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Quale becco preferisci?

  • Stefano Camanni
  • Gennaio febbraio 2011
  • Giovedì, 22 Maggio 2014

"Durante il mio periodo d'imbarco sulla regia nave Beagle, in qualità di naturalista, fui molto colpito da alcuni fatti relativi alla distribuzione degli esseri viventi nell'America Meridionale...". Con queste parole inizia il libro di Charles Darwin L'origine delle specie, nel quale il grande naturalista inglese espone la sua teoria sull'evoluzione a partire dalle stupefacenti osservazioni raccolte nel suo celebre viaggio che toccò anche le isole Galapagos. Tra le tante descrizioni notò come i fringuelli delle varie isole, apparentemente molto simili fra loro, presentassero in realtà becchi estremamente diversi, dai più fini e appuntiti ai più tozzi. Lo stesso Darwin riuscì a spiegare il fenomeno ipotizzando correttamente che una specie di fringuello avesse colonizzato inizialmente le varie isole, differenziandosi poi successivamente in specie diverse per potersi adattare alle differenti risorse alimentari presenti. In effetti le forme dei becchi degli uccelli sono degli esempi evidenti di adattamento alle diverse disponibilità alimentari. Ecco allora i becchi lunghi o lunghissimi, magari anche un po' ricurvi, dei limicoli, uccelli dalle zampe lunghe che si nutrono dei piccoli animali che vivono nel fango, o quelli robusti e spesso adunchi degli uccelli rapaci, adatti per strappare la carne della loro preda, o ancora quelli finissimi dei colibrì nei quali ogni specie è provvista di una particolare lunghezza del becco per adattarsi a un fiore specifico. Ci sono poi dei casi veramente speciali, dei veri e propri "capolavori dell'evoluzione". Il becco a scarpa è un grosso uccello africano caratterizzato da un robustissimo becco a forma di zoccolo di legno, carenato e con una robusta punta munita di uncino, adatto a predare pesci ma anche rane e piccoli mammiferi. Ben più vicino a noi vive il fenicottero, dallo splendido colore rosa. Il suo becco, tozzo e curvo, porta ai margini delle piccole lamelle paragonabili un po' ai fanoni delle balene. Dopo aver messo il becco in acqua, il fenicottero spinge l'acqua verso l'esterno con la lingua, intrappolando le piccole prede nelle lamelle.

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