Stampa questa pagina

Salviamo le Emys

La testuggine palustre è sempre più rara e minacciata di estinzione, specie in Liguria e Piemonte, dove si stanno attuando delle azioni per il ripopolamento e la salvaguardia della specie.

  • Loredana Matonti
  • maggio 2016
  • Martedì, 10 Maggio 2016
maschio di Emys orbicularis galloitalica in natura Foto di Riccardo Cavalcante maschio di Emys orbicularis galloitalica in natura Foto di Riccardo Cavalcante

"Sii come la tartaruga. Se non tirasse fuori il collo, non andrebbe in nessun posto."

Harvey B. Mackay

 "Ogni tartaruga poggia su un'altra tartaruga", un'espressione che si riferisce a un antico mito sulla creazione della terra, presente nella mitologia indiana, cinese e nativa americana; ma di quale tipo di tartaruga si tratta? Nei racconti si distingue appena tra tartaruga acquatica e terrestre; del resto, anche a livello scientifico le due specie furono differenziate solo nel XVI secolo.
La tartaruga è simbolo di maternità e creazione, in alcune culture e paesi del mondo la divinazione o le predizioni venivano fatte usando il suo carapace, che veniva letto come fosse un libro di conoscenza che, attraverso alcuni simboli che vi si potevano trovare, prediceva certe cose piuttosto che altre. Per la lentezza dei loro movimenti, sia le tartarughe marine che terrestri sono state rappresentate come base di appoggio del mondo dalle culture più diverse, da quella hindu in Asia a quella degli Huron in America.

Ma oggi questi simboli di stabilità e "punti di appoggio" vengono sempre più a mancare, e imbattersi ad esempio nella nostra testuggine palustre europea (Emys orbicularis L.) sulla riva di uno stagno, immobile e intenta a prendere il sole, è sempre più raro. Questa specie, unica rappresentante in Italia della ampia famiglia degli Emydidae, è sopravissuta a stento al forte degrado subito dagli ambienti umidi.
Gli habitat in cui vive sono i più svariati: canali, stagni permanenti o temporanei, laghi, estuari, fiumi, torrenti, torbiere e anche zone con acque salmastre di lagune costiere e foci dei fiumi, ma generalmente predilige acque ferme o a lento corso, situate in aree pianeggianti, e frequenta gli ambienti terrestri solo per la nidificazione o per compiere brevi migrazioni, a causa del prosciugamento dei corpi idrici.
In genere non la si trova oltre i 500 m sul livello del mare, ma può arrivare fino a 1700 m nelle regioni del Nord Africa.

La sua sopravvivenza è attualmente a rischio a causa della distruzione e frammentazione di tali habitat e dalle attività antropiche non controllate (transito di veicoli, presenza di cani, scarico di rifiuti, pesca, ecc) oltre che di specie esotiche e competitive, quali le testuggini palustri americane. Proprio la sua sensibilità a questi fattori fa della sua presenza un prezioso indicatore biologico della salute di questi ecosistemi.
Il commercio dell'animale è vietato in base alle Convenzione di Berna del 1979 (protezione della fauna europea) ed è protetta nella maggior parte delle nazioni in cui è presente. La specie è inoltre tutelata dalla Direttiva Comunitaria 92/43 detta "Direttiva Habitat" e recepita dall'Italia con D.P.R. n. 357 del 1997, successivamente modificato dal D.P.R. n. 120 del 2003.

Le popolazioni della nostra penisola vengono attribuite a 3 sottospecie, E. o. galloitalica lungo la costa Tirrenica e in Sardegna, E. o. hellenica lungo la costa Adriatica, ed E. o. ingauna in Liguria, anche se uno studio genetico, condotto in Sicilia, ha portato a descrivere la testuggine palustre siciliana Emys trinacris come una nuova specie (Fritz, 2005). Dal punto di vista morfologico risulta somigliante a Emys orbicularis, ma l'impronta nucleare ha rivelato una netta differenza a livello del dna. In effetti genetica e morfologia non sempre coincidono e ciò purtroppo contribuisce a rendere complicata la situazione tassonomica di queste specie.

