È dal suolo che inizia il pesante impatto ambientale dell'allevamento intensivo. Il suolo, ricco di biodiversità, rappresenta uno dei principali carbon sink (serbatoi di carbonio) presenti sulla Terra. Deforestazione, monocolture, pestici e fertilizzanti, non fanno che indebolirne questa caratteristica, tanto che il 18% delle emissioni globali viene imputato al solo land use, cioè alla diversa destinazione del terreno.
Secondo il report IPCC del 2014, il settore AFOLU (Agriculture, Forestry, Other Land Use) è responsabile del 24% delle emissioni totali di gas climalteranti (GHG) nell'atmosfera, preceduto solo dal settore energetico, pari al 35% delle medesime emissioni, e il 40% delle emissioni del solo settore agricolo proviene dalla fermentazione enterica dei bovini.
Secondo la FAO, tra il 1970 e il 1990, nel mondo, il consumo di carne è cresciuto del 50% ed è destinato ad aumentare. Sono presenti 25 miliardi di animali da allevamento vivi e si contano circa 70 miliardi di animali macellati all'anno, fra bovini, suini, pollame: tutti numeri relativi al mercato della carne proveniente da allevamenti intensivi.
I primi allevamenti intensivi nacquero negli USA attorno al 1950, quando per alimentare gli animali si sviluppò la produzione di mais e soia, ingredienti principali della dieta animale in quanto permettono un ingrasso più rapido. Alcuni studi riportano che il 30% delle terre emerse sia occupato da colture destinate agli animali, invece che agli uomini. Così il terreno viene sfruttato al massimo, cosparso di pesticidi e fertilizzanti, con l'unico risultato di indebolirlo, minandone caratteristiche fondamentali quali biodiversità e resilienza.
Oltre alla produzione della carne industriale, ci sono molti altri beni che contribuiscono al cambiamento climatico. I beni consumati in un anno da ciascuno di noi, evidenziano un quadro allarmante ma anche di grande potenzialità per poter influire positivamente sul cambiamento climatico. Anche se non sufficienti, le scelte quotidiane sono determinanti. Non solo per la carne.
Mangiare meno carne e di migliore qualità potrebbe essere soltanto una delle azioni da attuare.
Le risposte del clima
Il clima è un sistema caotico: a un determinato fenomeno non corrisponde una precisa e determinata reazione. Le risposte del clima, spesso si manifestano con dei feedback positivi: fenomeni che alimentano la causa scatenante.
Un tipico esempio è l'effetto albedo: capacità delle superfici bianche di riflettere la radiazione solare che le colpisce, contribuendo a mantenere stabile il budget energetico terrestre.
L'immissione nell'atmosfera di ingenti quantità di gas climalteranti, incrementa l'effetto serra: aumenta la concentrazione di gas atmosferici indispensabile a mantenere la temperatura media terrestre pari a 15°C. Un incremento innaturale di questa concentrazione gassosa fa sì che sia maggiore la quantità di radiazione solare bloccata nell'atmosfera, aumentando così la temperatura media terrestre, concorrendo a causare il fenomeno del cambiamento climatico.
Temperature più elevate provocano lo scioglimento dei ghiacciai: minori superfici riflettenti diminuiscono la quantità di raggi riflessi e aumentano quelli assorbiti nel budget energetico terrestre. La temperatura media aumenta ancora, e così via.
Questo è l'esempio del feedback positivo relativo all'albedo terrestre.
Per saperne di più sui legami tra allevamenti intensivi e cambiamenti climatici: www.marcociot.it