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Toporagno, il terrore corre nel sottobosco

I toporagni hanno vite brevi e violente e un metabolismo velocissimo. Si nutrono azzannando la preda che trasportano in una prigione degli orrori, una sorta di dispensa di prede vive e invalide. Ma i toporagni sono anche prede, e diventano bocconi ghiotti per corvi, ermellini, donnole e volpi. 

  • Carlo Grande
  • Dicembre 2020
  • Lunedì, 11 Gennaio 2021
Foto Pixabay  Foto Pixabay

 

Sui 'dis-social' non c'è via di mezzo, odio o venerazione: in un amen augurano la morte e subito dopo si sdilinquiscono per un bombo frastornato dal freddo di novembre (lo credo), da salvare con acqua e zucchero. Oppure vanno in brodo di giuggiole davanti a una pseudo-cimice corazzata (assai puteolente, alla bisogna), di quelle che distruggono i raccolti, che accarezzano e delicatamente accompagnano fuori, "magari" con un bacino sul musetto, scrive qualcuno.

Prendete il toporagno: davanti a una foto è tutto (o quasi) un "tesoroooo", "amoreeeee", "ma quant'è carinooooo", fidandosi del biologo-poeta D. G. Haskell, che ne La foresta nascosta (Einaudi) ha contemplato per un anno un metro di diametro di foresta primaria sulle colline del Tennessee - un cerchio grande quanto un mandala, che in sanscrito significa "comunità" - lo ha osservato sine ira et studio, in modo distaccato, ricavandone l'impressione di un frenetico rider del sottobosco. Il toporagno, dice - pelliccia grigia, coda ispida e corta, grande quanto il palmo di una mano - saetta nel terreno accelerando "come un ricciolo di lanugine catturato dall'aspirapolvere". È il terrore del sottobosco.

I toporagni, spiega Haskell, hanno vite brevi e violente, e un metabolismo velocissimo, respirano a un ritmo convulso; non sopravvivono a lungo all'aperto; l'aria, data l'assurda frequenza respiratoria, li disidraterebbe fino a ucciderli. Si nutrono azzannando la preda, iniettando una saliva velenosa che paralizza e può uccidere. Trasportano le vittime in una prigione degli orrori, in una dispensa di prede vive e invalide, come Alien.

I toporagni mangiano qualsiasi cosa abbiano di fronte, naturalmente proporzionata alla loro stazza. Gli scienziati, se li catturano in una trappola a gabbia con dei topi, al ritorno trovano solo un mucchietto di ossa sorvegliato da un furibondo guardiano grigio. I toporagni squittiscono con toni acutissimi, non percepibili da orecchio umano. Hanno un sonar biologico che ascolta le onde sonore riflesse, un eco-localizzatore per orientarsi nelle tane e con le prede. Sono "sottomarini terrestri", navigano basandosi sui i suoni. Vivono al buio e sono sempre su di giri.

Tra le grinfie dei corvi, i grandi cacciatori

Per i corvi sono un bel boccone, però. E qui ci viene in soccorso un altro maestro, Bernd Heinrich, che scrivendo La mente del corvo (Adelphi) descrive il pasto, o lo spuntino, di alcuni intelligentissimi volatili allevati in una grande voliera. Sono in grado di mangiare uno scoiattolo dopo averlo fatti a pezzi, ricorda, ingoiandone interiora, ossa, pelo e tutto il resto. D'altra parte la natura non è una caramella, si sa.

I corvi sono protagonisti di un esperimento: "Ciuffo e gli altri non avevano mai esitato a inseguire animali vivi, scrive. Avevano spesso catturato tamie, topi, toporagni e uccelli entrati nella voliera di duemila metri quadrati attraverso la rete di metallo. Erano cacciatori nati. Forte di questa consapevolezza, portai loro un toporagno settentrionale dalla coda corta, Blarina brevicauda (uno dei loro spuntini preferiti e più frequenti, nonché un mammifero insolito dal morso velenoso), legato a un filo bianco; buttai l'animale sulla neve di fronte a loro tenendo salda l'altra estremità del filo, che speravo non riuscissero a vedere per via della neve. Come previsto, si lanciarono tutti all'inseguimento. Golia fu il primo ad accaparrarsi il bottino e volò via. Quando si fu allontanato di tre o quattro metri diedi un leggero strattone al filo. Sentendo il toporagno muoversi nel becco, Golia lo lasciò immediatamente cadere, atterrò e si mise a osservare la preda distesa sul terreno da una distanza di sicurezza. Qualcosa non andava. Anche gli altri sembravano averlo capito. Si allontanarono dal toporagno come fosse un'apparizione.