In Italia presenta una distribuzione discontinua, solamente nella pianura padana e nel litorale medio-tirrenico è discretamente diffusa, anche perché purtroppo le poche aree naturali idonee a questo rettile sono limitate e frammentate e ciò sembra essere la causa principale del suo declino; popolazioni ridotte ed estremamente isolate costituiscono un limite alla migrazione di individui da una zona all'altra, aumentando la percentuale di accoppiamento fra consanguinei (inbreeding), con conseguente impoverimento genetico dei vari gruppi.
A lungo andare, ciò può portare all'estinzione locale di intere popolazioni, come si teme possa accadere anche in Piemonte e in Liguria.

Proprio quest'ultima Regione, nel tentativo di tutelare una delle sottospecie, l'E. orbycularis ingauna (Jesu, 2004), endemica della Liguria occidentale, ha partecipato al progetto LIFEEMYS, cofinanziato all'interno del programma LIFE+, che vede coinvolti l'Acquario di Genova, ente capofila, Arpal, Università di Genova (DISTAV), Parco di Montemarcello-Magra e Giardino Zoologico di Pistoia, con il supporto della Provincia di Savona e della Regione Liguria.
La conservazione di questa specie è attuata tramite l'eradicazione delle specie esotiche, come la testuggine della Florida (Trachemys scripta), interventi di rinaturalizzazione degli habitat adatti e il ripopolamento attraverso l'allevamento in un centro dedicato.

Il Centro Emys
Proprio nell'entroterra di Albenga, che ospita gli ultimi esemplari esistenti di questa piccola tartaruga, nasce nel 2000 il "Centro Emys", gestito attualmente dall'Ente Parchi-Provincia di Savona con la collaborazione dell'Acquario di Genova, il DIPTERIS (Dipartimento delle Risorse del Territorio, Università di Genova), la Pro Natura di Genova, il WWF Liguria, il Corpo Forestale dello Stato e con l'approvazione della Societas Herpetologica italica.
In questa struttura avviene la riproduzione controllata delle Emys, l'allevamento in condizioni seminaturali e il rilascio in aree protette locali dei nuovi nati.
Luca Lamagni, erpetologo, uno dei soci fondatori del centro Emys e dell'omonima associazione (assieme ai naturalisti Dario Ottonello, Sebastiano Salvidio, Fabrizio Oneto, Riccardo Jesu, Giuseppe Piccardo, Paolo Genta e Stefano Ortale) racconta: "abbiamo iniziato con circa 20 riproduttori, e attualmente il centro registra circa 80 nascite ogni anno. Molti piccoli hanno già raggiunto l'età opportuna per il rilascio in natura (4 anni) mentre altri si trovano ancora all'acquario di Genova".
Attualmente il Centro ospita circa un centinaio di esemplari tra femmine e maschi adulti, sub adulti e giovani. Le uova, deposte nei mesi di giugno e luglio, vengono incubate al centro in condizioni analoghe a quelle naturali. I piccoli, come tanti altri in passato, trascorrono i primi anni di vita all'Acquario di Genova, in vasche a loro dedicate. Il personale ne segue l'accrescimento ed effettua tutti i monitoraggi veterinari pre-liberazione. Raggiunti circa i due anni di vita, tornano al Centro per un periodo di acclimatamento, al termine del quale vengono rilasciati in natura.
Il buon successo del programma di riproduzione permetterà di rilasciare un numero sempre maggiore di esemplari nelle stagioni future e scongiurare il pericolo di estinzione di questa specie, simbolo della biodiversità dell'Albenganese.

