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I tunnel del tasso

Il carnivoro con la mascherina scava elaboratissime tane collegate da tortuose e ramificate gallerie. Per abitarle con la famiglia o addirittura con il clan

  • Franco Correggia
  • novembre 2010
  • Martedì, 2 Novembre 2010

Tra i mammiferi che abitano tuttora gli ambienti boschivi piemontesi (specie quelli di collina e bassa montagna), uno dei più interessanti è certamente il tasso (Meles meles). Pur meno comune di un tempo, questo robusto carnivoro macrosmatico è ancora presente in gran parte del territorio italiano (ad eccezione di Sicilia, Sardegna e isole minori); occupa un range altitudinale che va dal livello del mare sino alla linea degli alberi e frequenta contesti ambientali con scarso disturbo antropico, dove ad ampie e fitte aree boscate si alternano zone aperte prative, incolti e piccoli coltivi, prediligendo suoli ricchi di humus, friabili e ben drenati. Si tratta del più grosso dei mustelidi italiani e raggiunge le dimensioni di un cane di taglia media (lunghezza testa-corpo 60-80 cm, altezza alla spalla circa 30 cm, peso 7-18 kg). Si caratterizza per il capo piatto e allungato, il muso appuntito, le orecchie tondeggianti, gli occhi piccoli a pupilla circolare, il corpo tozzo e massiccio, gli arti brevi e robusti, la coda corta, la pelliccia ruvida e grigiastra. Inconfondibile la peculiare "mascherina" formata, sulla testa bianca, da due bande longitudinali nere che, partendo da dietro le narici, inglobano gli occhi e i padiglioni auricolari dissolvendosi gradualmente nella regione dorsale del collo. Il dimorfismo sessuale è assai lieve. In natura può vivere sino a 15 anni. Specie ad elevata valenza ecologica, onnivora e di abitudini notturne, il tasso non si lascia osservare facilmente. Si tratta infatti di un animale elusivo, cauto e silenzioso, con cui è assai difficile avere un incontro "diretto". Molto più probabile e agevole individuare qualcuno dei numerosi segni o delle tipiche tracce che rivelano le sue complesse attività trofiche, sociali e riproduttive. Ne ricordiamo di seguito alcuni.
· Le impronte. Il tasso ha piedi subplantigradi; su substrati molli e fangosi o sulla neve è possibile rinvenirne le tipiche orme, caratterizzate dal segno della larga e nuda superficie plantare e dalla traccia ad arco delle cinque dita con falangette munite distalmente di robuste unghie lunghe e ricurve. Sono sempre ben visibili le impronte degli spessi cuscinetti plantari elastici e digitali. L'impronta del piede anteriore (lunghezza 5-6 cm, larghezza 5 cm) è più grande di quella del piede posteriore (lunghezza 4-5 cm, larghezza 4 cm), con segni delle unghie più allungati.
· Gli escrementi. Possono essere semiliquidi oppure solidi, di forma cilindrica od ovale (lunghezza 7-9 cm, diametro 1-2 cm), con superficie irregolare e rugosa. Spesso il tasso (specialmente il maschio dominante nel periodo riproduttivo) accumula le sue feci in buche profonde 10-30 cm, scavate con gli artigli dall'animale stesso, ubicate in prossimità della tana, lungo le piste di uso frequente e soprattutto lungo i confini del territorio (attività di marcatura odorosa). Tali buche ("latrine") sono utilizzate anche per diversi anni e possono contenere cospicui depositi di fatte, cui il tasso aggiunge il secreto (un sebo caseoso dall'odore di muschio) della ghiandola odorifera anogenitale (segnale territoriale e sessuale olfattivo). Sono di solito collocate in corrispondenza di evidenti emergenze del terreno (ceppi, tronchi, rocce, ecc.) e non vengono mai ricoperte di terra.
· Le buche alimentari. Nel corso dell'attività trofica all'interno del suo territorio, il tasso scava piccole buche nel terreno, al fine di raggiungere i molti elementi che rientrano nel suo ampio spettro alimentare (lombrichi, larve, insetti adulti, lumache, anfibi, micromammiferi, rettili, uova, favi, carogne, bulbi, tuberi, germogli, radici, funghi, ghiande, nocciole, castagne, noci, bacche, more, uva, frutta in genere, semi, erbe, cariossidi di frumento, mais, altri cereali, ecc.).
· Le piste. Nell'attività di ricerca alimentare all'interno del suo dominio vitale, il tasso percorre sentieri preferenziali ben marcati, che conducono alla tana. Lungo tali piste (che sono parte integrante del suo spazio d'azione e possono avere notevole sviluppo) è possibile ritrovare tracce del pelo lucido, ispido e setoloso del mantello.
Ma certamente gli elementi più imponenti e più evidenti che segnalano la presenza di questo carnivoro scavatore sono le sue elaboratissime tane. Consistono in complessi sistemi ipogei di camere e corridoi, scavati con gli unghioni in terreni asciutti, sabbiosi, in pendenza e con densa copertura vegetale. Possono estendersi in profondità fino a 5-6 m, con una lunghezza complessiva di oltre 10 m, occupando in senso orizzontale un'area di 20-30 m2. La loro struttura è rappresentata da un insieme di tortuose e ramificate gallerie (larghezza 30 cm circa, altezza 20 cm circa), con funzione di condotti di comunicazione e di camini di aerazione, che si aprono in ampie camere collocate tendenzialmente in posizione centrale, aventi funzione di aree di riposo, zone di sosta e rifugi per la riproduzione. Sia le camere-nido, sia i siti utilizzati come dormitori sono imbottiti con uno strato di foglie secche, muschio ed erbe, a volte ammassato su di una piattaforma di rametti (isolamento dall'umidità). I complessi delle tane includono anticamere, reti di tunnel di collegamento, sfiatatoi, condotti di drenaggio. La comunicazione con l'esterno è assicurata da un sistema di uscite di sicurezza (anche 10-15), aventi un diametro di circa 20 cm e posizione inclinata (pendenza 10-20%), sfocianti in punti anche molto distanti fra loro. Davanti agli ingressi principali viene spesso accumulato un voluminoso cono di sterro, solcato (quando la tana è occupata) da uno stretto canale (toboggan). Proprio sul cumulo di terra fresca è particolarmente agevole trovare peli bianchi, bruno-giallastri, grigi e neri (lunghi 3-5 cm, sottili, ruvidi e ondulati) e soprattutto orme ben impresse. In particolare nella primavera inoltrata può capitare di osservare anche le impronte dei piccoli, nidicoli, nati (generalmente in numero di 2-5) in febbraio-aprile, dopo 8-11 mesi di gestazione (la vera gestazione si protrae per 6-8 settimane, ma si verifica a distanza di 8-9 mesi dalla fecondazione dell'ovulo; l'adesione e l'annidamento della blastocisti nella mucosa uterina sono regolati, con feedback ormonale, dalla durata del fotoperiodo). Presso le entrate è possibile reperire i resti delle lettiere evacuate dagli animali occupanti la tana. Di frequente dall'imboccatura delle uscite principali si dipartono sentieri battuti, a volte ben netti ed evidenti. Le tane possono essere occupate da più animali (gruppi famigliari o clan) e spesso sono utilizzate e ampliate da successive generazioni. Al loro interno i tassi trascorrono gran parte dell'inverno, periodo in cui gli animali, pur senza cadere in un vero letargo, entrano in uno stato di semi-torpore con notevole rallentamento del metabolismo basale.

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