Sperando di convincerli ad afferrarlo di nuovo, trascinai lentamente il toporagno sulla neve come si trascina un'esca per le spigole sotto la superficie dell'acqua con un monofilo. Continuarono a stare alla larga. Forse ero troppo vicino. Forse pensavano che io fossi la causa dello strano comportamento del toporagno. Per metterli a loro agio, mi allontanai di una quindicina di metri, tenendo l'estremità del filo in tasca. Ancora nessun contendente.

Quando mi avvicinai con il rotolo in mano, si allontanarono anche da me. Circa cinque minuti dopo, Houdi saltellò a terra, si avvicinò al toporagno e lo prese col becco, ma poi lo lasciò cadere immediatamente e volò via. Non tornò più indietro. Allora arrotolai il filo, liberai il toporagno e lo lanciai di nuovo sulla neve. A quel punto Houdi tornò indietro, raccolse il toporagno, lo strappò a metà e divorò entrambe le parti.

Per verificare se era stato il rotolo di filo che avevo in mano a spaventarli, visto che non ne avevano mai visto uno, li misi alla prova con altri oggetti nuovi. Buttai una monetina da cinque centesimi sulla neve. Si avvicinarono immediatamente come se niente fosse, Mancina fu la prima a raccoglierla. Come richiamo ulteriore, tirai fuori il mio portachiavi che aveva attaccate quattro chiavi e lo feci tintinnare. Non potevano aver mai visto né delle chiavi né un portachiavi, ma mi si avvicinarono immediatamente per cercare di strapparmi di mano il giocattolo. Non cedetti, ma visto che si erano avvicinati tirai fuori il rotolo di filo bianco dalla tasca. Si scatenò il caos. Volarono tutti via spaventati. Quando srotolai il filo e lo distesi tirato al suolo, non mostrarono la minima paura. A quanto pareva, avevano associato la novità, il rotolo di filo bianco, con i movimenti fantasma del toporagno, che erano per loro incomprensibili e di conseguenza li spaventavano".

"I corvi temono ciò che sanno essere pericoloso - conclude Heinrich - ma a dire il vero questa sembra essere la minore delle loro paure. Più che altro, hanno paura di ciò che va contro alle loro aspettative. Forse, come noi, temono ciò che non capiscono. E se davvero temono l'ignoto, significa che sono consapevoli di ciò che sanno".

Gufi, donnole e volpi sono i nemici giurati

Gli esseri viventi a volte si somigliano molto. Anche i toporagni, che sono estremamente territoriali - scelgono un habitat di circa 500 metri quadrati, nel quale vivranno tutta la vita, i maschi estendono i confini solamente durante la stagione riproduttiva, quando vanno in cerca di femmine - hanno una parentela con l'uomo, dice Haskell: i primi mammiferi erano creature simili ai toporagni che terrorizzavano le chiocciole e i centopiedi del Mesozoico. I nostri antenati avevano la voce stridula ed erano feroci. Erano sempre su di giri e vivevano al buio. C'è qualche analogia con il nostro stato attuale, anche se, grazie al cielo, abbiamo perso i denti velenosi e non ci lasciamo piú dietro una scia pungente.

Detto questo, il toporagno non è né buono né cattivo, fa solo il suo mestiere di creatura del bosco. Durante il periodo riproduttivo diventa più socievole, (è l'unico momento nella vita in cui preferisce non essere solitari) come quando non è ancora adulto: i piccoli formano spesso una carovana dietro la madre, reggendo con la bocca la coda del fratello o sorella che li precede.

Poi crescono (non molto) ma hanno nemici anche loro, i gufi ad esempio, che li artigliano incuranti dei denti terribili e della scia acre delle ghiandole sudorifere, e i corvi, come abbiamo visto, volatili che non hanno nessuna paura di tirare le penne alle aquile e la coda ai lupi, di posarsi sul dorso dei cinghiali. Anche ermellini, donnole e volpi non li disdegnano, mentre molti altri stanno invece alla larga.

Il toporagno è una specie molto bellicosa - in natura, come fra gli umani, per quanto si possa essere carogne c'è sempre qualcuno più carogna di te, che ti mangia - e alla fine si può ben dire che sia come Walter White, ex-brava persona ed ex onesto contribuente, l'insegnante di chimica protagonista della serie tv Breaking Bad: si mette a produrre e smerciare anfetamine per aiutare la famiglia, dopo aver scoperto di avere un cancro ai polmoni, che gli dà pochi mesi di vita. Anche il toporagno ha vita breve, come lui potrebbe dire: "I'm not in danger, I am the danger". Non sono in pericolo, sono io, il pericolo".

 

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