La loro essenziale bellezza richiama il mito di Narciso, figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa Liriope, secondo la leggende "destinato a vivere finché non avesse conosciuto se stesso".
Una profezia oscura che non tarda ad avverarsi. Ovidio, nelle sue Metamorfosi, racconta della ninfa Eco innamorata di questo bellissimo giovane, che però non corrisponde il suo amore. Eco ne soffre terribilmente e si strugge per il bel Narciso fino a perdere ogni forza: di lei resta solo la voce. La dea Nemesi decide di vendicare la povera Eco: conduce così Narciso sulla sponda di una sorgente nelle cui acque limpide lui può finalmente specchiarsi. Attratto dalla sua stessa bellezza, Narciso non trova la forza di staccarsi dall'immagine riflessa: se ne innamora perdutamente. E' così che Narciso soccombe consumato da questo amore impossibile.
Altre versioni riportano che il giovane si getti in acqua nell'estremo tentativo di raggiungere il suo amore, altre ancora, precedenti, raccontano che si trafigga con la stessa spada con cui si era trafitto il suo innamorato, non ricambiato, di nome Aminia.
Quando giungono le ninfe per collocare il corpo di Narciso sulla pira funebre trovano solo gli eleganti fiori che conservano il suo nome.
Lo scrittore greco Pausania, vissuto oltre un secolo dopo Ovidio, nella sua Periegesi della Grecia, rivela che Narciso era segretamente innamorato di una misteriosa sorella gemella. Quando lei muore per un incidente di caccia, Narciso riconosce la povera sorella nella propria immagine riflessa in uno specchio d'acqua, fino a che la disperazione per l'amore perduto lo conduce alla morte.
Oltre la mitologia
Proprio al racconto di Pausania si ispira Giovanni Pascoli nel suo poema I gemelli. E' una vicenda che presenta molte analogie con la versione dell'antico greco, compresa la fine dei due fanciulli, trasformati in fiori: leucojum vernum e galanthus nivalis, che, come il narciso, appartengono alla famiglia delle Amarillidee e sbocciano all'inizio della primavera.
Il mito ha dunque ispirato poeti e scrittori, ma anche pittori e scultori a partire da una rappresentazione rinvenuta su una parete della Villa di Marco Lucrezio Frontone a Pompei, passando per Caravaggio e William Turner fino ad arrivare alla visione di Salvador Dalì che, nella sua opera Metamorfosi di Narciso, ne sublima la completa trasformazione da giovane adulato per la sua avvenenza a fiore.
Paolo Coelho inizia il suo romanzo L'Alchimista citando la storia di Narciso, e anche la musica non è esente dal fascino che esercita questa vicenda: Bob Dylan, nella sua canzone di accusa contro il genere umano e la sua capacità di autodistruzione, License to kill, fa proprio riferimento alla vicenda mitologica quando scrive: "Now he worships at an altar of a stagnant pool. And when he sees his reflection, he's fulfilled".
E poi Nicola Piovani che, musicando i versi di Vincenzo Cerami, riporta in vita il mito e la sua struggente fine nell'opera La cantata del Fiore, fino ad arrivare a Carmen Consoli con la sua Parole di burro.
L'Appennino in fiore!
L'antologia del mito non si riduce a questi brevi cenni, ma la stagione è quella giusta per ammirare le abbondanti fioriture che punteggiano i prati che circondano il Monte Antola, quindi ci mettiamo in viaggio.
Superiamo Capanne di Carrega ed entriamo nel territorio del Comune di Fascia, tra la Val Borbera e la Val Trebbia. Lasciata l'auto nei pressi della trattoria Casa del Romano, ci avviamo seguendo un tracciato comodo e molto panoramico.
Dopo pochi passi in salita, superiamo l'Osservatorio Astronomico: i prati intorno sono punteggiati dai candidi fiori di Narcissus poeticus. E' una pianta bulbosa, perenne, composta da foglie basali nastriformi di consistenza carnosa e, tra aprile e maggio, da uno stelo che sorregge il fiore composto da sei tepali bianchi e da una paracorolla centrale gialla a forma di coppa bordata di rosso-arancio.
Fiorisce dopo un periodo di riposo completo invernale: in Italia, è una specie comune nella maggior parte delle zone montane, dai 600 ai 1600 m di quota, e così anche in Piemonte, dove è protetta nella sola provincia di Alessandria.
L'eleganza e la sobrietà di questo fiore ne esaltano la bellezza che possiamo catturare solo con qualche scatto fotografico.
Proseguiamo la passeggiata che, senza eccessivi dislivelli, procede leggermente in salita attraversando le assolate praterie lungo il confine che separa il Piemonte dalla Liguria.
Entriamo nel bosco, dove raggiungiamo ben presto il Passo Tre Croci e di qui proseguiamo, seguendo la dorsale su fondo lastricato, fino al punto in cui scorgiamo la croce bianca che svetta sulla cima dell'Antola. La raggiungiamo e, se la giornata è limpida, siamo subito ripagati dalla vista che spazia a 360 gradi dal Mar Ligure fino all'arco alpino.
E neanche a dirlo, anche qui ci tengono compagnia le abbondanti fioriture dei narcisi, perché questa è la montagna in fiore (dal greco anthos, fiore)!