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Tuteliamo il gallo forcello

Il gallo forcello, conosciuto anche come fagiano di monte, è minacciato dalla presenza dell'uomo, sia dentro sia fuori le aree protette dei parchi. Come possiamo ridurre il nostro impatto e salvaguardare la specie?

  • Martina Tartaglino
  • Gennaio 2023
  • Mercoledì, 8 Febbraio 2023
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Maschio di fagiano di monte alle prime luci dell’alba in Finlandia  - Foto di M. Suopajärvi, fonte: Flickr Maschio di fagiano di monte alle prime luci dell’alba in Finlandia - Foto di M. Suopajärvi, fonte: Flickr

Per noi umani lo spettacolo non è facile da osservare, essendo la specie molto elusiva. Potremmo notare, però, che i due sessi sono fortemente differenziati dal punto di vista morfologico – la femmina è molto più piccola – e del piumaggio, che per il maschio è decisamente più sgargiante. Un dimorfismo sessuale che accomuna tutti i galliformi, sottofamiglia cui appartiene anche la pernice bianca.

La minaccia dell'uomo dentro e fuori dalle aree protette

Uccello tipico dei climi freddi, il gallo forcello in Italia ha una delle popolazioni più meridionali; si è rifugiato nell'ambiente alpino al termine dell'ultima glaciazione, ma il riscaldamento globale sta lentamente erodendo il suo habitat ideale. Questo farebbe pensare che la sua tutela sia considerata prioritaria, e in parte è vero. Nonostante sia inserita negli elenchi delle specie da tutelare secondo la Direttiva Uccelli dell'UE, in realtà la specie è tuttora cacciabile al di fuori dalle aree protette. Tanto che i censimenti più frequenti sono realizzati proprio per i comprensori di caccia, allo scopo di definire i piani di prelievo.

Nei parchi, dove la caccia è interdetta, il monitoraggio del fagiano di monte è comunque una pratica costante e viene svolta soprattutto nel periodo primaverile riproduttivo e a fine estate. In particolare, i censimenti svolti nelle aree protette dell'Ossola e delle Alpi Marittime ci consentono di analizzare quali siano le pressioni sulla popolazione nidificante. Oltre alle mutate condizioni climatiche, il calo in corso è attribuibile alle attività umane all'interno dell'habitat della specie, che come detto è schiva e tende a evitare le zone più disturbate.

L'impatto negativo delle attività antropiche

Il caso del gallo forcello aiuta a comprendere quello che è apparentemente un paradosso: oggi la montagna è per larga parte un territorio in abbandono, laddove fino al secondo dopoguerra erano presenti agricoltura e allevamenti estensivi. In realtà, le mandrie al pascolo frenavano lo sviluppo del bosco e favorivano al contrario la crescita degli arbusti indispensabili per le covate. Oltre a questo, la presenza dell'uomo è oggi più impattante, anche se sporadica. Numeri alla mano, è risultato evidente che dove è presente l'industria dello sci, cavi e linee elettriche hanno disturbato gli uccelli durante la delicata fase dello svernamento provocando drastiche riduzioni delle popolazioni.

Certamente una pressione è causata anche da altri animali, come i cinghiali che distruggono le covate e l'attività predatoria di altri uccelli, diurni e notturni. Il fagiano di monte, insomma, sopravvive grazie a un equilibrio precario. E un ruolo cruciale lo gioca il comportamento umano nei periodi dell'anno più difficili per il ciclo vitale della specie.

Cosa succede quando il gallo forcello incontra gli scialpinisti e gli escursionisti

Persino un'attività che si pensa a bassissimo impatto ambientale come lo scialpinismo va pensata nell'ottica di limitare lo stress alle popolazioni diffuse sull'arco alpino. Proprio perché è praticato lontano dai comprensori sciistici, è probabile che salite e discese incrocino il territorio del fagiano di monte. Ma dove ci si può aspettare l'incontro?

Il galliforme inizia a scavare il suo rifugio per l'inverno al cadere della prima neve. Molto più complesso di un semplice nido, la tana è composta da lunghe gallerie e camere che corrono sotto il manto nel bosco e in particolare nei pressi dei cespugli di rododendro. L'isolamento garantito dalla neve consente di trascorrere un inverno con temperature superiori a quelle esterne, particolarmente rigide in alta montagna. Come tutti gli uccelli, il fagiano di monte non va in letargo ma riduce drasticamente la propria attività. Sostanzialmente esce dal rifugio che si è scavato solo per procurarsi cibo: quel poco che nel periodo freddo è disponibile tra foglie, gemme, semi, fiori e bacche costituisce la sua dieta. L'apporto calorico è ridotto, ecco perché risparmiare le energie fino alla primavera è la sua strategia di sopravvivenza, comune a tutti i selvatici.

Essere costretto a fuggire rappresenta, per il gallo forcello, un dispiego di energie notevole; se accade più volte per il passaggio di uno scialpinista o di un escursionista, le probabilità di arrivare sano alla fine dell'inverno si riducono drasticamente.

Le iniziative per tutelare il gallo forcello

È possibile allora ridurre il nostro impatto su questa specie e in generale sulla fauna? Negli ultimi anni, in Piemonte un'interessante campagna di sensibilizzazione sul tema è stata portata avanti nei siti Natura 2000 Alpi Marittime e Alte Valli Pesio e Tanaro. Nelle zone del Bosco delle Navette e di Palanfré sono state installate bandierine gialle che invitano a non invadere la zona di svernamento del fagiano di monte. Segnalazioni di questo tipo sono presenti ormai anche in altre valli della regione, ma il Parco delle Alpi Marittime ha anche svolto un'opera di divulgazione rivolta proprio a chi pratica attività in ambienti innevati. Sulle pagine web dell'ente sono disponibili i materiali della campagna "Attenti al fagiano di monte", con indicazioni utili sulla gestione di una gita, sugli itinerari da preferire, sulle abitudini da prediligere. Le buone pratiche suggeriscono ad esempio agli scialpinisti di passare sulle tracce di salita già presenti, in particolare all'interno del bosco. È bene invece evitare del tutto il bosco durante la fase di discesa, quando si tende a preferire una sciata su manto immacolato. Altri suggerimenti restano validi anche nel caso si incontrino altre specie, come allontanarsi dall'animale in caso di incontro, evitare di inseguire un esemplare per poter scattare una foto, parlare a voce bassa. I padroni di casa piumati ringrazieranno.

 

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