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Natura in città: l’oasi dimenticata

I torinesi snobbano la pista ciclopedonale che costeggia la Dora Riparia, frutto di un'attenta riqualificazione ambientale, ora a rischio degrado.

  • Enrico Massone
  • marzo 2016
  • Lunedì, 14 Marzo 2016
Natura in città: l’oasi dimenticata

La pista ciclopedonale intitolata all'educatore inglese Robert Baden Power è una strada in terra battuta lunga 1100 metri, praticamente pianeggiante (pendenza media 0,8%), protetta da un robusta staccionata di legno. L'entrata è in corso Svizzera all'altezza di via Pianezza, l'uscita e sul ponte di Corso Umbria (o viceversa). L'itinerario si snoda in un ambiente di notevole valore naturalistico in stretto contatto con il corso del fiume: un ampio parco composto da 2 ettari di verde pubblico recuperato per la fruizione con la messa a punto di 2 aree attrezzate, una vegetazione rinvigorita dalla piantumazione di 2000 nuovi alberi e arbusti, 42 punti luce per garantirne l'illuminazione notturna. 

Il percorso ciclopedonale "Birago di Vische" è un bell'esempio di riqualificazione ambientale di un'ampia area in pieno centro cittadino, racchiusa in un'ansa della Dora e particolarmente ricca di valori naturali di pregio che la rendono adatta alla nidificazione di piccoli uccelli e di anatidi sul greto del fiume. Si tratta di una zona a lungo dimenticata, che per molti anni non ha subito modifiche, dai tempi dell'edificazione dell'Ospedale Amedeo di Savoia (1900) e del Sanatorio Birago di Vische (1910). All'inizio era circondata solo dalla campagna, mentre in seguito, nei dintorni s'insediarono gli stabilimenti della Michelin e delle Ferriere Piemontesi, smantellati negli ultimi decenni per lasciare spazio a un parco post-indutriale di quasi 5 ettari.

La delicata operazione di ripristino e risanamento dell'area è inserita nel progetto "Torino Città d'Acque" e ha l'obiettivo con la prospettiva di completare il collegamento con il sistema dei parchi lineari lungo i fiumi che attraversano la città (ad ovest il parco Carrara/Pellerina, ad est verso il centro città). L'area è un'ottima aula a cielo aperto, una palestra per l'educazione ambientale, che favorisce l'osservazione scientifica sul campo. Oltre che da camminatori, ciclisti e persone che amano trascorre il loro tempo libero all'aria aperta, l'area può essere utilizzata a scopo didattico e divulgulgativo da insegnanti e studenti delle scuole limitrofe, da simpatizzanti e soci di associazioni ambientaliste.

Soprattutto nei mesi invernali la ciclopedonale risulta invece poco frequentata da sportivi e amanti della tranquillità e della natura. Le caratteristiche di questa vera e propria oasi ambientale a stretto contatto col contesto urbanistico ma appartata rispetto al convulso flusso del traffico circostante, sembrano invece apprezzate dagli spacciatori di droga, che qui si danno appuntamento per i loro commerci illeciti, contribuendo così ad allontanare sempre più gli amanti del verde. Inaugurata 7 anni fa con l'intento di valorizzare l'intero quartiere, la ciclopedonale e gli annessi arredi di riqualificazione ambientale, rischiano ora l'incuria e il degrado, proprio per la bassa frequentazione della gente 'perbene'. Dunque c'è da chiedersi se siamo di fronte ad un'opera inutile (costata al Comune di Torino oltre 350.000 €) o ad un semplice episodio di scarsa sensibilità ambientale dei cittadini?

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