"Abbiamo iniziato con 7 esemplari catturati in uno stagno qui vicino, che poi è stato allargato –afferma Lamagni- Negli ultimi 4 anni sono state reintrodotte in questa area umida circa 40 Emys, che sono state marcate e alcune dotate di un microchip, altre di una piccola radiotrasmittente per seguirne gli spostamenti in natura con tecniche di radio-tracking, sotto il coordinamento del DIPTERIS (Dipartimento delle Risorse del Territorio, Università di Genova). In questo modo è possibile monitorare e controllare gli esemplari rilasciati.
In totale negli anni sono state liberate in natura circa 200 Emys e i risultati del monitoraggio hanno permesso di accertare che in certi siti la sopravvivenza di questi è stata del circa dell'80%".
Il luogo scelto è dovuta al fatto che tutto il vicino comprensorio montano di Monte Acuto e Monte Croce è caratterizzato da una grande biodiversità, poiché punto di incrocio tra flora e fauna alpina e mediterranea. Qui si ritrovano infatti specie rare come la lucertola ocellata (Timon lepidus), comune in Spagna e parte della Francia. In Italia è una specie localizzata solo nella Liguria occidentale, fino al Finalese
Un altro obiettivo del Centro sarà quello in futuro di allevare altre specie di rettili e anfibi rari come questo.

Il Centro Emys è visitabile su prenotazione per scolaresche o gruppi organizzati (contattare l'Associazione Emys Liguria- eQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.,  Facebook: Emys Liguria -Luca Lamagni cell. 393 1808629 o Dario Tonello cell. 347 9944874).

Le iniziative in Piemonte
Interventi di ripopolamento simili sarebbero auspicabili anche in Piemonte, dove le Emys corrono il rischio di estinzione. Sembra infatti sopravvivano solo 2 popolazioni riproduttive con un centinaio di individui, in provincia di Vercelli, nella Riserva Naturale Fontana Gigante e nella Riserva di San Genuario, entrambe siti della rete Natura 2000 e gestite dall'Ente di gestione del Parco del Po-Vercellese-Alessandrino.
Così', sulla scia della Liguria, a Castellapertole, frazione di Livorno Ferraris, il parco privato "il Babi", che da anni ha avviato laboratori di scienze naturali per le scolaresche, intende ospitare un Centro di Conservazione per la biodiversità che nasce proprio da un progetto di riproduzione della testuggine palustre europea. Il progetto è seguito da un gruppo di lavoro formato da Riccardo Cavalcante, naturalista e fotografo, Daniele Seglie, naturalista ed erpetologo e Andrea Romano, agronomo forestale, in collaborazione con l'associazione "Docet Natura" e l'Amministrazione comunale di Livorno Ferraris. Permessi e fondi sono in fase di arrivo, ma nel frattempo sono stati già avviati i primi lavori di scavo. Il progetto sarà complementare a quello del Parco del Po-vercellese, che sta effettuando un monitoraggio per trovare altre popolazioni residue. L'intenzione è quella di prelevare da alcuni siti naturali, nelle aree del Parco e non, alcuni esemplari e di farli riprodurre e deporre nel nuovo Centro di Conservazione. I riproduttori verranno poi riportati nei siti di cattura e ne verranno prelevati degli altri. I piccoli, nati nel centro, verranno allevati fino al 3° anno di età per poi essere liberati nei siti naturali che presentano le caratteristiche idonee al supporto della specie. In questo modo si intende dare "nuova forza" alle esigue popolazioni presenti sul territori.

Ciò, probabilmente, ci darà la possibilità in futuro di osservare ancora caracollare questi pacifici animalii, tra i più antichi esseri viventi che camminano sulla Terra, con le loro lente movenze e il loro fascino primordiale, ispiratori di miti cosmogonici quanto di saggezza ed essenzialità. Come affermò Andrej Tarkowsky (in Tempo di viaggio, 1983) "tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza".

Potrebbe interessarti anche...

Questo parente del fagiano, dal comportamento gregario e dalla silhouette rotondeggiante, si è d ...
Pochi animali godono di fama peggiore nell'immaginario collettivo. I serpenti sono stati di volta ...
Fortemente sensibili all'innalzamento delle temperature, al prolungarsi dei periodi di siccità e ...
Mentre nella maggior parte d'Italia iniziavano i preparativi per il cenone di San Silvestro, a Ve ...