Il signor Oreste Gentile di Nizza Monferrato non aveva mai sentito parlare di lupi. "L'anno scorso mancavano tre o quattro giorni a Pasqua e una mattina, arrivato sulla collina, vedo otto daini morti: cuccioli e adulti, corpi a terra come stracci. Il peggio è stato che non riuscivo a darmi una spiegazione: ho anche pensato che potevano essere stati dei cani inselvatichiti". La risposta al signor Gentile arriverà dalla ASL di Asti: si tratta certamente lupi, responso confermato anche dalle analisi del DNA.
Oreste Gentile alleva daini dal 1992: "Cribbio se sono belli, la domenica vengo su, faccio il mio giro, ci sono i piccolini che mi vengono vicino e piacciono anche ai bambini dei dintorni che vengono a vederli. Qualcuno l'ho anche mangiato... per qualche cena in famiglia".
Il fatto è che sono belli anche i lupi e Oreste li ha incontrati più di una volta: "Alcuni giorni dopo la predazione ho visto cinque lupetti - e se ci sono i cuccioli ci sono anche le madri - e quando mi hanno visto sono scappati. Non avevo il telefono altrimenti avrei scattato una fotografia!".
"Dopo due mesi li ho incontrati di nuovo, mi guardavano da lontano. L'uomo non lo attaccano: hanno più paura loro di noi, che noi di loro e perciò dobbiamo solo sapere come comportarci. Se ci capita di incontrarli è sempre meglio fare marcia indietro e andare via. La gente spesso ha paura del lupo, ma non sa bene perchè... visto che non li conosce".
Un recinto elettrico come compromesso
A quel punto, però, occorreva un compromesso tra lupi e daini perché Oreste non voleva mollare tutto. "La soluzione me l'ha trovata Fausto Solito, dirigente veterinario all'ASL di Asti. Ho piazzato un recinto elettrico. I cani da guardiania li ho dovuti escludere perché i daini adulti sono bestie che non si lasciano avvicinare da nessuno, nemmeno dal mio gatto rosso!".
Nonostante tutto, qualche volta i lupi provano ancora a entrare, ma non ci riescono. "Una mattina ho visto un buco nella terra proprio vicino alla recinzione. Il veterinatrio mi aveva detto che il lupo avrebbe girato tutto intorno alla rete pur di trovare il modo di entrare. E beica lì (guarda lì) era vero!". Gentile a questo punto del racconto si infervora: "Loro vedono tutto e sanno tutto, sono come ladri che preparano una rapina in banca: prima fanno i sopralluoghi e poi vanno a colpo sicuro!".
Così la prevenzione diventa fondamentale in questo gioco di scacchi: "A una predazione ne segue una serie di altre se non si prendono provvedimenti", dice Roberto Sobrero di DifesAttiva (interessante la presentazione del Convegno tenutosi ad Aosta il 20 febbraio scorso).
Una prevenzione fatta su misura
E per prenderli, i provvedimenti, bisogna esaminare le condizioni particolari di ciascuna azienda per comprendere tutti gli aspetti coinvolti, sia quelli zootecnici che quelli ambientali: cosa che ha ben imparato a fare Sobrero in tanti anni di lavoro. "Intanto bisogna andare a visitarle sul posto le aziende, perché ciascuna è una realtà a sé stante". Non esistono delle misure standard, è un abito che va cucito su misura.
La controparte è un animale sociale che impara a gestire le situazioni. "Per fare un esempio, aggiunge Sobrero, là dove ci sono gestioni approssimative dei residui, come pelli di animali macellati, ossa, interiora... che vengono buttati fuori dall'azienda, succede che i lupi si fanno un giretto tutti i giorni perché capiscono in fretta che c'è cibo disponibile da mangiare".
Un altro aspetto critico sono i parti. I lupi, come anche i cani, sanno che le placente sono una fonte di proteine meravigliosa e se, oltre a quelle, trovano degli animali mal custoditi iniziano a prendere il vizio e ritornano in continuazione: il supermercato è aperto. Così i parti vanno gestiti, tutte le volte che è possibile, all'interno delle stalle. Così come di notte è necessario ricoverare gli animali: in questo modo ci si libera da gran parte dei problemi legati ai tentativi di intrusione, perché i lupi si muovono prevalentemente di notte. Anche il momento del 'calore' è piuttosto critico, quando i lupi sentono gli animali che vanno in estro sanno che sono distratti e quindi facili da attaccare.
