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Fratino, l'uccellino che ci dice come stanno le nostre spiagge

Avvistare un fratino è un buon segno: significa che ci troviamo in un ambiente in buona salute. Impariamo allora a conoscere meglio questo piccolo trampoliere che vive sulle spiagge italiane. 

  • Laura Succi
  • Settembre 2020
  • Sabato, 5 Settembre 2020
 Foto Roberta Corsi Foto Roberta Corsi

Nessuno tocchi il fratino. Istituzioni e associazioni ambientaliste, guidate dal Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino (CNCF) hanno fatto proprio l'appello e l'hanno rivolto a tutti i frequentatori delle spiagge e ai gestori degli stabilimenti balneari in considerazione dek fatto che questo fragile uccello nidifica da aprile sulle nostre spiagge e che la sua presenza è di grande importanza: è infatti indice di qualità ambientale e anche uno dei parametri per la concessione della Bandiera Blu di Legambiente destinate alle località rivierasche.

Senza esseri umani in giro, i fratini (Charadrius alexandrinus), insieme ad altri animali che condividono con loro lo stesso habitat, come le tartarughe Caretta (Caretta Caretta), hanno occupato spazi che normalmente erano a loro preclusi, e per questo Ispra ha condiviso l'appello del CNCF e ha prodotto un protocollo operativo per attivare sistemi di allerta.

Un protocollo per il fratino

Piero Genovesi responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica di ISPRA è soddisfatto: "Il lavoro fatto ci ha dato un'ottima risposta: molti gestori ci hanno segnalato gli episodi di nidificazione e abbiamo potuto concordare aree e tempi per la pulizia delle spiagge e diversi comuni si sono attivati con delle ordinanze di sensibilizzazione per evitare il calpestio accidentale da parte dei turisti".

Un ottimo esempio è la collaborazione, stabile da qualche anno, con l'Amministrazione comunale e con l'Associazione tra le aziende turistico-ricreative dell'aria aperta di Cavallino-Treporti (comune di circa tredicimila abitanti situato su una lunga e fertile penisola tra Venezia e Jesolo). Tra le mascotte del Camping Mediterraneo c'è proprio Tino, il fratino: "Puoi avvistare lui e i suoi amici fratini in spiaggia, verso la riva. I suoi piccoli nascono proprio in questo periodo!" si legge in un post su Facebook dello scorso maggio.

Il problema di questa specie è che il suo pulcino è un piumino di pochi grammi - l'adulto non è granché di più, lungo com'è soltanto 16 cm dal becco alla coda - un nonnulla che può stare tutto accoccolato nella metà di un palmo di mano, basta il naso di un cane che passa di lì e lo annusa a schiacciarlo. Lo incrociano umani ignari della sua presenza, e i loro amici a quattro zampe, ma anche un gran numero di predatori: ratti, volpi, gabbiani, corvidi, rapaci, che si mangiano le uova e pure i pulcini.
Poi, purtropp,o c'è anche chi compie deliberatamente degli atti vandalici, che sono un reato, rompe le uova o uccide i pulcini appena nati. Anche il mare che ha eroso tante spiagge spesso è loro ostile.

Quanti sono i fratini

Lorenzo Serra, responsabile del Servizio per l'inanellamento degli uccelli di ISPRA, inquadra la situazione: "Stiamo parlando di meno di 500 coppie su oltre 750 chilometri di costa italiana in potenza idonea alla specie, la stima nazionale è piuttosto accurata. Questa specie ha bisogno di spiagge in prossimità della foce di un fiume o di stagni o di zone umide importanti come le lagune salmastre perché nidifica sulla riva del mare, ma poi si alimenta negli affioramenti di sabbia e fango delle zone umide".

Pur essendo i fratini distribuiti lungo tutto il litorale italiano, le più importanti aree di nidificazione sono le zone umide costiere dell'Adriatico settentrionale, come la Riserva naturale dello stato di Sacca di Bellocchio.

Lì i Carabinieri forestali del Reparto Biodiversità di Punta Marina a Ravenna, che hanno in gestione le riserve naturali statali che rientrano nel Parco regionale del Delta del Po ospitando praticamente tutti i fratini dell' Emilia Romagna, hanno messo letteralmente tutti i nidi sotto protezione. In realtà durante la fase riproduttiva c'è un controllo quotidiano da parecchi anni, non solo in questo inimmaginabile 2020.

