerpa che interferiscono in modo preoccupante con le biocenosi marine della costa, competendo con la nostrana Posidonia oceanica, pianta superiore, endemica del Mediterraneo, fondamentale per la sopravvivenza dell'ecosistema marino. Per tali motivi, a livello nazionale, è stato varato un recente progetto, finanziato dal Ministero dell'Ambiente, proprio per caratterizzare la flora esotica in Italia e la sua invasività. Non c'è regione infatti che, specie nelle aree più soggette alla pressione dell'uomo, sia risparmiata dall'intraprendenza delle nuove specie. Più colpite quelle del nord. Primato spiacevole, causato dal fitto intreccio di vie di comunicazione, corsi d'acqua, centri urbani e agricoltura intensiva che caratterizza la Pianura Padana.

Il Piemonte, naturalmente, non fa eccezione: in parchi e riserve naturali, giardini pubblici nel bel mezzo della città, boschi e zone agricole, sponde fluviali e aree di cantiere, spesso fanno capolino specie esotiche. Non è un caso se tale "avanzata" silenziosa ma implacabile si è ritagliata un posto di tutto rispetto nel Rapporto annuale sullo stato dell'Ambiente in Piemonte redatto da Arpa Piemonte.
Per fortuna, almeno la montagna si difende bene e gli invasori trovano vita dura man mano che si sale in quota. Qui le specie autoctone, ben adattate, si difendono con più successo, così è raro trovare piante "aliene" oltre i 1.500 m di quota. Merito del fatto che queste faticano a tollerare le basse temperature e la brevità della stagione vegetativa che caratterizzano il clima delle Alpi. Attenzione però: il riscaldamento globale e l'introduzione di altri gruppi montuosi di specie preadattate al clima montano potrebbero portare nel futuro a una diffusione anche a quote elevate, assolutamente da evitare. Ma allora se l'invasione di alcune specie è inesorabile tanto vale arrendersi? La risposta passa innanzitutto attraverso l'informazione ambientale e la prevenzione. Ogni immissione di specie nuova in un ambiente costituisce un vero e proprio vaso di Pandora che, una volta aperto, difficilmente potrà essere nuovamente sigillato. Laddove invece la colonizzazione è già avvenuta, la vigilanza, il controllo e il contenimento potranno essere le armi migliori.

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