Coabitare con il lupo
"Io sono ligure e posso dire che in Liguria i lupi ci sono certamente dal 1987, anno in cui ne è stato intrappolato uno in una tagliola", racconta Sobrero. "Da allora abbiamo imparato che con il lupo si può 'coabitare'. Io preferisco usare questo verbo perchè 'convivere' è troppo: dire che un'azienda agricola convive con i predatori è forzare troppo le cose; due persone che convivono, diciamola così, provano sentimenti di affetto l'una verso l'altra, il coabitare invece può anche essere una coabitazione dovuta, in questo caso tra un predatore e un altro essere vivente che cerca di sfruttare in maniera economica il territorio".
Non bisogna dimenticare che un branco di lupi è una forza della natura: diventano prede anche bestie enormi come i cavalli da tiro pesante rapido (la razza si chiama per esteso cavallo italiano da tiro pesante rapido - TRP), vale a dire otto o nove quintali di animale. "I lupi hanno imparato che attaccare in maniera diretta non dà frutti, se non prendersi qualche calcio e finire all'altro mondo. Hanno capito che quando cominciano a ronzare attorno ai cavalli, quelli se la danno a gambe, e più li inseguono e provano ad attaccarli e più loro si agitano. Così li portano lungo le creste dove ci sono dei dirupi: quelli più paurosi e agitati degli altri finiscono di sotto e quando sono finiti di sotto con le gambe e il bacino rotti, arriva il lupo per finirli".
"Un'altra tecnica di predazione è il surplus killing (predazione in eccesso): in questo caso il lupo uccide tutto ciò che si muove e, secondo la stragrande maggioranza degli esperti, è dovuta a una perdita di capacità difensiva della preda, come quando le pecore si trovano confinate in un recinto, come è successo ai daini di Gentile", precisa Sobrero.
Quando non si può gestire la situazione con i cani da guardiania o con altri stratagemmi, si deve usare la corrente elettrica perché è l'unica cosa che ferma i lupi. La recinzione in sé però non ha e non deve mai avere una funzione fisico meccanica di sbarramento: in presenza di blocchi fisici infatti - reti compatte o muri continui - il lupo cerca di passarci sotto oppure di saltarci sopra, evitandoli", dice Sobrero. "Ci sono verbali di predazioni che chiariscono che sono stati trovati ciuffi di pelo di lupo anche a più di due metri sul filo spinato!".
Il medico veterinario spiega inoltre che i recinti elettrici devono essere esclusivamente delle strutture a induzione: "Il lupo deve provare a passare attraverso i fili e a quel punto imparare a non farlo più perché facendolo gli arriva una grande sberla. Se la prima botta è forte lui la toccherà una volta sola e poi mai più. Se invece riceve una scarica scarica minima, magari ci proverà altre dieci volte prima di demordere. L'ideale sono quattro o cinque joule, non di più, quelli che servono per garantire che almeno un joule giri nel recinto al netto delle dispersioni. Bisogna infatti tenere presente che la quantità di corrente elettrica adeguata a contenere il lupo è di 700 mini joule, quindi al di sotto del joule. La cosa importante è dunque assicurarsi che non si disperda nella terra e che sia distribuita principalmente nella recinzione.
Sia chiaro che nessun animale può essere ucciso da impianti a norma, né i lupi né gli altri animali selvatici o domestici. la corrente è semplicemente un deterrente educativo. La legge dà infatti precise disposizioni di sicurezza: sono previsti elettrificatori a scarica diretta e in questo caso la corrente che gira sui fili è di un joule e mezzo, e elettrificatori a potenza maggiore, ma in questa circostanza le scariche sono progressive, e la prima, di avvertimento, non può comunque essere superiore al joule. Dunque non sono un pericolo per nessuno", conclude il veterinario.