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La curiosità, primo passo per conservare una biodiversità inesplorata

Il Museo di Storia Naturale del Salento è una "camera delle meraviglie" che salva le tartarughe e scopre nuove specie.

  • di Antonio Durante, Piero Carlino e Sandro Panzera
  • Marzo 2024
Venerdì, 1 Marzo 2024
Gruppo di ricercatori in Gabon - foto arch. Museo di Storia Naturale del Salento Gruppo di ricercatori in Gabon - foto arch. Museo di Storia Naturale del Salento

Un pugno di paesi aggruppati tra le rocce carsiche, erose dai licheni gialli e neri, si apre benevolo come una mano accogliente verso il viandante abbagliato dal sole. La calura mediterranea, il mare risplendente, le parole greche, i lecci sempiterni. Lo scenario di un Museo e della sua terra: il Salento.

Un Museo per il Salento

Era il 1996, quando una cooperativa (Naturalia) di giovani (allora!) ricercatori e appassionati rilevarono la gestione del Museo di Storia Naturale del Salento, una di quelle piccole perle che, a sorpresa, una conchiglia lustra costruisce con micro-mattoni lucenti. E i mattoni erano a Calimera, nell'abbacinante Mezzogiorno mediterraneo.

La missione era lo studio della biodiversità del Salento senza tralasciare ogni stimolo che giungesse da lontano. E fu proprio a questo "lontano" che si rivolsero le prime ricerche e i primi studi: spedizioni in Ecuador, Nigeria, Zambia, Grecia, Turchia, ma intanto si teneva l'occhio vigile sulla fauna terrestre locale: monitoraggi ornitici, censimenti di rettili, anfibi, insetti. Si cominciava a raccogliere, classificare, studiare, coinvolgere la gente, i ragazzi, le scuole, e poi musei, università, associazioni. Quei giovani si sentivano pionieri in una terra che, a volte devastata, poteva risorgere: c'era ancora molto da sapere, da scoprire, da preservare!

Oggi il Museo di Storia Naturale del Salento è un istituto che ha un suo ruolo ben definito nel tessuto salentino, diremmo l'altro polo della ricerca naturalistica oltre l'Università del Salento a Lecce. Oggi possiamo confermare le vecchie intuizioni: c'è tutto ancora da scoprire, sia perché l'agricoltura altamente meccanizzata era in ritardo, sia perché piccoli ambienti residuali erano sfuggiti all'antropizzazione feroce. Di fatto ogni gruppo di invertebrati è sconosciuto alle faune nazionali per il 50-80%!

Attenzione alla natura locale ma anche missioni oltreoceano

La Provincia di Lecce ha accolto con interesse una proposta del Museo per il censimento e monitoraggio di flora e fauna salentina siglando un protocollo d'intesa: un buon proposito, se si realizzerà con un finanziamento. Intanto, la ricerca locale procede con caparbietà, perché quegli ormai vecchi giovani ricercatori non si danno per vinti e, anzi, stanno arrivando i nuovi, quelli davvero giovani, su cui tutti i musei d'Italia devono sperare e investire.

Nel frattempo, la vocazione internazionale non si è arenata ed ecco che spedizioni di ricerca continuano in Tanzania, Senegal, Uganda, Kenya, Gabon, per giungere quest'anno alla sottoscrizione di due nuovi accordi con Benin e Filippine. E giù una pletora di prime segnalazioni, elenchi faunistici, generi e specie nuove per la scienza.

Dal 2018 il Museo, grazie a finanziamenti pubblici, ha attivato alcuni progetti internazionali di cooperazione e sviluppo, volti ad esportare competenze in Paesi terzi (Albania, Libano) e a formare tecnici e ricercatori nella gestione degli ambienti naturali e della fauna, nonché a sensibilizzare a tutti i livelli sulle più attuali tematiche ambientali.

Le sezioni, gli animali vivi, le pubblicazioni

E il viandante abbagliato dal sole? Dove l'abbiamo lasciato? Tra i lecci maestosi di un vecchio bosco, il Museo di Storia Naturale del Salento lo accoglie sonnecchiante all'esterno e frenetico all'interno: sezioni espositive (dall'astronomia alla tassidermia dei vertebrati passando da geologia, mineralogia, paleontologia, entomologia, malacologia, embriologia e teratologia); il Vivarium, nato dall'ospitalità fornita alla fauna esotica abbandonata (rettili e invertebrati); il Centro per il recupero delle tartarughe marine (CRTM, vedi box); il Centro per il recupero della fauna selvatica (CRFS) della Regione Puglia; il Parco faunistico, che sfrutta una rilassante passeggiata nella lecceta per ospitare permanentemente la fauna vertebrata selvatica che non può più essere reintrodotta in natura; il Mesocosmo, 600 mq dedicati a foresta pluviale che si trasforma in Butterfly house nei mesi estivi; una biblioteca naturalistica, alla quale si collega l'attività editoriale con pubblicazione di opuscoli, quaderni, libri e il ruolo di co-editor di Thalassia Salentina, la rivista della Stazione di Biologia Marina di Porto Cesareo (che fa capo all'Università).

Basta così? Ma no, certo che no! Un Museo non può più essere una semplice camera delle meraviglie, né più solo un centro di ricerca, adesso deve essere un centro di diffusione e insegnamento della cultura naturalistica; ed ecco le mille offerte per le famiglie, i ragazzi, le scuole, per mezzo di visite guidate, attività laboratoriali, percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento, campi estivi, tirocini formativi, tutte attività sostenute da personale specializzato nella didattica con il supporto di psicologi, naturalisti, ricercatori, con l'obiettivo primario di giocare imparando e di suscitare nei giovanissimi la molla primordiale che ha mosso ognuno di noi e, immagino, di voi: la curiosità.

Il Centro di Ricerca, Recupero e Riabilitazione delle Tartarughe Marine 

Il Centro di Recupero delle Tartarughe Marine (CRTM), rappresenta oggi una realtà di riferimento per lo studio, la conservazione ed il monitoraggio delle tartarughe marine dei mari Salentini. Grazie allo sviluppo di progetti di cooperazione internazionale è divenuto un importante riferimento per alcuni paesi del Mar Mediterraneo. Il CRTM si costituisce oggi come un centro primario di raccolta di informazioni relative al rinvenimento di esemplari spiaggiati o catturati; inoltre, la sede dispone di strumentazione tecnica, spazi recettivi e personale altamente specializzato per l'accoglienza degli esemplari rinvenuti, per la loro stabulazione e reintroduzione in natura. L'opera di recupero svolta dal Centro durante i suoi anni di attività ha permesso di restituire alla vita naturale oltre 2000 esemplari di tartarughe marine, rinvenute ferite anche in gravi condizioni e ha permesso, inoltre, grazie ad una gestione programmata e costante delle nidificazioni, la nascita e l'introduzione in mare di oltre 4000 nuovi nati della specie Caretta caretta. L'elevato grado di efficienza (testimoniato dai numerosi successi clinici) ha ricevuto ampi riconoscimenti in campo nazionale e internazionale.

 

Per approfondimenti:

Sito internet Museo di Storia Naturale del Salento

Pagina Facebook Museo di Storia Naturale del Salento 

Pagina Facebook Centro Recupero Fauna Selvatica 

Pagina Facebook Centro Recuoero tartarughe marine

Pagina Instagram Centro Recupero Fauna Selvatica

 

Gli articoli "I Musei delle Meraviglie" sono curati da Sabrina Lo Brutto, Università degli Studi di Palermo e National Biodiversity Future Center; Vittorio Ferrero, Università degli Studi di Torino; Franco Andreone, Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.