Nel Delta del Po, complessivamente, le coppie sono una quarantina, una decina nella Riserva Sacca di Bellocchio. e le misure di tutela adottate sono molte e vanno dalla regolamentazione degli accessi ai ripari fisici. Tre i livelli di intervento per gli accessi: spiagge dove le persone possono andare sempre, spiagge dove possono andare solo quando è finito il periodo delle nidificazioni - quindi dopo la metà di luglio - e spiagge dove l'ingresso è sempre vietato.
Poi ci sono le piccole gabbie che li proteggono dai predatori che vengono posizionate su ciascun nido e permettono ai genitori di entrare e uscire liberamente dalle maglie di 5-10 cm. Nella Riserva naturale Dune e isole della Sacca di Gorino e nell'area di Interesse comunitario Sacca di Goro, i Carabinieri forestali hanno realizzato, nell'ambito del progetto Life AGREE, degli isolotti di sabbia per attrarre oltre al fratino anche la beccaccia di mare e il fraticello, specie che depongono le uova su questi ambienti di nuova formazione.

Lorenzo Serra, insieme a Nicola Baccetti, responsabile dell'Area per l'Eco-patologia della fauna stanziale di ISPRA, collaborano con i Carabinieri forestali, Guardia costiera, servizi regionali Caccia e Pesca e Protezione civile, Polizie provinciali, associazioni ambientaliste e gruppi di appassionati che fanno riferimento al CNCF. Serra spiega che i nidi nelle aree studio vengono seguiti uno a uno e gli animali monitorati con sistemi innovativi: "Abbiamo applicato ai fratini, tramite uno zainetto di appena 1 grammo, dei rilevatori GPS. Nove fratini li hanno portati sul dorso per un anno, e in questo modo ci è stato possibile seguirli per tutto il loro ciclo biologico: ora sappiano le loro rotte, i tempi di spostamento tra zone diverse, i siti di svernamento, tante informazioni per ci servono per fare un piano di conservazione, strumento fondamentale per uniformare le azioni di conservazione a livello nazionale", una pianificazione che urge.

Dopo un inizio di stagione critico, con l'improvviso ritorno dei bagnanti sulle spiagge (la cosiddetta "Fase 2" post lockdown) poco a sud di Ravenna, nella Riserva statale alla Foce del torrente Bevano, grazie alla stretta collaborazione con i volontari si è giunti all'involo di 9 pulli, un risultato straordinario per le 5 coppie presenti in un'annata iniziata così male.

All'altro capo d'Italia, sul litorale calabro, tra i volontari risoluti che si affannano a prendere tutte le precauzioni per far sopravvivere la specie, c'è anche Antonietta Mascetti, che lotta colle unghie e coi denti per difendere i fratini di Punta Pellaro a Reggio Calabria, organizzando anno dopo anno un campo di salvaguardia con due volontari al mattino e due al pomeriggio, occhi puntati sui nidi. Certo in quest'anno diverso da tutti gli altri della nostra vita nemmeno loro hanno potuto uscire, ma appena possibile hanno messo piede in spiaggia e i fratini erano lì, quattro coppie, puntuali secondo il ciclo biologico: "In due nidiate si erano già schiuse le uova, i piccoli erano quattro, purtroppo un uovo era stato schiacciato da qualcuno che era passato di là a piedi durante la pandemia. La buona notizia è che alla fine quest'anno se ne sono involati nove".

Bisogna aggiungere che le istituzioni in passato hanno dato una mano alla nostra associazione, dice Antonietta: "Il Comune di Reggio Calabria ha posizionato dei dissuasori a impedimento fisico dell'accesso delle auto in spiaggia - accesso che peraltro già la legge vieta - e il Parco nazionale dell'Aspromonte ha fornito del legname per recintare una porzione di spiaggia; in prospettiva dovremmo riuscire a chiudere tutti i 200-300 metri dove nidifica". Ma le sue previsioni purtroppo sono a rischio: "L'attuale amministrazione comunale di Reggio ha già deliberato di costruire un porto turistico proprio lì, alla foce del torrente Fiumarella, in contrasto con le normative che tutelano un ambiente così importante e raro".

Nonostante tutti gli sforzi fatti, com'è facile capire, l'orizzonte è fosco e la canzone del fratino è una canzone triste. L'invadenza dell'uomo e i cambiamenti climatici minacciano lui, insieme a tante altre specie rare e protette dall'Unione Europea e dalle leggi italiane e il fatto che stiano scomparendo è un ulteriore segnale del grande male che ammorba l'ambiente. Scompaiono gli habitat e si inceppa tutta la catena della vita, dalla quale evidentemente gli esseri umani non sono esclusi.
E questa sarebbe una sconfitta per tutti.

 

Per approfondimenti

Kittap! (Allarme!), poi un soffice uit-uit-uit e ancora un flautato pu-it o po-it (la trascrizione del canto del Fratino è tratta dalla Guida degli Uccelli d'Europa a cura di Peterson, Mountfort e Hollom edito da Franco Muzzio & C).

Sito della LIPU

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