Fra le specie tenute sotto osservazione dal Parco nazionale Gran Pardiso vi è il lupo, ricomparso spontaneamente in tempi recenti, in conseguenza di una migrazione naturale dall'Appennino ligure, dalle Alpi marittime e dalle aree montane della Savoia.
Il primo avvistamento del lupo risale al 1997 e la presenza del primo branco è documentata già dal 2007 sul versante valdostano del parco, in tempi successivi in Valle Soana sul lato piemontese.
I guardiaparco, registrando gli spostamenti dei branchi ma anche i comportamenti di camosci e stambecchi, hanno recentemente rilevato la formazione di un branco in Valsavarenche oltre lo storico nucleo presente nella Valle Soana. L'Ente parco ritiene necessario proseguire l'azione di informazione nei confronti degli abitanti del territorio, per sgombrare il campo da dubbi, inesattezze, paure e luoghi comuni su questa specie, protetta a livello nazionale ed europeo.
Stefano Cerise, Ispettore del Corpo di Sorveglianza, ha commentato così gli ultimi avvistamenti: «Negli ultimi dieci anni la presenza del lupo sul versante valdostano del parco era data da individui erranti. Dall'inizio di quest'anno abbiamo dapprima osservato una presenza più regolare della specie. Abbiamo quindi recentemente accertato, riuscendo anche a filmare, la presenza di un branco di neo formazione con sei cuccioli. Il monitoraggio tiene conto di diversi fattori tra i quali le osservazioni, i segni di presenza indiretti, i transetti e i comportamenti e la distribuzione delle prede».
Anche Italo Cerise, Presidente del Parco, ha espresso il punto di vista dell'Ente sul tema della presenza del lupo: «il territorio del parco, come peraltro tutto l'arco alpino, è interessato da un processo di continua crescita della presenza del lupo. Questo deve essere gestito in modo coordinato dai vari soggetti interessati. Da parte sua l'Ente parco ha intensificato, grazie all'attività del proprio Corpo di Sorveglianza, il monitoraggio della specie all'interno dell'area protetta rendendo disponibili i dati raccolti, consapevoli che l'approfondita conoscenza della specie, della sua consistenza e della sua diffusione siano elementi fondamentali della strategia di gestione che deve porsi l'obiettivo di contemperare le esigenze di conservazione con la salvaguardia delle tradizionali attività zootecniche».